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TESTO Siamo di scandalo per Gesù?

don Giovanni Berti

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (08/07/2012)

Vangelo: Mc 6,1-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,1-6

1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

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Gesù scandalizza i suoi paesani. In termini letterali scandalizzare significa "essere d'inciampo".

Ed è questo l'effetto che Gesù fa' dal punto di vista interiore e spirituale in coloro che lo conoscono fin da piccolo, e conoscono bene la sua famiglia.

Se sappiamo qualcosa sulla famiglia di Gesù e sul lavoro del padre Giuseppe è proprio da questo passaggio di Vangelo, che ci presenta Gesù nella propria terra natia. È proprio qui che Gesù ha uno dei suoi più grandi fallimenti dal punto di vista della predicazione e nell'operare miracoli.

E' davvero molto potente la forza negativa del pregiudizio! Blocca persino Gesù e rende Dio impotente!

Forse anche noi con Gesù siamo meravigliati di questo fatto. E' davvero incredibile che il grande Gesù, potente in parole e opere, sia bloccato e messo in angolo proprio dai suoi conoscenti.

Ma questa meraviglia non ci deve scusare e non ci deve "tirare fuori".

Se c'è un posto dove Gesù è di casa è proprio la sua bimillenaria Chiesa. C'è da chiedersi veramente se anche nella sua casa di oggi, che siamo noi, Gesù non sia bloccato nelle parole e nelle opere.

Siamo veramente sicuri che con le nostre regole, consuetudini, tradizioni e consolidatissime strutture ecclesiali, in fondo non facciamo un po' da zavorra alla sempre dirompente e profetica azione di Dio nella storia?

Qualche giorno fa un vecchio amico mi ha ricontattato per gli auguri di compleanno. Sapevo che il suo primo matrimonio era finito da tempo e che aveva iniziato una nuova relazione.

Mi ha chiesto se volevo rivederlo per presentarmi la sua nuova compagna. Ha anche aggiunto che aveva piacere di trovarci nella loro casa e se... volevo anche dare la benedizione alla casa.

Io ho risposto subito di si, senza troppo pensarci. Mi pareva un bell'invito amichevole e anche una richiesta molto bella dal punto di vista spirituale.

Questo amico è rimasto molto sorpreso dalla mia risposta affermativa. "Ma la Chiesa non condanna le coppie come noi?" mi ha subito chiesto. Io gli ho risposto che la Chiesa ha tantissimi insegnamenti, e che certamente sulla loro situazione ha una posizione chiara. Ma gli ho anche ricordato che la Chiesa parla anche di amore, misericordia, accoglienza e che non si rifiuta mai una preghiera se questa è richiesta con sincerità.

Rimango sorpreso anch'io di come la Chiesa sia spesso vista solo come fonte di condanne, divieti e limitazioni. E mi domando quanto noi stessi, che siamo parte viva della Chiesa, facciamo in modo che si pensi in modo diverso. Riprendendo le parole del Vangelo, penso che spesso siamo proprio noi come Chiesa ad essere di "scandalo" a chi vuole incontrare Gesù e sentirlo vicino, perché con i nostri schemi rigidi e le nostre parole fredde siamo a nostra volta di scandalo, cioè "di inciampo", a Gesù che vuole entrare e operare nel cuore di tutti gli uomini, specialmente quelli più lontani.

Facciamo dunque in modo che Gesù, che nella sua Chiesa ha la sua casa di sempre, non si senta limitato come a Nazareth nell'operare i prodigi dell'amore, ma possa, anche attraverso la nostra collaborazione, guarire e illuminare i cuori... di tutti.

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