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TESTO Commento su Isaia 50,5-9a;Salmo 114;Giacomo 2,14-18;Marco 8,27-35

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XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (16/09/2012)

Vangelo: Is 50,5-9a;Sal 114;Giac 2,14-18;Mc 8,27-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 8,27-35

27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». 28Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». 29Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.

La liturgia di di questa domenica è di difficile interpretazione in quanto sono presi in considerazione diverse situazioni quali: la sofferenza, la fede che, deve essere dimostrata dalle opere, la via che conduce a Dio, la perdita della vita per conseguire la salvezza. Ma la domanda che più è messa in evidenza è: "Chi dice la gente che io sia?" e "E voi chi dite che io sia?". Queste potrebbero sembrare domande un poco narcisistiche, ma in realtà non lo sono. Gesù non vuol avere una risposta compiacente ma vuole sapere ciò che già conosce, cioè: chi mi ascolta e chi mi segue ha capito chi sono, cosa io posso loro donare, cosa chiedo loro? Le risposte che riceve evidenziano che né gli ascoltatori hanno capito chi fosse realmente, ma che anche gli apostoli, Pietro in particolare, hanno capito in maniera egoistica e trionfalistica, pur avendo le indicazioni nel testo del profeta Isaia. Dopo tanti secoli di cristianesimo anche noi che, in forza del battesimo ci dichiariamo cristiani, perché in Cristo crediamo, ci dimentichiamo che per essere credibili dobbiamo manifestare la nostra fede attraverso le opere, che dopo la Domenica delle Palme c'è il Venerdì Santo, che dopo il Sabato Santo si arriva alla Pasqua.
Il profeta Isaia ci ricorda che "il servo sofferente" è colui che non resta confuso dagli oltraggi che riceve ma ripone in Dio le proprie sofferenze certo che "il Signore Dio mi assiste" "perché ascolta il grido della mia preghiera. Verso di me ha teso l'orecchio nel giorno in cui lo invocavo...ha liberato i miei occhi dalle lacrime, ha preservato i miei piedi dalla caduta". Questo è il significato della fede che viene dimostrato non dalle parole ma dalle opere che noi facciamo nei riguardi del nostro prossimo, che diciamo di amare come noi stessi. La fede, come l'amore, consiste nel saper portare e andare incontro alle sofferenze che ci vengono inflitte a causa dei nostri peccati. Se non siamo vigilanti, le sofferenze che ci vengono inflitte, sono da noi, che ci riteniamo giusti, rifiutate e fanno nascere nei nostri cuori rancori quando non addirittura odio. Quando ciò accade è allora il momento di dimostrare la nostra fede, il nostro essere cristiani, il nostro appartenere al popolo dei risorti. E' col nostro comportamento che diamo la giusta risposta alla domanda di Gesù che ci interroga con la domanda "E voi chi dite che io sia?". La risposta non è affatto immediata perché il mistero è grande, infatti Pietro raggiunge la verità, come è detto in Mt 16, 17, " perché...il Padre mio che sta nei cieli" te lo ha rivelato. In possesso della risposta giusta dobbiamo camminare dietro a Gesù e non anteponendoci a Lui. La Chiesa non andrà in rovina qualora non compia quello che sono i nostri desideri, quello che noi riteniamo il giusto, perché chi la sostiene è Cristo Sposo o chi lui ritiene essere la persona giusta, come lo fu, a suo tempo, Francesco d'Assisi. Stare dietro a Cristo Gesù vuol dire camminare dietro lui, percorrendo la stessa via, la via che da Cesarea di Filippo porta a Gerusalemme per "essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e... risuscitare". Gesù si rivela un Dio molto diverso da quello che si aspettavano gli Apostoli e da quello che ci aspettiamo anche noi perché Egli ha tempi lunghi mentre noi abbiamo, sulla terra, abbiamo tempi brevi. Nel popolo di Israele le persone influenti erano i potenti di allora, i teocratici: casta sacerdotale, sinedrio, scribi, farisei. Come allora anche oggi gli uomini di potere si danno da fare solo per mantenere lo scranno, che è molto bene imbottito, e ricevere le riverenze che non mancano mai. Bisogna stare attenti perché, i tempi di relativismo che viviamo, non ci facciano anteporre la nostra verità alla Verità e questo in ogni circostanza. Se tutto è relativo anche l'amore lo è e da donazione diventa desiderio di possesso e luogo in cui imporre la mia volontà, luogo in cui esercitare il mio egoismo che, se gli diamo ascolto, si dilata oltre misura e si trasforma assumendo la funzione di un buco nero che tutto inghiotte. Abbiamo dei limiti, dobbiamo riconoscerlo, La Verità non è nostro possesso. Alla Verità si appartiene facendo la volontà del Padre che sta nei cieli e non facendo la nostra volontà o la volontà dei potenti di questa terra.
Revisione di vita
-In coppia e in famiglia siamo disposti a riconoscere di aver sbagliato oppure difendiamo oltre ogni logica il nostro modo di pensare?

- Quando ci contraddicono mormoriamo e critichiamo tutto e tutti?

- L'amore è a nostro avviso "il ballo delle debuttanti" che perpetua giorno per giorno?
Efisio e Marinella Murgia

 

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