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TESTO Il passaggio da compiere

don Fulvio Bertellini

Battesimo del Signore (Anno C) (11/01/2004)

Vangelo: Lc 3,15-16.21-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 15poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

L'attesa e la domanda

I dati fondamentali di questo brano (discorso di Giovanni Battista, battesimo di Gesù, consacrazione nello Spirito e voce divina di conferma) sono presenti anche in Marco e Matteo, ma la prospettiva fondamentale è assolutamente originale di Luca. L'evangelista vuole sottolineare fortemente la separazione, il passaggio che si compie tra due ere della storia della Salvezza. Con Gesù comincia qualcosa di assolutamente nuovo. Il primo dato che Luca mette in risalto è l'attesa del popolo, come se tutti si interrogassero sull'identità di Giovanni, e come se tutti fossero in attesa del Cristo. Sullo sfondo sta una convinzione profonda: l'uomo attende un compimento, porta con sé una domanda profonda, che spesso resta inespressa, una domanda di pace, di giustizia, un desiderio di instaurare relazioni positive e riconciliate. In modo particolare una simile attesa è condivisa da Israele, popolo scelto da Dio per avviare la storia della salvezza. E guardando al complesso dell'opera di Luca (Vangelo e Atti degli Apostoli) si può vedere come la stessa attesa si possa estendere a tutti gli uomini, di tutti i popoli e di tutte le nazioni.

Scetticismo

Confrontandoci con la prospettiva dell'evangelista siamo almeno inizialmente tentati di bollarla come ingenua e inadeguata. Il nostro sguardo disincantato vede piuttosto un mondo cinico, in cui gli uomini hanno perduto ogni speranza. Il confronto con la Parola di Dio ci invita a correggere la nostra visuale pessimistica. L'attesa di fondo permane, anche se può assumere i tratti della disperazione, della protesta, della negazione, dell'adeguamento minimalista. Visto il fallimento dei grandi progetti e delle grandi utopie, ci si rifugia in piccole azioni di volontariato, di solidarietà, senza grandi pretese. Che sono in ogni caso un segnale importante: anche in questo si esprime l'attesa di cui parlavamo.

Uno più forte di me

Nelle parole di Giovanni Battista si puntualizza il significato dell'attesa messianica: "Dopo di me viene uno che è più forte di me". La storia di Israele aveva rivelato il peccato del popolo, e il bisogno di conversione; anche la nostra storia attuale, se prescinde da Dio, rivela l'insufficienza dell'agire umano. Non basta un restauro di facciata, serve un rinnovamento interiore. E' ciò che Giovanni annuncia, ma sa di non poterlo comunicare. E' anche ciò che le nostre opere di carità e solidarietà richiedono, ma che da sole non possono trasmettere. Con grande finezza l'evangelista dà risalto a questo limite: la vicenda di Giovanni si chiude, comincia l'era di Gesù.

Quando tutto il popolo fu battezzato...

A partire dal versetto 21, notiamo l'assenza del Battista, che non è più esplicitamente nominato: la sua opera è compiuta (tutto il popolo è stato battezzato), e Gesù stesso ha ricevuto questo segno; è terminato il tempo del Battista, comincia il tempo di Gesù. La prima azione di Gesù è la preghiera (altra sottolineatura tipica del Vangelo di Luca): nella preghiera Gesù fa sua l'attesa del popolo, si fa carico del suo peccato e del suo desiderio di salvezza; questa preghiera è efficace ed ha una risposta (i cieli si aprono). Il nuovo tempo che comincia è tempo di reale comunicazione tra Dio e l'uomo.

Tu sei il mio figlio prediletto...

Lo Spirito scende visibilmente su Gesù, che è così il primo a compiere la profezia di Giovanni: "Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". Per la Chiesa, la profezia si avvera solo a partire dalla Pentecoste, quando ancora lo Spirito scende visibilmente sotto forma di "lingue, come di fuoco". Nella prospettiva di Luca, Gesù è presentato come il primo di una lunga serie, anche se qualitativamente superiore a tutti quelli che lo lo seguono. Gesù ha una relazione privilegiata con il Padre, di figlio prediletto, per cui può comunicare a tutti l'essere figli di Dio. Fin dall'inizio l'evangelista assicura che la sua identità è chiara, la sua missione è fissata; ma nel corso del Vangelo ne presenta lo sviluppo in maniera estremamente lenta e nascosta, attraverso il lungo viaggio a Gerusalemme, attraverso il tunnel oscuro della croce, attraverso il progressivo riconoscimento del Risorto, attraverso il progressivo diffondersi della Chiesa.

