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Tutti i Santi (01/11/2012)

Vangelo: Ap 7,2-4.9-14; Rm 8,28-39; Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,1-12a

Non è stato specificata nessuna citazione

Festa di tutti i Santi, festa degli uomini riusciti secondo il progetto di Dio. Oggi ci viene detto che l'esperienza cristiana è realtà possibile: molti, moltissimi ce l'hanno fatta: ".. una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua" (Lett.). Sant'Agostino andava ripetendosi spesso: "Se questi e queste .. perché non anch'io?".
"Questi che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono? - Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello" (Lett.). Quelli cioè che si sono lasciati rinnovare dall'azione di Cristo, vivendo poi con coraggio la testimonianza delle Beatitudini: "Beati i poveri in spirito, .. i miti, i perseguitati..".
La santità è tutta frutto dell'azione di Dio quando trova un cuore docile, che sa dire di Sì al suo disegno, sull'esempio delle Regina dei Santi, la Vergine Maria.
1) L'OPERA DI DIO
La pagina di Paolo oggi disegna l'opera mirabile di Dio, il suo disegno di salvezza che attua nella storia tramite Cristo. E' mosso semplicemente per cercare il bene dell'uomo, la sua pienezza di vita: "Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio" (Epist.). Gesù riassume la sua missione col dichiarare: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10). In questo consiste il progetto di Dio sul mondo, "che tutti gli uomini abbiano accesso al Padre e divengano partecipi della natura divina" (DV 2). Scrive l'evangelista Giovanni: "Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1Gv 3,1).
San Paolo descrive le tappe di quest'opera di Dio in noi usando cinque verbi: "Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati" (Epist.). Due azioni precedono la nostra esistenza nel mondo: conosciuti e predestinati: prima cioè che nel ventre della madre, la nostra vita è nata nel cuore di Dio Padre, che - "fin da prima della creazione del mondo" (Ef 1,4) - ci ha predestinati, cioè strutturati (stampati) sul prototipo e stampo di ogni creatura: "a immagine del Figlio suo". Questo unico progetto ce lo ha poi segnalato, dal battesimo in poi, chiamandoci con forme infinite alle sequela di Gesù. Sequela, la nostra, sempre snobbata; per questo deve allora "giustificarci", cioè ci ha perdonati tramite il gesto di Cristo in croce; e da lì, alla fine, glorificati!
Chi, come Paolo, ha ben coscienza di questo essere tutto avvolto dall'amore di Dio, non ha altro che da esplodere in serenità e sicurezza: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?" (Epist.). Niente ci può rifiutare Dio dal momenti che non ha risparmiato per noi neanche suo Figlio! Né dobbiamo temere che Cristo ci condanni, Lui che ci ha messo la pelle per noi! Niente allora più mi spaventa.. "tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada.., né morte né vita, né presente, né avvenire, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù nostro Signore" (Epist.). Dice sant'Ambrogio: "Nessuno può strappare da te Cristo, se tu stesso non ti strappi a lui".
2) LO STILE DELLA SEQUELA
Il Primogenito d'ogni creatura, il nostro fratello maggiore Gesù, ha voluto indicarci lo stile della nostra adesione gioiosa all'azione di Dio: sono le Beatitudini. Esse proclamano anzitutto un fatto: Gesù sta in mezzo ai sofferenti per guarirli; mangia coi pubblicani e i peccatori come medico per salvarli; ama i poveri per liberarli dal loro giogo. E' l'inizio di un capovolgimento: "Beati voi, poveri..., guai a voi, ricchi" (Lc 6,20.24): Dio s'è stancato di questa ingiustizia, ha deciso di intervenire e cambiare le sorti per stabilire il suo Regno. "Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo" (Mt 11,4-5). E' la sovranità definitiva di Dio sul male. Si volta pagina nella storia: "Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote" (Lc 1,51-53).
Con l'uomo Gesù si attua il Regno, col vivere l'atteggiamento giusto di fronte a Dio. Lui è il povero che tutto s'aspetta da Dio, il "mite e umile di cuore" (Mt 11,29) perché non usa violenza, misericordioso persino sulla croce a perdonare i suoi nemici, coerente e puro di cuore, affamato e assetato di giustizia. Per questo viene schiacciato e deriso dai prepotenti e perseguitato a causa del suo Dio. Vive con criteri che sembrerebbero perdenti secondo lo stile di un mondo ricco e prepotente, violento e arrivista, gaudente ed egoista, irreligioso e straffotente con Dio...! In realtà è lui il VINCENTE. Dio lo riabilita con la risurrezione e l'esaltazione. I suoi criteri allora sono quelli che portano all'autentica riuscita, perché ormai è il Regno di Dio a vincere e a rendere definitivi i suoi giudizi.
Da qui derivano sia i criteri sia lo stile del discepolo di Gesù che vuol essere vincente come lui. Beati i poveri in spirito..., beati i miti, beati quelli che sono capaci di perdonare, i costruttori di pace; gli afflitti che non si ribellano ma attendono consolazione da Dio; beati quelli "che cercano, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6,33); beati quelli che per la fedeltà al vangelo sono emarginati, derisi e perseguitati...: per tutti costoro è il regno dei cieli. "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25). I piccoli e i poveri sono quelli che non vantano pretese davanti a Dio: la povertà in spirito è la FEDE evangelica che si apre - come un bambino verso la madre ("A chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio", Mc 10,14) - ad accogliere con fiducia il dono di Dio. Maria s'è sentita grande da quando il Signore ha guardato alla sua povertà.
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Il vangelo di Gesù è sintetizzato in una parola: Beati, felici! "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia piena" (Gv 15,11). Il Cristianesimo è religione di vita e di felicità, è il superamento e il coronamento d'ogni nostro sogno e aspirazione di bene, anche nel corpo.
Guardando e invidiando i Santi in cielo chiediamo il loro aiuto, per tener viva in noi la speranza per un destino così alto, in noi bombardati continuamente da proposte di felicità immediate, che poi deludono. Alimentiamo la visione di questo fine ultimo, imparando dai santi a quali alti traguardi il Signore chiami ognuno di noi.

 

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