TESTO Commento su Seconda Timoteo 4,18
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Santi Pietro e Paolo Apostoli (Messa della Vigilia) (29/06/2012)
Brano biblico: 2Tm 4,18
15Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli.
2Tm 4,18
Come vivere questa Parola?
Pietro e Paolo, due storia profondamente diverse per natali cultura temperamento modalità di incontro con il Signore, ma qualcosa di sostanziale li accomuna: la passione per Cristo.
Le letture odierne ce li presentano fatti entrambi oggetto di persecuzione. Sia Pietro che Paolo sono in carcere per il nome di Gesù per cui verseranno il loro sangue.
Nella lettera a Timoteo, Paolo ne parla chiaramente, intuendo che quell'ora non è più tanto lontana. Ciò che gli si prospetta è una morte violenta, mentre la stessa prigionia risulta dal contesto piuttosto pesante. Ma egli ne parla con serenità nella certezza che "Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno".
Fuga dalla realtà, disprezzo per la vita, masochistica ricerca di sofferenze? Assolutamente no! Dagli Atti risulta che, in altre occasioni, Paolo per salvarsi non ha esitato a ricorrere sia a mezzi suggeriti dalla furbizia, contrapponendo tra loro sadducei e farisei uniti nell'accusarlo (cf At 23,6-10) sia a vie legali appellandosi a Cesare (cf At 25,11). Quanto scrive ora rivela soltanto l'atteggiamento del cristiano che vede nella morte, soprattutto se affrontata per il nome di Cristo, la via che introduce alla pienezza della vita. Una certezza che uno sguardo retrospettivo alla propria esistenza conferma con la consapevolezza che: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede" (v.7).
Le prove della vita non lo hanno sopraffatto. Egli le considera inevitabili battaglie che si devono affrontare per conseguire la vittoria, ma la vera garanzia di essa è in quel "Ho conservato la fede", da cui sgorga l'esclamazione gioiosa: "A lui la gloria nei secoli dei secoli".
Oggi, nel mio rientro al cuore, sosterò su questa serena e rassicurante certezza: le prove accompagnano la vita di ogni mortale, ma se affrontate con coraggio mi forgiano come uomo e come cristiano, divenendo garanzia di pienezza.
Con te, Signore, tutto acquista sapore di eternità: il mio lavoro, il mio riposo, il mio soffrire e il mio gioire... Basta restare ancorati a te e lasciare che la fede getti luce sul mio cammino: sarà a volte la flebile luce di una candela. Che importa! Basta che essa resti accesa.
La voce di un testimone
La fede non è un approdo, ma un sicuro orientamento di grazia verso l'approdo. La traversata continua e faticosamente. Chi non ha la grazia di credere è tentato dall'incertezza e dal timore del niente. Chi ha la grazia di credere è travagliato dalla luce stessa che gli fu comunicata.
Primo Mazzolari