E oggi?

Noi non attendiamo più come il Battista il Messia futuro, ma la realizzazione definitiva del Messia già arrivato, già presente nella storia con la forza della sua risurrezione e con il dono del suo Spirito. Il nostro rischio non è l'oscurità, ma la perdita di freschezza, di slancio, il calo di tensione. La festa del Battesimo del Signore ci riporta alle origini della nuova storia inaugurata da Cristo, ci fa misurare il cammino percorso, ci rimette in carreggiata sulla strada ancora da compiere. Noi non viviamo ancora in profondità il dono dello Spirito e il nostro essere Figli prediletti di Dio. Le nostre comunità ancora rischiano di fare confusione tra attese puramente umane e manifestazione del Figlio di Dio. Moltissimi uomini ancora desiderano qualcosa, senza sapere che si tratta di una persona, uno "che è più forte di noi": ce n'è abbastanza per rimettersi in cammino?


Flash sulla I lettura

"Consolate, consolate il mio popolo...": l'azione fondamentale presentata inquesto brano è il ridare fiducia e coraggio e una speranza per il futuro a chi l'aveva perduta. Il problema da superare non è solo il ricordo dei fatti negativi del passato, ma il rimorso e la consapevolezza di averli in qualche modo causati. Nel caso del popolo di Israele il problema si complica: non si tratta infatti di una vicenda personale, ma di una vicenda collettiva, che coinvolge una comunità, nel suo passato, nel suo presente, nel suo futuro: chi ha causato il peccato? quando comincia il perdono? quando si potrà riscoprire la speranza?

"Parlate al cuore... e gridate... una voce grida...alza la voce con forza, non temere...": si moltiplicano i verbi che indicano il parlare, l'annunciare. Un fatto nuovo si sta compiendo nella storia: il perdono di Dio; ma non basta la semplice informazione per entrare nella nuova realtà. Bisogna che sia annunciato, condiviso, partecipato, discusso... in questo il ruolo del profeta, dell'annunciatore, è fondamentale.

Ecco, il Signore Dio viene con potenza...: il ruolo del profeta resta tuttavia sostanzialmente insufficiente: Dio stesso deve mettersi in azione. Il fatto decisivo della nuova era annunciata nella profezia è che Dio stesso in persona si mette alla guida del suo popolo.

Il brano profetico si apre quindi al compimento evangelico con due questioni fondamentali: la prima, su chi si può configurare come annunciatore valido e autentico del Regno di Dio, portatore di una parola autentica di consolazione; la seconda, sulla venuta in persona di Dio, come pastore e dominatore del suo popolo. Nel Vangelo la risposta viene data in Gesù: è lui il profeta autentico, che condivide in tutto la sofferenza dell'uomo peccatore; ed è in lui che si ha una autentica presenza del Dio salvatore, che viene per instaurare il suo Regno.


Flash sulla II lettura

"... rinnegare l'empietà e i desideri mondani... vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo...": i termini "mondo" e "mondano" della traduzione italiana indicano due prospettive diverse: da un lato il "mondo" induce nell'uomo aspettative sbagliate, pretese estranee alla salvezza autentica, e tende a distrarre l'uomo da Dio (empietà) - d'altra parte proprio in "questo mondo", in questa epoca, in questa storia si ha l'occasione favorevole per accogliere la grazia salvatrice, e testimoniarla con la sobrietà (essenzialità, unificazione, ricerca dei valori fondamentali per la persona), giustizia (solidarietà, giusta relazione con i fratelli) e pietà (giusta relazione con Dio).

"... mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo...": la realtà salvifica, che si manifesta nella storia, viene strettamente legata alla realtà sacramentale: c'è un gesto visibile che esprime, comunica, inserisce in questa nuova forma di esistenza. Ed è quello stesso battesimo che anche noi celebriamo nelle nostre parrocchie, spesso in forma privatistica e distratta. Sicuramente è un bene che il battesimo dei bambini sia anche una festa per la sua famiglia, ma perché non può diventare innanzitutto la festa della grande famiglia della comunità parrocchiale?

 

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