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TESTO Le nozze tra Dio e l'uomo

Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/01/2004)

Vangelo: Gv 2,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Un'inserzione Giovannea in quest'anno dedicato a Luca, con uno dei brani di vangelo più sconcertanti e pregnanti della Bibbia: le nozze di Cana.

Diciamolo subito: Gesù non esalta il consumo di bevande alcoliche e questo brano non è passato alla storia per la colossale sbronza di questo matrimonio atipico.

Anzi, a leggerlo bene è un matrimonio veramente strano: manca la sposa, il ruolo dello sposo è appena accennato. Ma Giovanni, l'unico che parla di questo che fu il primo "segno" di Gesù, è sempre da prendere con le pinze, essendo i suoi scritti complessi e simbolici.

Vi do', allora, una delle interpretazioni più accettate dagli studiosi, che vedono in questo brano il rinnovo dell'alleanza tra Dio e il suo popolo Israele. Alleanza divenuta stanca, svuotata di senso, resa difficile dall'abitudine e dalle vicissitudini della quotidianità. Le giare - usate per la purificazione - sono evidente simbolo di questa difficoltà: sono in pietra, materiale che richiama la staticità, il peso, l'assenza di flessibilità, e sono sei, cioè sette - numero della perfezione - meno uno. Maria, figlia di Israele, la parte del popolo attenta alla Parola, fedele alla promessa, si accorge dell'assenza del vino, segno della gioia messianica.

E Gesù interviene, è lui il vero sposo, lui che prende l'acqua e la trasforma nel vino della nuova alleanza. Co-protagonisti di questa miracolosa conclusione sono i servi: perplessi e scocciati all'inizio, assecondano le bizzarre richieste dell'ospite ed ottengono il prodigio. Essi sono l'immagine della parte fedele di Israele, che non si scoraggia, che tiene duro, che resta fedele. La sposa, evidentemente, la grande assente, è la nuova umanità, il nuovo Israele, la comunità dei credenti che ascolta e celebra questo brano delle nozze di Cana.

Iniziando il tempo ordinario, veniamo coinvolti in questo straordinario vangelo che ci ricorda - nei primi giorni dell'anno nuovo - alcune verità che ci mettono di buon umore.

Giovanni dice: se accogli Dio tutto diventa festa. Se accogli la nuova Alleanza (Dio vuole te, vuole proprio te) tutto si apre allo stupore e alla meraviglia. La vita grigia che rischia di rovinarci l'umore (che matrimonio è, una festa senza vino?) diventa stupore, meraviglia, gioia intensa. La mia vita ordinaria diventa festa memorabile, evento inatteso e gratuito. E' possibile svegliarsi il lunedì mattina contenti di andare incontro alla settimana lavorativa? Sì: Dio trasforma la tua acqua in vino e tutto diventa festa, ciò che di creativo e di intenso mancava alla nostra vita ci viene restituito da questo Dio che ha a cuore il mio cammino di uomo.

Ma ci sono due condizioni, banali, semplici, essenziali.

La prima è l'offrire, il donare. Gesù chiede di riempire le giare d'acqua. E noi cosa siamo disposti ad offrire? Tempo? Intelligenza? Disponibilità? I servi compiono senza capire, un po' perplessi, ma obbediscono. Anche noi alle volte stentiamo a compiere i gesti che la vita ci pone davanti: non li comprendiamo. Perché pregare? Perché restare onesti? Perché dare il meglio? Non vincono forse i furbi? Non prevalgono forse i violenti? I servi non capiscono ma si adeguano: la fedeltà è valore, la costanza diventa stupore. Signore, fatico ma tengo uno spazio di preghiera quotidiana. Signore fatico, ma voglio incontrare i miei fratelli per celebrare la tua presenza. Signore fatico, ma credo che tu voglia fare della mia vita un dono per gli altri...

La seconda condizione è imitare l'atteggiamento di Maria. Sono le uniche parole che dice Maria nel vangelo di Giovanni: "Fate quello che vi dirà". Occorre riscoprire il discepolato, la sequela del Maestro. Occorre togliere quella sottile sufficienza (arroganza?) che ci fa tutti sapienti teologi perché abbiamo (sic!) sopportato qualche anno di catechismo nell'infanzia. No: così non si resta cristiani, così non si diventa discepoli. A chi lo desidera Dio propone un cammino, un percorso di luce in luce, che ci porta a scoprire le nuove nozze tra Dio e l'umanità. Nozze a cui posso partecipare e che posso addirittura favorire, giorno per giorno, attimo per attimo, realizzando il sogno di Dio. Ma occorre disponibilità, obbedienza al vangelo, sequela motivata.

Un buon inizio d'anno, no?

Agli internauti che mi ascoltano su Radioinblu: fatemi il favore di mandare qualche mail di stimolo (suggerimenti, apprezzamenti e quant'altro) sulla mail: info@radioinblu.it, da queste dipende il fatto che continui la trasmissione prima di tutto! (per i curiosi: frequenze radio nella tua città su www.radioinblu.it)

Libri di Paolo Curtaz

 

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