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TESTO Io assieme a te. Con Lui di mezzo

don Marco Pozza   Sulla strada di Emmaus

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (15/07/2012)

Vangelo: Mc 6,7-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,7-13

7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Come spie di Dio. Esposti all'avventura per liberare il mondo dalla disperazione. Forse avrebbero preferito dormire nella barca per avere più frescura quella sera: il porpora del tramonto si stava trasformando in un rosso paonazzo quasi irreale, simile ad un foglio di carta gettato sul fuoco. Invece niente barca stanotte, bastano i mantelli in mezzo all'uliveto: li scalderà le Sue parole. "Ho bisogno di parlarvi. E' tempo di parlare. Alzatevi andiamo, amici" Come un re che ha deciso la conquista del regno: prima indaga e avvicina le persone per sentirne l'idea - "chi dice la gente/voi che io sia?" -, poi la rielabora ed estende l'opera a degli avventurieri fidati per trasportarla in tutto il regno. Andare, conquistare, tornare (da Lui): la strategia di tutti i grandi generali della storia. "Siamo pronti a versare il sangue per te, condottiero. Iniziamo dal Tempio?". C'è un nuvolone che copre l'occidente colorandolo e Pietro glielo fa capire. Gesù li guarda uno ad uno, ed è come guardare la stessa pagina per dodici volte e vederci sempre la stessa scritta: incomprensione. Sorride e prosegue. "Andate e predicate che il Regno dei Cieli è vicino". E come bambini che non apprendono un mestiere se non sono allietati da un premio del maestro, perché loro possano essere creduti e appassionati concede il dono del miracolo: "scacciavano molti demoni, ungevano con olio infermi e li guarivano". Scattanti, chi più chi meno, a seconda del temperamento. Solo l'Iscariota forse si pavoneggiò del dono del miracolo, con quel po' d'interesse ambiguo nel cuore. Chissà, forse avrà pensato: "era ora che noi pure si facesse qualcosa per avere un minimo di autorità sulle turbe".

Senza pane, senza bisaccia e senza monete nella cintura: solo con un pugno di parole nella gola da trattenere e da far uscire al momento opportuno. Le città li dovranno accogliere non perché sono Simone, o Giuda, o Bartolomeo, o Giacomo, o Giovanni o così via. Ma perché sono i messaggeri del Signore. Fossero stati anche dei rifiuti, degli assassini, dei ladri, dei pubblicani o dei pentiti meritano rispetto perché mandati da Lui. Cercheranno famiglia dove abitare e laddove non li ascolteranno di loro rimarrà la polvere sbattuta dai calzari. Liberi di inseguire il vento che spazzola le brughiere, liberi di cantare la dolcezza di un Maestro dalla Bellezza insopportabile. Li cacceranno e li derideranno, li inseguiranno e li offenderanno; e loro dovranno rispondere con la predica più bella, col silenzio mansueto di chi non è né così ingenuo da non capire né così arrogante da sopraffare. Un giorno quegli stessi avversari li cercheranno perché al Trafitto volgeranno lo sguardo: "Vi abbiamo cercato perché il vostro modo di fare ci ha persuasi della Verità che annunciate". Ieri loro, oggi la Chiesa: nulla avremmo da dire sulla morale fino a quando coloro che ci ascoltano non avranno goduto di un barlume del piacere di Dio nelle nostre vite. Predicheranno a tutti, nessuno escluso, dovunque essi siano, in qualsiasi caos l'uomo si trovi: sarà quello il punto di partenza di qualsiasi viaggio alla scoperta di Lui

I discepoli come spie di Dio dentro la storia. La Grazia li renderà aggraziati e loro racconteranno la storia di Lui quando non ci sarà più nessuna storia da raccontare. Come Amos, umile raccoglitore di sicomori: non conta l'origine, vale più la destinazione alla quale Lui addita. Con un'avvertenza non trascurabile: non terranno né borsa, né bisaccia, né sandali. Ma un amico sì! Senza cose: ma non senza amici. A due a due busseranno alle porte del mondo. Perché quando l'uomo avrà fame un tozzo di pane lo raccatterà; quando l'uomo sarà stanco potrà trovare una spalla alla quale aggrapparsi.

Sono felice (che tu ti sia innamorato di P.) perché penso che in te ci sia sempre stata la tentazione del puritanesimo, una ristrettezza di vedute, una certa disumanità. Tendevi quasi verso la negazione della consacrazione della materia. Eri innamorato del Signore, ma non eri innamorato nel modo adeguato dell'Incarnazione. Avevi davvero paura... Avevi paura della vita, perché volevi essere un santo e perché sapevi di essere un artista. L'artista in te vedeva la bellezza ovunque; il santo in pectore in te diceva: "ma è terribilmente pericoloso"; il novizio in te diceva: "tieni gli occhi ben chiusi"; se P. non fosse entrata nella tua vita, saresti potuto scoppiare. Credo che P. salverà la tua vita. Dirò una messa di ringraziamento per quello che P. è stata e ha fatto per te. Avevi bisogno di P. da tanto tempo. I tiri al bersaglio contro i fantocci non sono una valvola di sfogo. E nemmeno i corpulenti anziani Provinciali. (...) Se tu pensassi che l'unica cosa da fare sia ritirarsi nella tua conchiglia, non vedresti quanto amorevole è stato Dio. Devi amare P. e cercare Dio in P. Godi dell'amicizia e paga il prezzo del dolore che ne segue, ricordala nella messa e lascia che sia Lui il terzo in questa amicizia. L'esordio dell'Amicizia spirituale (di Aelredo di Rievaulx):
"Eccoci, tu e io, e spero che fra noi Cristo sia il terzo".

(Lettera di Bede Jarrett a Dom Hubert in Letters of Bede Jarrett, Downside and Blackfriars, Bath 1989, p. 180)

Agli albori il cristianesimo non era una proposta per avventurieri condannati alla solitudine: forse lo è diventata in seguito, manipolando l'alfabeto iniziale. Perché un Dio che umili le piccole gioie dell'affetto è un Dio che non meriterebbe d'essere ascoltato.

Simone con Giovanni, Andrea con Matteo, Giacomo d'Alfeo con Tommaso: e via via tutti gli altri. Solo Giuda è un po' triste, ma va bene così: meglio la tristezza di un sorriso falso. Di quei sorrisi forzati di un posto prenotato in Paradiso.

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