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TESTO Commento su 1Re 7,51-8,14; 2Corinzi 6,14-7,1; Matteo 21,12-16

don Raffaello Ciccone   Acli Provinciali Milano, Monza e Brianza

X domenica dopo Pentecoste (Anno B) (05/08/2012)

Vangelo: Mt 21,12-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,12-16

12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: «Sta scritto:

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera.

Voi invece ne fate un covo di ladri».

14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto:

Dalla bocca di bambini e di lattanti

hai tratto per te una lode?».

Lettura del primo libro dei Re 7,51-8,14

Qui si parla della collocazione definitiva dell'arca nel tempio, sognato da decenni, e finalmente terminato da Salomone.

Vengono convocati in assemblea, a Gerusalemme, gli anziani d'Israele, i capitribù, i principi dei casati degli Israeliti e si radunano presso il re Salomone tutti gli Israeliti nel mese di Etanìm, tutti gli anziani d'Israele, i sacerdoti e i leviti. Bisogna "fare salire l'arca dell'alleanza del Signore "dalla città di Davide, cioè da Sion" al tempio di Gerusalemme, costruito più in alto. Tutta la zona si chiamerà, poi, monte Sion. Probabilmente, per sottolineare l'eccezionale importanza, si vuol dire che tutta Israele è presente all'ingresso dell'arca nel tempio, costruito con munificenza e splendore in molti anni di lavoro duro in cui sono state profuse molte ricchezze, ricorrendo anche ad artigiani provenienti da nazioni straniere. L'avvenimento è registrato "al settimo mese" in corrispondenza, grosso modo, della festa delle Capanne che cade in autunno, quando si commemora il cammino nel deserto dopo l'uscita dall'Egitto.

La processione ha un andamento liturgico particolare, con molte fermate durante le quali si offrono buoi e pecore, lungo un cammino che sale. E si parla non solo dell'arca ma anche della "tenda del convegno" che ha accompagnato il popolo nel deserto circa tre secoli prima.

Probabilmente la tenda, nel frattempo, è stata cambiata nelle peripezie di collocazione, di trafugamenti, rubata come trofeo di guerra dai Filistei e poi rimandata per le malattie che si diffondevano nella città che ospitava la tenda stessa.

L'arca è un contenitore delle "due tavole della Legge", di una brocca di manna e della verga di Aronne. Un cassone lungo m1,22, largo m 0,76 e alto m 0,76, ricoperto da una lastra d'oro e due cherubini, uno di fronte all'altro con le ali aperte. Viene portato a spalla con due stanghe inserite nella parte lunga, solo dai sacerdoti. E' considerato il luogo da cui Dio parla ai suoi servi: Mosè, Aronne, Giosuè, anzi lo sgabello della presenza di Dio nel suo popolo.

La nube che rende impossibile continuare la liturgia sacrificale è simbolo della gloria e della presenza di Dio. In tal modo, il Signore manifesta il suo assenso e la sua volontà di farsi presente, in modo particolare, nel tempio di Gerusalemme.

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 6,14-7,1

Paolo confessa la sua franchezza e manifesta i suoi sentimenti per questa comunità di Corinto che lo attrae fino a sentirsi per loro padre e lo rattrista, nello stesso tempo, perché spesso alcuni si lasciano coinvolgere in mentalità che fanno ritornare al paganesimo.

L'immagine che anche Gesù aveva utilizzato è quella del giogo. Lo si vede facilmente, in un mondo contadino e di commercio sugli animali da tiro e sulle spalle degli schiavi. Il giogo è una trave di legno che serve a legare insieme due animali o due persone per il tiro del carro o dell'aratro. Esprime una sottomissione a precetti che mettono l'altro in soggezione di schiavitù. E' anche segno di sottomissione a potenze straniere, o a leggi troppo pesanti da sopportare. Ne parla Pietro ricordando che il giogo ebraico era insopportabile (At 15,10) e ne parla Paolo, anche altrove, oltre che qui (Gal 5,1). Ma il giogo può richiamare anche il dominio di Dio giusto e gradevole. Gesù ha garantito che "il mio giogo è gradevole e il mio carico è leggero" (Mt 11,30). E con il suo lavoro Gesù deve averne fatti tanti di gioghi, e conosceva i gioghi agevoli e quelli che, difettosi, ferivano gli animali. Spezzare il giogo significa liberarsi dalla soggezione. Spesso si dice, però, che Israele spezza il giogo della legge di Dio per accettarne uno più pesante che viene dagli idoli e che lo rende sempre più schiavo.

Qui, in particolare, dicendo: "Non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti", si fa riferimento ad una legge del mondo ebraico in cui si vieta che si leghino insieme due animali diversi, come un bue ed un asino allo stesso giogo: "Non devi arare con un bue e un asino aggiogati assieme" (Deut 22,10).

I fedeli di Corinto sono rimproverati da Paolo perché non sanno più apprezzare la giustizia che Dio offre ai suoi fedeli e quindi accettano una collaborazione con i pagani. Paolo è fortemente esigente e sembra smentire l'atteggiamento più duttile che ha sempre dimostrato. Ma probabilmente la situazione è giudicata critica e pericolosa. Così con chiarezza, richiama alla fede che manifesta la nostra adesione a Gesù, figlio di Dio, e quindi mostra l'incompatibilità con Beliar, che via via è stato identificato come Satana.

