PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato

Riccardo Ripoli  

Sabato della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (25/08/2012)

Vangelo: Mt 23,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Gli insegnamenti di Gesù a volte sono molto difficili da capire perché la nostra natura umana grida forte di andare nella direzione opposta. L'umiltà è uno di questi. Chi fa bene vuole essere gratificato, chi lavora tanto vuole essere pagato tanto, chi dona qualcosa ad altri vuole un ritorno. All'uomo piace essere osannato, considerato un grande, visto come un maestro che insegna. Il Signore ci dice invece che ai Suoi occhi il più grande deve farsi piccolo, deve essere servo dei suoi fratelli minori ed in quel caso riceverà la ricompensa da parte di Dio. Altro aspetto umano con il quale dobbiamo fare i conti è che vogliamo tutto e subito, non crediamo ad un investimento a lunga scadenza, pretendiamo di avere un ritorno alle nostre azioni il prima possibile, anzi spesso facciamo qualcosa solo per avere una gratificazione immediata.

Non è facile seguire Gesù, specie quando parla di umiltà e di attesa. Eppure abbiamo tanti esempi nella nostra vita che ci fanno capire quanto sia bello donare senza pretendere un ritorno, ed è proprio in questi casi che il Signore non si fa attendere e premia la nostra Fede in Lui.

Accogliere un bambino in affidamento nella propria casa è certamente un bene per il bimbo che esce da una brutta situazione familiare, ma entro breve ogni famiglia affidataria si accorge di quanto amore quel ragazzino ha portato in quella casa. Sono bambini che non hanno ricevuto affetto da quando sono nati, spesso sono stati picchiati, violentati, emarginati, ed hanno una gran voglia di amare e di essere amati. Capiscono il valore delle cose, apprezzano un abbraccio, non danno per scontato nulla e sanno ringraziare con un sorriso per ogni cosa che ricevono. Ma l'uomo è stolto e vede solo la punta del proprio naso, pensa che accogliere un bambino in affidamento sia solo aumentare i problemi da risolvere, dover fronteggiare dei genitori arrabbiati, avere a che fare con i servizi sociali, dividere lo spazio in casa, arrabbiarsi per insegnare le regole più elementari. Ma è ben altro, è investire in una vita, donare il proprio tempo con amore e pazienza per far crescer una pianta che il vivaio aveva già destinato alla distruzione. Chi fa affidamento si sente spesso criticare, ma non capisce la gioia che questi ragazzi danno.

L'umiltà è spesso propria di chi è un po' incosciente ed inconsapevole e va a braccetto con la fiducia. Quando morì la mia mamma, mi venne istintivo ringraziare Dio perché se anche io stavo soffrendo ero certo che quella era la volontà di Dio. Non sapevo quale fosse il Suo progetto, ma mi affidai a Lui, non per bravura o per umiltà, ma per incoscienza. Mi buttai senza paracadute verso Colui nel quale credevo, mi venne naturale mettere in pratica gli insegnamenti che Dio mi aveva dato attraverso mia madre. Non per umiltà certamente, ma forse perché il Signore era per me l'unico appiglio cui aggrapparmi per non affogare, ma ebbi fiducia in Lui e quando mi indicò la strada non esitai. Non mi aspettavo nulla, desideravo solo non pensare al dolore, volevo colmare un grandissimo vuoto con altro per non soffrire. All'inizio cercavo solo questo, il mio bene, la non sofferenza, lenire un dolore con radici profonde che aveva scombussolato il mio animo, ma non trovavo pace. Pretendevo dagli altri una considerazione per gli sforzi che facevo, ero convinto che persino i bambini che aiutavo dovessero comportarsi in un certo modo per gratitudine verso chi li stava aiutando ad uscire dalla polvere. Più cercavo la mia gratificazione e più stavo male, arrabbiato con il mondo che, secondo me, non mi dava abbastanza.

Pian piano ho cominciato a capire che non avrei ricevuto nemmeno l'uno per cento di ciò che pensavo mi spettasse. Non mi arresi e cercai di cambiare la mia visione del mondo, provai a donare senza volere nulla in cambio e mi accorsi che le gratificazioni che volevo erano cose materiali, riconoscimenti dalle istituzioni, premi dai privati, solidarietà dalla gente. Cominciai così a ringraziare per ogni piccola cosa che mi veniva donata, a non pretendere, ad avere pazienza, ad amare chi rubava e non seguiva i miei insegnamenti. Ed allora le cose cambiarono. Da allora ogni sorriso è più di una montagna d'oro, una pacca sulla spalla ha il sapore di una vittoria, un'ora donata ai nostri ragazzi è un gesto d'amore impresso a fuoco nel mio cuore. Il Signore mi ha chiesto di donare la mia vita ai ragazzi, ho avuto fiducia in Lui e l'ho seguito, ma chi ci ha guadagnato più di tutti sono io perché ho ricevuto molto, molto di più di quanto non mi meritassi.

Quando vedo un bambino che viene maltrattato, sgridato con forza, anche quando ha torto, è la volta che lo amo ancora di più perché mi immedesimo in lui, penso che il Signore ha con me tanta pazienza e perdona le mie mancanze ed i miei errori quotidiani e noi abbiamo il dovere, davanti a Dio, di volergli ancora più bene. E' facile amare chi non sbaglia, chi si alza ogni mattina e fa il proprio dovere, rispetta le regole, compie ogni azione senza sbagliare, non ruba, dialoga apertamente di ogni cosa. Il difficile è amare il bambino che sbaglia nonostante gli sia stata detta mille volte la stessa cosa. E' qui che il Signore ci chiede di essere umili, di non arrabbiarsi davanti ad una cosa che non va, di non dire parole offensive o ripudiarlo augurandogli il male o ipotizzando per lui soluzioni drastiche e prive di amore. Umiltà è anche lasciarsi amare, accettare le critiche che ci vengono mosse, non pensare di avere sempre ragione e che l'altro ci dica qualcosa perché non capisce solo perché vede la situazione con occhi diversi. Umiltà è anche accettare gli errori di chi cammina affianco a te, umiltà è insistere con amore e pazienza nel dire le cose perché è la goccia d'acqua che scava la roccia, non un fiume che straripa e fa solo danni verso tutti coloro che sono nel suo raggio d'azione. Ci vuole umiltà per capire l'errore di un proprio comportamento sbagliato, ci vuole Fede in Dio e fiducia nell'uomo per cambiare ed ascoltare le critiche che ci vengono rivolte da chi ci ama e soprattutto dal Signore tramite il Vangelo.

Ho avuto una grande fortuna nella vita, quella di avere accanto a me una ragazza che con grande amore e tanta pazienza criticava certi miei comportamenti. In certi momenti di forte nervosismo attirava su di sé la mia rabbia contro il mondo e sarebbe stato naturale mandarmi al diavolo, ma non lo ha mai fatto e se oggi sono un uomo che ama i ragazzi più della sua stessa vita, disponibile al dialogo anche con chi la pensa diversamente da me, paziente verso chi mi pesta i piedi e pronto al perdono verso ogni errore fatto dai miei ragazzi lo devo a lei.

 

Ricerca avanzata  (54612 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: