TESTO Nessun uomo è inutile
don Alberto Brignoli Amici di Pongo
XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (29/07/2012)
Vangelo: Gv 6,1-15
1Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 3Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
5Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. 7Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». 10Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 12E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». 15Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Entriamo in una specie di "area di sosta" nel corso del cammino di quest'anno liturgico. Per un mese circa, la lettura continuata del Vangelo di Marco lascia il posto al Vangelo di Giovanni e al suo famoso discorso sul Pane di Vita, conseguenza di un gesto miracoloso, quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci, di cui ci parla proprio il brano di questa domenica. Questa "sosta" effettuata nel nome del Pane di Vita richiama la sosta che rinfranca la comunità nel suo cammino verso la Patria Celeste, la cui massima concretizzazione è propriamente il Sacramento dell'Eucaristia. Non a caso, si può parlare del capitolo 6 del Vangelo di Giovanni come del testo in cui viene narrata l'istituzione dell'Eucaristia secondo Giovanni: essa non viene infatti narrata nel contesto dell'Ultima Cena, in quanto tutto si focalizza intorno al tema dell'amore e dell'intimità profonda tra il Maestro e i suoi discepoli, che trova il suo culmine nel gesto della Lavanda dei Piedi e nella Preghiera cosiddetta "Sacerdotale" del capitolo 17.
In questo brano, invece, abbiamo diversi elementi che ci portano a pensare ad una narrazione anticipata dell'istituzione del Sacramento dell'Eucaristia: la prossimità della Pasqua, la presentazione delle umili offerte da parte dell'assemblea, i gesti del sedersi e alzarsi tipici di un'attuazione liturgica, la benedizione pronunciata da Gesù sui doni, la distribuzione ai presenti, la conservazione di ciò che avanza "perché nulla vada perduto"... sono tutti elementi che costituiscono in maniera inequivocabile la Liturgia Eucaristica, la Celebrazione Domenicale della Santa Messa. Su ognuno di questi elementi, grande o piccolo che esso sia, si potrebbe costruire una riflessione teologica e spirituale tale da catalizzare la nostra attenzione e da animare la nostra preghiera.
Ma ciò che sempre mi ha colpito di questo brano è la figura di questo ragazzo che ha con sé i suoi cinque pani d'orzo e i due pesci, e che a sua insaputa diventa il protagonista di quanto sta per avvenire. Né lui si rende conto del fatto che il suo povero spuntino, messo nella sua bisaccia come ogni mattina prima di uscire da casa, sarebbe divenuto il più conosciuto della storia; né tantomeno i discepoli potevano immaginare altra soluzione al problema di sfamare la folla se non quello di un calcolo economico. Un calcolo improbabile, visto che avere duecento denari voleva dire avere a disposizione il corrispondente del fabbisogno giornaliero di duecento persone. Ma lì si parlava di cinquemila uomini.
Qualcuno che già "sapeva quello che stava per compiere" in realtà c'era. E sapeva bene che la soluzione non era quella di affidarsi al capitale economico a disposizione, ma alla condivisione di quanto ognuno possedeva, tanto o poco che fosse, purché equamente ridistribuito. Gesù non era certo un economista, e forse nemmeno lui oggi farebbe miracoli, ma una soluzione alla crisi in cui molta parte dell'umanità versa in questo periodo l'avrebbe trovata forse proprio attraverso il concetto dell'equa ridistribuzione di ciò che - tanto o poco - ognuno ha disposizione. Concetto che nelle "Piazze Affari" di ogni angolo del pianeta non si sente affatto risuonare...
Tanto o poco: con Dio, non è questo ciò che conta. Conta il solo fatto di saper che nessun uomo è inutile. Conta il fatto di essere ben coscienti che ognuno di noi può fare (ed è chiamato a fare) la propria parte perché "ognuno possa ricevere un pezzo" di pane. Conta che non esistono pregiudizi di sorta legati all'età delle persone, alla pochezza dei loro mezzi, ai limiti della loro cultura, alla scarsità del loro accesso ai mezzi d'informazione, tali da poter condizionare la buona riuscita di un'azione solidale e costruttiva per chi si trova in qualsiasi stato di necessità.
Ma soprattutto, questo brano - tornando alla figura del ragazzo con i cinque pani e i due pesci - ci deve aiutare a comprendere che ognuno di noi ha qualcosa da offrire agli altri. La logica del Vangelo, forse, è proprio questa: anche il più scarso degli uomini ha le sue ricchezze, anche il più banale tra gli uomini ha la sua utilità, anche il più misero o il peggior peccatore tra gli abitanti di questa terra vale molto agli occhi di Dio. E quello che agli occhi degli uomini è considerato un nulla (cinque pani e due pesci per cinquemila persone), agli occhi di Dio vale più di qualsiasi cosa comprata a suon di quattrini.
Facciamo attenzione, ogni volta che ci permettiamo di giudicare la validità delle persone dal loro aspetto, dai loro comportamenti, dal loro carattere o dal loro passato. Perché Dio sconfigge la forza di un potente esercito nemico con la seducente grazia di una donna come Giuditta, o con il bell'aspetto di un ragazzino come Davide; Dio fa di un corrotto esattore delle tasse un redattore del suo Vangelo; Dio dice di una donna di facili costumi che è perdonata perché è capace di amare molto; Dio è un Padre che abbraccia nuovamente un figlio di ritorno da un viaggio tutt'altro che di affari leciti e redditizi, e con il suo amore gli trasforma la vita; Dio scopre la fede più grande d'Israele nel cuore di un centurione romano, uno straniero (oggi diremmo un extracomunitario); Dio fa entrare la sua salvezza nella casa del capo dei pubblicani e degli strozzini della città solo chiamandolo per nome ed esortandolo a scendere dalla pianta su cui si era arrampicato e forse nascosto.
E ci stupisce ancora vederlo ignorare Andrea, suo fedele discepolo, quando questi gli dice: "Cos'è mai per tanta gente, un ragazzo con cinque pani e due pesci"?
Ma del resto, così è lo stesso Dio di Gesù Cristo: è "il figlio del falegname, e di Maria, la cui vicenda è ben nota...cresciuto in mezzo a noi con i suoi fratelli e le sue sorelle, dai quali certo non può venire un grande sapere...".
Il Dio annunciato da Gesù Cristo corrisponde perfettamente a tutti i canoni dell'inutilità umana. "Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono".
Ben venga, allora, la pochezza di cinque pani e due pesci: perché se ai nostri occhi vale un nulla, la potenza dell'amore di Dio sa trasformarla in abbondanza di vita per l'umanità.