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TESTO Commento su Mc 8,27-35

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XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (16/09/2012)

Vangelo: Mc 8,27-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». 28Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». 29Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.

Dopo il cieco risanato, oggi Gesù chiede agli apostoli se loro hanno occhi per riconoscerlo. La gente e i discepoli stessi, cosa vedono, cosa dicono di Lui? Pietro mostra di vedere bene chi sia Gesù: "Tu sei il Cristo", il Messia, l'atteso da tutta la storia. Il "vedere" di Pietro è fede, un vedere che è solo dono di Dio.

Gesù vieta di parlare di lui "ad alcuno". Un silenzio necessario anche oggi quando si cercano visioni trionfalistiche e vincenti della persona e del mistero di Gesù. Egli sta invece insegnando quale sia la strada che deve percorrere, fino alla sua uccisione e alla sua risurrezione. L'obbedienza di Gesù al Padre lo porta a immergersi nel dramma dell'esistenza umana, fino alla morte di croce, come un malfattore.

Fuori dalla fede - dono di Dio - Pietro non capisce un Messia annichilito, sconfitto e sofferente. Pietro non "vede" più e lo rifiuta! Gesù, voltandosi e guardando i discepoli, rimprovera Pietro. Il piccolo gruppo che lo segue rappresenta l'umanità con i suoi limiti, le ferite e le debolezze. E il Signore si rivela, facendosi Egli stesso piccolo fino alla Croce.

Da oggi chi "vuol venire dietro a me" deve rinnegare se stesso. La vita cristiana è la permanente conferma del dono battesimale, come rinuncia al male, e come scelta della vita nuova. L'esistenza cristiana è quotidiana morte e risurrezione. Nella vita di fede tutto si capovolge; quello che era da "salvare" si cambia in quello che è considerato "perdita" Se la potenza del mondo è il potere di dare la morte, la potenza della vita nuova è il dono di sé, il dono della vita.

"Vai dietro a me!" è il comando di Gesù a Pietro che si opponeva alla logica della croce. Andare dietro a Gesù significa essere suoi discepoli, mettere i piedi nelle sue orme, fare la stessa strada. Eppure l'obiezione di Pietro è razionale, perché rifiuta il patire e la morte. Solo che Pietro non pensa le cose di Dio, ma quelle degli uomini. Gesù non fa sconti e non esita a chiamare diabolico questo modo di ragionare, come se Pietro facesse la parte di Satana. È, ancora una volta, la scelta del Battesimo fra la sapienza di Dio e quella di Satana. Satana porta una morte che è la fine di tutto; Gesù fa vedere come il dolore - anche fino alla morte - può essere vissuto come un sacrificio d'amore. Ognuno di noi ha conosciuto, pur se in piccolo, questa esperienza.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

 

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