TESTO Queste cose vi saranno date in aggiunta
Ileana Mortari - rito ambrosiano Home Page
II domenica dopo Pentecoste (Anno B) (10/06/2012)
Vangelo: Lc 12,22-31
22Poi disse ai suoi discepoli: «Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. 23La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. 24Guardate i corvi: non séminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! 25Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 26Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto? 27Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 28Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede. 29E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: 30di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta».
Il brano di Luca inizia con "[Gesù] disse ai suoi discepoli: Per questo io vi dico...." Perché per questo"? a che cosa si riferisce? Alla parabola appena narrata di un ricco proprietario che costruisce magazzini più grandi per conservarvi maggiori derrate e star tranquillo per il resto dei suoi giorni, quando....proprio in quella notte sopraggiunge per lui la morte! "Stolto- è la conclusione - quello che hai preparato, di chi sarà?" (Luca 12,20).
Così nel brano odierno la grande lezione che Gesù impartisce ai suoi seguaci è: non preoccupatevi eccessivamente per i vostri bisogni materiali, perché: 1)Dio provvede egregiamente agli uccelli del cielo e ai fiori del campo, la cui esistenza è evidentemente meno importante di quella dell'uomo, e a maggior ragione provvederà ai suoi figli; 2) per quanto si dia da fare, nessun uomo riuscirà mai ad aggiungere un solo istante alla sua vita terrena, che è certamente più importante di cibo e vestiti; perché dunque preoccuparsene tanto?
"Non state in ansia; di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno" (vv.29b-30). C'è una differenza radicale tra i pagani e i credenti in Cristo: per i primi le divinità se ne stanno beate e imperturbabili nelle loro regali dimore, senza minimamente preoccuparsi degli uomini, per gli altri Dio è quel Padre buono e misericordioso che Gesù ci ha rivelato, quel Dio di fronte al quale "perfino i capelli del nostro capo sono tutti contati" (Matteo 10,30)
Ci viene anche detto: "Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre." (v.24) Questo significa allora che dobbiamo vivere alla giornata, come i "senza fissa dimora", aspettando dal cielo o dalla mano di qualcuno di che sfamarci? Evidentemente no, perché Dio Padre ha dotato l'uomo di ragione e volontà perché sappia provvedere a se stesso e alla sua famiglia anche a lungo termine; ma un conto è fare questo con buon senso e ragionevolezza, un conto è essere dominati dall'ansia di accumulare sempre più, giustificandosi ai propri occhi con frasi del tipo "non si sa mai nella vita...e se mi capitasse qualcosa di brutto?!" Il cristiano non può essere totalmente catturato dalla sola ansia dell'avere e dello star bene egoisticamente; in tal caso non potrebbe più neppure chiamarsi "cristiano", che significa "seguace di Cristo", il quale al contrario è vissuto in atteggiamento di povertà e di totale dono di sé ai fratelli.
"Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta" (v.31) Osserva L. Monari: "la vita di fede consiste in uno spostamento di attenzione: mentre l'uomo è naturalmente portato a interessarsi di se stesso e della sua vita, nell'atto di fede egli assume il regno di Dio come interesse primario e quindi affida a Dio la difesa della sua esistenza. Si può dire che l'atto di fede opera una rivoluzione copernicana". L'uomo infatti capisce di non essere più lui al centro, perché c'è un centro di attrazione che lo supera e dal quale egli stesso è attratto: il Regno di Dio.
Ma che cos'è il Regno di Dio?
Il regno di Dio è Gesù stesso e la realtà divina di salvezza, resa possibile dal suo infinito amore e presente nella storia degli uomini. Questo significa, come dice S. Paolo, che "Il regno di Dio non è cibo o bevanda, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo". (Rom. 14,17); "Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal.5,22)Specificando ulteriormente, il regno di Dio è il regno della verità e della vita, della santità e della grazia, della condivisione e della solidarietà, della rettitudine e della misericordia, della fratellanza e della povertà.
"Cercate piuttosto il suo regno" (v.31 a)
Cercare il Regno di Dio è anzitutto porsi alla sequela di Gesù, che ha cercato e accolto tutti coloro che al suo tempo, secondo la religione farisaica, erano esclusi dalla gioia messianica: i poveri, i peccatori, i piccoli, gli stranieri.
Cercare il regno di Dio significa incontrare il Padre, lasciarsi amare da Lui e accogliere il dono del suo Spirito.Di conseguenza a tutto ciò cercare il regno di Dio è vedere in ogni persona un figlio/a di Dio Padre e perciò bandire dal nostro cuore ogni rancore, odio, disprezzo. E'decidere di andare a trovare un ammalato o una persona in difficoltà piuttosto che darsi ad un divertimento egoistico; è saper ascoltare un bambino e soddisfare le sue richieste, piuttosto che dar retta alle chiacchiere futili della vicina di casa. E' far compagnia ai bambini ricoverati in ospedale piuttosto che stare ore e ore davanti alla TV.
Cercare il regno di Dio è scegliere di dare una mano in parrocchia (soprattutto alla Caritas), anziché passare il pomeriggio a giocare a carte al bar.. E' anche andare controcorrente rispetto agli "idoli" del nostro tempo: avere, successo, potere, profitto, consumo, istintualità sfrenata.
Cercare il regno di Dio è sapere che esso si è realizzato soprattutto nella morte e resurrezione di Cristo e ricordare questa verità nei momenti dolorosi e disperanti piuttosto che piangere su se stessi
"e queste cose vi saranno date in aggiunta" (v.31 b)
Quali cose?
Anzitutto l'appagamento e la gioia che sempre derivano dal dono di sé e del proprio tempo, spesso insieme alla riconoscenza da parte delle persone soccorse (ma, quand'anche questa venisse a mancare, sappiamo che "grande è la nostra ricompensa nei cieli."- Mt.5,12); nonché il poter dare un significato profondo al tempo così impiegato.
Quanto ai "frutti" positivi che scaturiscono da ogni atto di generosità e di amore, credo che li possa elencare chiunque abbia fatto di essi il suo stile di vita; frutti nascosti nella maggior parte dei casi, conoscibili e talora eclatanti nelle situazioni estreme, come quelle dei missionari, spesso visitati dalla Provvidenza divina. Un solo esempio: la giovane suor Seema, delle "Helpers" di Dharavi e Jerimeri (India), vive da tempo presso le baracche fatiscenti e maleodoranti degli "ultimi" di quei villaggi, assistendo e aiutando in ogni modo gli abitanti degli slums. Un giorno non aveva più nemmeno una rupia e doveva dar da mangiare a cinquanta bambine! Andò in un grande albergo a chiedere se avevano avanzi di cibo e le diedero 50 rupie, troppo poco per l'urgente necessità; ma ecco che padre Alessi (assistente dello slum) ricevette proprio in quel giorno da un benefattore un mazzetto di banconote e le diede subito a suor Seema: erano 500 rupie, esattamente la cifra necessaria per dar da mangiare quel giorno alle bambine!