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TESTO Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me

Riccardo Ripoli   Home Page

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (07/10/2012)

Vangelo: Mc 10,2-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 10,2-16

2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

Se qualche volta ci sentiamo scoraggiati, lasciati soli dagli amici, abbandonati dalle istituzioni, pensierosi per le lotte da affrontare ricordiamoci le parole di Gesù.

Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato

Accogliere un bambino, accudirlo, abbracciarlo sull'esempio di Gesù significa pregare, significa amare Dio, significa dare credito alle parole di Dio.

Ma questo insegnamento arriva non a caso dopo un altro baluardo della dottrina donataci da Gesù

Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti

L'umiltà. Se riuscissimo a mettere insieme umiltà e accoglienza di un bambino sarebbe un'ottima cosa.

Umiltà nell'accoglienza. Di solito chi entra in casa nostra la prima volta ha sempre un po' di soggezione perché varca la soglia di un ambiente che non è il suo, è ospite. Pensiamo a come deve sentirsi un bambino che viene tolto dalle braccia della sua mamma, per quanto giusto sia, portato da persone che rappresentano le istituzioni, di cui molto spesso ha sentito parlare male in famiglia, in una casa da gente mai vista né conosciuta che ti accoglie con grandi sorrisi e sguardo scrutatore.

Penso che quel primo momento sia per il bambino uno dei più difficili della sua vita.

I minuti immediatamente dopo quell'ingresso, le ore, i giorni che passano devono essere di massima apertura ed accoglienza. Ma cosa significa?

Significa mettersi al servizio del bambino, con umiltà, con la gioia di servire perché in questa nostra casa quel giorno è entrato Dio a vivere con noi.

Servire con umiltà non significa certamente prostrarsi ai suoi desideri e alle sue bizze, ma sicuramente essere pronti a perdonare, fermi nel dettare regole, ma usando la dolcezza di chi si senta piccolo piccolo dinanzi a quel bambino che rappresenta Dio nella nostra casa ed è un grande dono che Egli ci fa.

Di quali e quante altre parole avete ancora bisogno per capire che è Dio a chiedervi di accogliere un bambino in affidamento nella vostra casa?

 

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