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TESTO "Tu sei mio figlio amato"

don Marco Pratesi   Il grano e la zizzania

Battesimo del Signore (Anno C) (11/01/2004)

Vangelo: Lc 3,15-16.21-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,15-16.21-22

In quel tempo, 15poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Dal punto di vista liturgico, la festa del battesimo di Gesù ha due facce: da un lato è conclusione del tempo natalizio, dall'altro inizio del tempo ordinario. Ricordiamo le parole del prologo di Giovanni: Gesù è il Verbo incarnato, il Figlio da sempre "presso Dio", in dialogo intimo col Padre. Un dialogo che il Vangelo oggi ci svela: "Tu sei il mio amato figlio" dice il Padre a Gesù che esce dal battesimo. Questo dialogo è svelato al mondo perché Dio vuole invitare tutti a parteciparvi. Lo diceva Giovanni: quanti accolgono il Verbo diventano figli di Dio. Se accogliamo il Verbo fatto carne scopriamo la nostra identità vera: essere figli di Dio. Questo è il messaggio del Natale.

Il tempo ordinario richiama la normalità della nostra esistenza, la ferialità del vivere quotidiano. Il tempo ordinario comincia alla luce di questa verità, di questa buona notizia: "Tu - ognuno di noi - sei mio figlio amato". Siamo invitati a vivere la ferialità, la quotidianità, sotto il segno dell'essere appunto figli amati.

Occorre lottare per mantenere questa coscienza. Non ci crediamo abbastanza! L'impatto col male, dentro noi e intorno a noi, continuamente minaccia e incrina questa fiducia. Non soffocare lo Spirito di figli dentro di noi, datoci col battesimo, significa prima di tutto tornare continuamente ad ascoltare questa voce che dentro di noi dice: "Tu sei mio figlio amato". Se questa sorgente si inaridisce, la nostra vita cristiana rimane un guscio vuoto. Far respirare lo Spirito filiale dentro di noi significa assecondare i suoi impulsi, vivere da figli, sentire da figli. Perché dentro di noi lo Spirito ci spinge a questo: assumere in noi i sentimenti del Figlio unico, i suoi criteri, le sue scelte; in una parola: a diventare figli nel Figlio.

All'offertorio:

Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio alimenti in noi lo spirito di figli, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:

Guidati dallo Spirito di Gesù che dentro di noi grida "Abbà, Padre" rivolgiamoci a Dio con la libertà e la fiducia dei figli:

 

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