Questi testi invitano formalmente a rifiutare i criteri di vita del paganesimo che sono diretti, astutamente, dal male. Noi siamo il tempio di Dio e nella sensibilità di Paolo questo accostamento e questa parola fanno ritornare alla memoria tutta la liturgia del tempio di Gerusalemme e il suo ricordo, con le sue leggi di purità e di santificazione..

Un seguito di diverse citazioni tratte dal Levitico, l'Esodo, i profeti: Ezechiele, Geremia, Isaia conduce alla conclusione di quell'enorme progetto che è la santificazione. Paolo si fida di questi suoi amici e riprende la supplica e la raccomandazione, chiamando questi fratelli della fede, e spesso in subbuglio, "diletti".

Non è da escludere che il richiamo dell'arca sia stato presente come garanzia della presenza della santità di Dio nel popolo che crede.

Lettura del Vangelo secondo Matteo 21,12-16

Il capitolo 21 segna, nel vangelo di Matteo, il momento culminante della manifestazione di Gesù a Gerusalemme. Tutto avviene come se Gesù debba prendere possesso della sua città perché "Figlio di Davide", Messia, inviato da Dio nel suo popolo.

Gesù entra a Gerusalemme con quell'apparato sorprendente e insolito del cavalcare un asinello. Non ci sarebbe stato nulla di particolare se un ingresso, così dimesso e così insolito, per Gesù non fosse stato collegato a Isaia 62,11 (Ecco ciò che il Signore fa sentire all'estremità della terra: «Dite alla figlia di Sion: "Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede") e a Zc 9,9-10 (Rallegrati, città di Sion: acclama, Gerusalemme; ecco giunge il tuo re: giusto, vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro d'asina. Distruggerà i carri di Ekròn e i cavalli di Gerusalemme; distruggerà gli archi da guerra e detterà pace alle nazioni; dominerà da mare a mare, dal Gran Fiume ai confini della terra).

Si aprono così delle speranze impensabili di sicurezza, di potere, di pace, di benessere.

A questo punto Gesù osa, in questa occasione, entrare nel tempio, incurante dell'entusiasmo che lo segue e dell'indignazione che sta suscitando tra le autorità religiose.

Gesù sente davvero di essere il nuovo re che deve rigovernare il mondo di Dio e sente che bisogna incominciare dal tempio. Lì ci sono le basi della irreligiosità e della ipocrisia, lì ci sono le radici dell'idolatria.'

Nel cortile più esterno detto "atrio dei pagani" dove possono fermarsi tutti, ebrei e non ebrei, si svolge un mercato, collegato con il culto ed i sacrifici del tempio a Gerusalemme. Si cambiano monete, convertendo il danaro in circolazione con la moneta di Tiro, l'unica degna di essere raccolta come offerta nel tempio, e si vendono agnelli e pecore per i ricchi (per chi può spendere molto) o tortore e colombi alla portata delle tasche dei poveri.

Questi venditori si fanno garanti delle caratteristiche dell'offerta: animali senza macchia, non malati etc, secondo regole strettissime e complesse. In tutto questo commercio, con molta probabilità, filtravano anche l'imbroglio e lo sfruttamento.

Ma qui, probabilmente Gesù vuole addirittura contestare le pratiche religiose e cultuali stesse del Tempio di Gerusalemme, assumendosi la responsabilità di cancellare i sacrifici di animali (e quindi la loro compravendita) per restituire al tempio la sua vocazione di: "casa di preghiera per tutti popoli" (Is 56,7). «La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri» (v 13). Nello stesso tempo vuole superare le discriminazioni tra sani e malati, tra puri e impuri poiché tutti sono figli di Dio e amati da Lui. Così Matteo aggiunge che, nel tempio, ciechi e storpi vanno incontro a Gesù ed egli li guarisce, mentre nella Scrittura, agli storpi è proibito entrare nel tempio (2 Samuele 5,8).

Perciò quello che Gesù fa è profondamente rivoluzionario per tutta la struttura ebraica e per la conduzione del culto del Tempio di Gerusalemme. Di questa comunità nuova fanno parte anche i bambini perché riconoscono che Gesù è "il figlio di Davide" (v15). Ricorda allora il salmo 8,3 "Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una lode" mentre ne sono esclusi i sommi sacerdoti e gli scribi, che pure hanno tutta l'intelligenza sufficiente per interpretare le meraviglie che Gesù fa.

Probabilmente Matteo, sottolineando questo intervento, vuole comunicare alla sua comunità cristiana, fatta di ebrei convertiti e che tuttavia conservano la nostalgia del tempo passato, il cambiamento radicale che è avvenuto nel culto a Dio dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme (anno 70 d.C.), quando è finita totalmente l'offerta degli animali.

Il rapporto con Dio si ristabilisce in un altissimo incontro di preghiera e in quella grande accoglienza degli esclusi. Il rapporto con Dio è cambiato e va oltre i gesti o le cose che vengono offerte. Il rapporto si ristabilisce nel riconoscimento reciproco dell'alleanza, nell'attesa, nella richiesta di comunione e di pace, nella riconoscenza, nella nostalgia del coinvolgimento di tutti popoli ("casa di preghiera per tutti i popoli" Is 56,7), nei cammini coraggiosi di libertà.

 

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