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TESTO Commento su Marco 9,38-43.45.47-48

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XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (30/09/2012)

Vangelo: Mc 9,38-43.45.47-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 9,38-43.45.47-48

38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». 39Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.

41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile.

45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna.

47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di Gigi Avanti

Succede spesso nella vita quotidiana di essere alle prese con il demone dell'invidia, un demone capace di infilarsi negli anfratti più nascosti della mente e del cuore e da lì lanciare i suoi attacchi all'anima intera. Il demone dell'invidia (così come tutti i demoni capitali) è solito usare strategie raffinatissime per ottenere il suo scopo, quello di rovinare i rapporti.

La strategia principe usata dal principe del male è quella di passare inosservato perché capace appunto di camuffarsi, di mascherarsi suscitando in chi lo asseconda reazioni di "sdegno", di "risentimento", di vero e proprio "scandalo".

Scandalizzarsi del male è normale, ma "sdegnarsi" o "scandalizzarsi" del bene è proprio strano e curioso. Questo meccanismo, del tutto inconscio, succede in ragione di ciò che si "pensa" di quell'evento che ha suscitato tanto "scandalo" o "risentimento". Un esempio di antichissima data può chiarire meglio il concetto: Caino "pensava" che Dio gradisse di più le offerte del fratello Abele e ne ebbe invidia... fino ad eliminarlo... anziché eliminare il suo pensiero cattivo.. Ma su quale base di realtà, Caino, si era fatto questo "convincimento"? La medesima cosa potrebbe essere accaduta, nella notte dei tempi, a Lucifero quando "pensò" che non era giusto che Dio facesse il Dio da solo e ne ebbe invidia... fino a volerlo eliminare... senza riuscirvi però.

Più o meno dovrebbe essere successo (è il brano del vangelo che stiamo commentando) nientemeno che a Giovanni, il discepolo preferito da Gesù (e chissà se gli altri undici non avranno avvertito il pungolo dell'invidia nelle loro carni per questa gratuita preferenza di Gesù...).

Giovanni infatti "pensava" che chi non era del loro gruppo non potesse fare del bene... ed ecco scaturire da questo "pensiero virale" (cattivo pensiero) l'esplosione, degnata, scandalizzata, quasi trionfale di Giovanni: "Noi glielo abbiamo proibito perché non viene con noi". Una esplosione, chissà, per la quale magari Giovanni si sarebbe aspettato da Gesù una lode, un encomio..

Ed invece Gesù risponde con un antivirus che va a colpire al cuore il virus di quel cattivo pensiero: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo (che faccia, cioè, del bene...) in nome mio e subito possa poi parlare male di me. Perché chi non è contro di noi è con noi"- E prosegue poi con una sventagliata di paradossi da far tremare i polsi e da sconvolgere la mente, una sventagliata di paradossi dove, guarda caso, ricorre più volte la parola "scandalo".

Gesù, con questa sventagliata di paradossi ("Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo..." ecc.) arriva a ribaltare l'atteggiamento "scandalizzato" (quindi invidioso...) di Giovanni e discepoli. Come a voler far capire chiaramente di non essere loro motivo di scandalo con i loro comportamenti meschini retti dal pensiero che "chi non è con noi è contro di noi".

Ce n'è abbastanza per tutti noi... Anziché strapparsi le vesti per ciò che pensiamo "scandaloso" negli altri occorre comportarsi in modo che non siano altri a strapparsele a causa dei nostri atteggiamenti meschini, gretti, pettegoli, razionali... invidiosi. E ciò accade facilmente quando si perde di vista lo scenario del Regno di Dio dove ognuno di noi è una comparsa e non una prima donna.

Anziché essere invidiosi (seccati, risentiti, irritati, addirittura scandalizzati...) che qualcuna faccia il bene come noi o sia più bravo e dotato di noi o sia "preferito" da Dio occorre semplicemente "pensare" che se questo qualcuno non è "contro Dio" è dalla parte di Dio e che se non è contro di noi è con noi. Questo convincimento di fede è il seme della amabilità fraterna. Se l'invidia del diavolo (a dirla con la Sapienza e con Paolo) ha rovinato il mondo delle relazioni, l'amore fraterno portato da Gesù lo ha salvato. A condizione di non guardare il fratello con occhio invidioso...

 

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