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TESTO La famiglia: un riflesso terreno della Trinità

don Roberto Rossi   Parrocchia Regina Pacis

Santissima Trinità (Anno B) (03/06/2012)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Noi siamo stati battezzati nella Trinità, nel nome - cioè nell'amore - del Padre del Figlio dello Spirito Santo. La Chiesa crede nella Trinità perché questa verità le è stata rivelata da Cristo. La difficoltà di comprendere il mistero della Trinità è un argomento a favore, non contro la sua verità. Nessun uomo, lasciato a se stesso, avrebbe mai escogitato un tale mistero.

Dopo che il mistero ci è stato rivelato, intuiamo che, se Dio esiste, non può che essere così: uno e trino allo stesso tempo. Non può esserci amore se non tra due o più persone; se dunque "Dio è amore", ci deve essere in lui uno che ama, uno che è amato e l'amore che li unisce. I cristiani sono anch'essi monoteisti; credono in un Dio che è unico, ma non solitario. Chi amerebbe Dio se fosse assolutamente solo? Forse se stesso? Ma allora il suo non sarebbe amore, ma egoismo, o narcisismo.

Possiamo cogliere il grande e formidabile insegnamento di vita che ci viene dalla Trinità. Questo mistero è l'affermazione massima che si può essere uguali e diversi: uguali per dignità e diversi per caratteristiche. E non è, questa, la cosa che abbiamo più urgente bisogno di imparare, per vivere bene in questo mondo? Che si può essere, cioè, diversi per colore della pelle, cultura, sesso, razza e religione, eppure godere di pari dignità, come persone umane?

Questo insegnamento trova il suo primo e più naturale campo di applicazione nella famiglia. La famiglia è chiamata ad essere un riflesso terreno della Trinità. Essa è fatta da persone diverse per sesso (uomo e donna) e per età (genitori e figli), con tutte le conseguenze che derivano da queste diversità: diversi sentimenti, diverse attitudini e gusti. Il successo di un matrimonio e di una famiglia dipende dalla misura con cui questa diversità saprà tendere a una superiore unità: unità di amore, di intenti, di collaborazione.

La Trinità non è un mistero lontano dalla vita, esso è un mistero vicinissimo. Il motivo è molto semplice: noi siamo stati creati a immagine del Dio uno e trino, ne portiamo l'impronta e siamo chiamati a realizzare la stessa sublime sintesi di unità e diversità.

"Dio è Trinità, è comunione d'amore, e la famiglia ne è la prima e più immediata espressione. L'uomo e la donna, creati ad immagine di Dio, diventano nel matrimonio ‘un'unica carne' (Gen 2,24), cioè una comunione di amore che genera nuova vita. La famiglia umana è dunque icona della Trinità sia per l'amore interpersonale, sia per la missione di procreare la vita". (Benedetto XVI)

 

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