TESTO Commento su Giovanni 12,24-26
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S. Lorenzo (10/08/2012)
Vangelo: Gv 12,24-26
«24In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».
Gesù spiega come si realizzerà il disegno paradossale della vita tramite la morte e come egli porterà a compimento la sua missione.
La piccola parabola del seme che cade nel terreno e muore è assai espressiva e semplice: il seme è Gesù che, come il chicco di grano, deve morire per diventare sorgente di vita per tutti.
Senza la morte non c'è fecondità, vita nuova e abbondanza di frutti.
La vita nuova che Gesù dona è la conseguenza della sua disponibilità e della sua morte.
La strada percorsa dal Maestro diviene la stessa che deve percorrere il discepolo, perché è partecipando alla sua morte che si raggiunge la gloria della vita. Solo chi si perde, si realizza.
Il più grande ostacolo alla piena donazione, e conseguentemente alla realizzazione di sé, è il timore di perdersi e di sacrificarsi in questo mondo. Gesù avverte chiaramente ogni discepolo: l'attaccamento a se stesso conduce al compromesso, mentre la completa maturità consiste nell'attività dell'amore, nella donazione che è servizio ad ogni fratello. Solo chi dona totalmente se stesso per amore, porta frutto e si apre ad un destino pieno di vita eterna.
Il detto sul servizio del v. 26 richiede al discepolo identità di vedute e di ideali con Gesù, collaborazione alla sua stessa missione, imitazione fino alla sofferenza e alla morte.
Questo orientamento di vita al seguito di Gesù è legato ad una ricompensa assicurata: la certezza di stare uniti con lui, di dimorare nell'amore del Padre (cfr Gv 14,3; 17,24) e di ricevere una "gloria" simile a quella del Figlio. Se il mondo disprezzerà i discepoli di Gesù, il Padre stesso li onorerà e li tratterà da figli (cfr Gv 5,44) rivelando loro il suo amore (Gv 17,24-26).