TESTO Commento su Giovanni 15,26-27; 16,12-15
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Pentecoste (Anno B) - Messa del Giorno (27/05/2012)
Vangelo: Gv 15,26-27; 16,12-15
«26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio».
«12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di don Giampaolo Perugini
Anno zero
Da molti secoli in Occidente si misura il tempo avendo come anno zero la nascita di Cristo. In effetti, l'incarnazione di Gesù è un evento senza precedenti che ha cambiato per sempre il corso della storia. Un evento impensabile se non fosse stato annunciato dalle Sacre Scritture. Gesù viene a svelarci il volto del Padre, ci rivela l'identità di Dio, ma ci rivela anche l'identità del vero uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Gesù viene a salvarci dai peccati e a guarire la creazione, viene a proclamare e a instaurare il Regno dei cieli che ha per statuto il comandamento dell'amore.
Ma c'è un altro avvenimento di uguale importanza che forse non ha mai avuto il giusto risalto: si tratta della venuta dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste. La solennità di oggi.
Tutta un'altra cosa, infatti, è la vita degli apostoli dopo la discesa dello Spirito Santo. Un forte vento entrò nella stanza dove si trovavano e apparvero, sopra la loro testa, delle lingue di fuoco... Fu così che i discepoli ricevettero lo Spirito Santo, cioè la Forza onnipotente dell'amore di Dio. Gli apostoli divennero "fortissimi". Da paurosi, divennero coraggiosi. Da ignoranti, divennero sapienti. Da litigiosi, divennero uniti. Da deboli, divennero capaci di tutto, perfino di fare miracoli e di andare incontro al martirio. È a Pentecoste, con la venuta dello Spirito Santo, che il progetto di Dio giunge alla sua perfezione, al suo traguardo! Il frutto dello Spirito siamo noi cristiani che diventiamo come Gesù. Quello che è successo ai discepoli, nel giorno di pentecoste, deve accadere anche a noi.
Così sarà nel corso dei secoli per tutti i santi che hanno fatto vedere di essere "tempio dello Spirito Santo" nel proprio corpo. Il Paraclito li ha immessi nella vita divina, nell'amore che va oltre la natura umana e oltre la morte. Grazie alla Pentecoste viviamo, dunque, questo nostro tempo, che non sarebbe stato lo stesso se non fosse venuto lo Spirito Santo. Non ci sarebbe stata la cristianità, la Russia non sarebbe stata consacrata alla Madonna, l'Africa non avrebbe visto sant'Agostino, l'India non conoscerebbe Madre Teresa di Calcutta, l'Europa non avrebbe avuto San Benedetto e i santi Cirillo e Metodio, l'Italia Santa Caterina da Siena e San Francesco d'Assisi, saremmo ancora schiavi della legge con la solita intuizione di Dio e forse una più frustrante e spasmodica sete, in balia dei nostri istinti e dei nostri istanti di umore.
Perciò non sarebbe per niente fuori luogo suddividere la storia - magari quella del singolo credente - nell'era "avanti lo Spirito Santo" e "dopo lo Spirito Santo". Anzi, questa scansione del tempo sarebbe forse più comprensibile, perché il definitivo cambiamento dell'uomo è arrivato proprio con la discesa del Paraclito. Prima della venuta dello Spirito, infatti, l'uomo aveva al massimo solo un'intuizione di Dio, che rimaneva tale anche di fronte al Figlio quando parlava, operava miracoli e moriva per amore delle sue creature. Un'intuizione che viaggiava in compagnia del dubbio, perfino tra profeti del calibro di Mosè o di Giovanni il Battista.
La sete e l'acqua
L'importanza della venuta dello Spirito è ciò che - durante l'ultima cena - fa pronunciare a Gesù queste parole: "È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi lo Spirito Santo" (Gv 16,7).
Così pure, nel colloquio con la samaritana, Gesù esclamò: "Se tu conoscessi il dono di Dio! Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv 4,10ss)
Lo Spirito Santo - che scaturisce da Dio Padre e viene a noi mandato dal Figlio - è quindi l'acqua viva per il nostro bisogno di vivere. Perché noi tutti abbiamo sete di vita. Sete di amore. Sete di felicità. Sete di verità. Sete di giustizia e di pace. Tutti abbiamo sete! La "sete" è il nostro bisogno creaturale, naturale, che manifesta il nostro essere "finito", ma anche Lo Spirito Santo è il dono di Dio Creatore per soddisfare il nostro bisogno soprannaturale di "infinito". Per il nostro desiderio di essere come Dio in Gesù Cristo.
La Trinità non fa certo i conti con il tempo... per cui solo noi vediamo l'intervento del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo in tre momenti diversi. In realtà l'amore di Dio si realizza in un solo istante e ad opera di un'unica sostanza. Attraverso lo Spirito Santo entriamo anche noi in questo mistero trinitario, viviamo già oggi l'eternità, siamo attraversati dall'amore di Dio e ne diventiamo sorgente... come il cuore "ingrandito" di san Filippo Neri, tanto per fare un altro esempio. Si potrebbe dire che coloro i quali ricevono lo Spirito Santo compiono qualsiasi cosa con uno "spirito" diverso: le sofferenze del momento presente diventano imparagonabili rispetto alla gloria promessa e attesa; si riesce ad amare perfino i nemici e si vive comunque nella gioia. Con l'effusione dello Spirito Santo, la Pasqua è perfetta. Il potenziale si esprime appieno. Il concetto o la parola "impossibile" non esiste più, neanche nel vocabolario umano.