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TESTO La ricchezza del ceato

don Romeo Maggioni   Home Page

II domenica dopo Pentecoste (Anno B) (10/06/2012)

Vangelo: Sir 16,24-30 - Rm 1,16-21 - Lc 12,22-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,22-31

22Poi disse ai suoi discepoli: «Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. 23La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. 24Guardate i corvi: non séminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! 25Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 26Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto? 27Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 28Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede. 29E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: 30di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta.

Il Dio cristiano, Padre, Figlio e Spirito Santo, - abbiamo visto parlando della Trinità - è un Dio che è tutto proteso verso l'uomo, per partecipargli gradualmente la sua ricchezza e la sua vita divina.
Dal dono della creazione ai diversi eventi ricordati dalla Bibbia, andiamo in queste prossime domeniche a scoprire la premura di un Padre che sostiene e guida il suo popolo: uomini e fatti che trovano il suo culmine in Cristo e la sua graduale signoria fino al giorno in cui "Dio sarà tutto in tutti" (1Cor 15,28). E' una storia nella storia, una vicenda di salvezza che sottende e innerva ‘i giorni e le opere' degli uomini, e che richiede l'occhio della fede per leggervi in filigrana la mano discreta ma efficace di quello che chiamiamo la Provvidenza divina.
Il creato anzitutto, ricco e armonioso, svela questo cuore di Dio che "sa bene quello di cui abbiamo bisogno", e vi provvede.
1) IL CREATO
"Quando il Signore da principio creò le sue opere, dopo averle fatte ne distinse le parti" (Lett.). Non il caso, ma un ‘logos' armonioso regola il creato, leggi e fermenti ne guidano l'evoluzione con una finalizzazione che mira al suo vertice - un punto Omega dice Teilhard de Chardin - che la Rivelazione identifica con "la misura della pienezza di Cristo" (Ef 4,13). "Nessuna di loro urta la sua vicina" - nonostante miliardi di astri e pianeti -, "mai disubbidiranno la sua parola". Dalle galassie al DNA tutto è ordine, complesso e concatenato, che lascia ammirati gli scienziati più disincantati. "Dopo di ciò il Signore guardò alla terra e la riempì dei suoi beni". Ricchezza e risorse, forse ancora da scoprire, Dio ha seminato per il sostentamento e la gioia di tutti gli uomini. "Ne riempì la superficie con ogni specie di viventi". Generosa e grande è la fantasia di Dio.
Dalle opere si può giungere a riconoscere e stimare l'autore. "Ciò che di Dio si può conoscere è manifesto: infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute" (Epist.). Classica è la lode a Dio per la bellezza del creato nata dalla contemplazione di san Francesco d'Assisi: "Laudato sie, mi Signore, cum tutte le tue creature..". E' contemplazione possibile a tutti: "Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro creatore" (Sap 13,5). Contemplazione però che può avere sbocco ambiguo: "Se affascinati dalla loro bellezza, li hanno presi per dei, pensino quanto è superiore il loro sovrano, perché li ha creati colui che è principio e autore della bellezza. Vivendo in mezzo alle sue opere, si lasciano prendere dall'apparenza perché le cose viste sono belle" (Sap 13,3.7). E' un inganno, e nasce l'idolatria.
Ma Paolo oggi trova una causa più moralmente colpevole: "Pur avendo conosciuto Dio non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata" (Epist.). Il male sta allora in una chiusura pregiudiziale a non riconoscere Dio, in quell'ateismo supponente che porta la ragione a chiudersi nel materialismo e nel nichilismo, di uomini cioè "che soffocano la verità nell'ingiustizia". Da qui il giudizio divino: "Essi non hanno alcun motivo di scusa. Infatti l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia". Il Concilio Vaticano I ha sancito la possibilità teorica di poter giungere con la ragione a riconoscere Dio, ma questa strada è difficile, insicura e solo con la fede si può giungere a Dio "con ferma certezza e senza mescolanza d'errore" (Cat. Ch. Cattolica 38). "In esso (nel vangelo) si rivela la giustizia di Dio, da fede a fede, come sta scritto: Il giusto per fede vivrà" (Epist.).
2) LA PROVVIDENZA
Proprio questa strada del vangelo fa cogliere ben altri rapporti tra Dio, l'uomo e il creato. Dei beni creati l'uomo ha sempre bisogno per il suo sostentamento; per questo Gesù ci ha insegnato a pregare: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" (Mt 6,11). Del mangiare e del vestire.. "il Padre vostro sa che ne avete bisogno". Dio non manca di capacità e potenza creatrice: "Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro". Dio è un Padre premuroso dal cuore grande che non guarda al merito, perché "fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti" (Mt 5,45).
"Quanto più degli uccelli valete voi". Parola grande! Pur nel nostro nulla, siamo gente che - almeno davanti a Dio - contiamo molto! Cuore di padre che provvede sempre ai bisogni del figlio: "Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono" (Mt 7,9-11). Si tratta di riconoscere che tutto è dono di Dio: "Tutti da te aspettano che tu dia loro cibo a tempo opportuno. Tu lo provvedi, essi lo raccolgono; apri la tua mano, si saziano di beni" (Sal 104,27-28). Fiducia quindi piena nella provvidenza di Dio: "Se Dio veste così bene l'erba del campo.., quanto più farà per voi, gente di poca fede". Serenità e non affanno: "Non preoccupatevi per la vita di quello che mangerete, di quello che indosserete". Del resto: "Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?".
"La vita infatti vale più del cibo". Perché: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4). La trepidazione prima è di salvare la propria vita: "Infatti, qual vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?" (Lc 9,25). Salvare la propria vita è affidarsi al Signore: "Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà" (Mc 8,35). Da qui l'invito principale di oggi: "Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta". Il primato è da dare a Dio, alla ricerca di lui, e quindi privilegiare gli spazi da riservare a lui. A cominciare dalla messa festiva. Insidiata da chi la domenica la passa al supermercato. O da chi ha sempre da fare i mestieri di casa .. solo la domenica. "Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo".
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Nell'era tecnologica la tentazione è di crederci padroni del creato e dimenticare che, "prima del lavoro dell'uomo", il pane e il vino sono "frutto della terra", cioè della provvidenza di Dio. Il gesto dell'offertorio a messa ha questo scopo di richiamo e di ringraziamento.

 

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