PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Gesù ci mette la faccia: e noi?

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

Venerdì Santo - Passione del Signore (06/04/2012)

Vangelo: Gv 18,1- 19,42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 27,1-56

1Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. 2Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.

3Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, 4dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». 5Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. 6I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». 7Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. 8Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. 9Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, 10e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.

11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». 12E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. 13Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». 14Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito.

15A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. 16In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. 17Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». 18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua».

20Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. 21Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». 22Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». 23Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». 25E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». 26Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. 28Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, 29intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». 30Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. 31Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.

33Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 34gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. 35Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. 36Poi, seduti, gli facevano la guardia. 37Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». 38Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

39Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo 40e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». 41Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: 42«Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. 43Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». 44Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

45A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». 48E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. 49Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». 50Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

51Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, 52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. 53Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.

54Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

55Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. 56Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.

La vicenda di Dio con l'umanità ha inizio in un giardino, nell'Eden, dove c'era ogni genere di alberi da frutto, belli da vedere e dolci da mangiare. La vicenda dell'umanità con Dio ha fine - anch'essa - in un giardino, "al di là del torrente Cedron", dove c'è un solo genere di alberi, molto nobili, perché producono uno degli elementi fondamentali della nostra alimentazione, l'olio, che serviva pure per ungere i re e i sacerdoti: non esiste giardino migliore, per il Figlio di Dio, che un orto di ulivi.

Un giardino familiare a Gesù, perché "spesso si era trovato là con i suoi discepoli". E invece, il luogo familiare si trasforma improvvisamente in un luogo ostile, dove si radunano soldati e guardie con lanterne, fiaccole e armi, pronti a colpire e a fare del male. Anche tra le nostre mura domestiche, spesso, si consumano atti di ostilità e di violenza che sono resi pubblici solo quando sfociano in tragedia: ma non c'è bisogno di una tragedia per esercitare violenza e sentire ostilità anche in uno spazio che crediamo familiare.

Per fortuna, qualcuno che ci mette la faccia c'è, qualcuno che alla violenza non ci sta e invita ad andare alla radice del problema, sintetizzando in una domanda: "Chi cercate?". In questa drammatica notte di violenza tra la cena del giovedì e l'alba della via crucis di venerdì, Gesù più volte richiama gli uomini alle loro responsabilità, alla loro onestà, alla loro capacità o meno di essere veri: "Se cercate me, lasciate che questi se ne vadano... Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male: ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?... Tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo, la colpa più grande è di chi mi ha consegnato a te".

Abbiamo nostalgia, oggi, di gente che sappia metterci la faccia! Abbiamo nostalgia di quelli che sappiano dire le cose come stanno! Purtroppo siamo pieni di gente che dice quello che pensa: ma dal momento che pensa poco e male, non sa dire la verità... E allora, la risposta immediata e più facile è la violenza, la menzogna, le generalizzazioni che fanno di tutta l'erba un fascio. Ma la violenza genera altra violenza, e anche gli amici di Gesù usano la spada perché incapaci loro stessi di metterci la faccia, in prima persona.

Gesù invece ci mette la faccia, e lascia che lo portino via da quel giardino perché abbia la possibilità di parlare, di difendersi davanti ai tribunali, di dire apertamente ciò che Dio suo Padre vuole che sia detto. Non ha paura né di giudici, né di pretori, né di dottori della legge o sommi sacerdoti: non sono i titoli a fare delle persone dei saggi o dei nobili di fronte ai quali sentirsi in minoranza. Una portinaia e una serva, possono mettere in scacco anche il più fedele discepolo di Cristo, se questi non sa assumersi le proprie responsabilità, se non sa metterci la faccia. Gesù ci mette li faccia, anche se questo significherà ritrovarsela poi schiaffeggiata e piena di sputi.

Gesù non ha paura dei potenti. Gesù non cerca di ottenere da loro dei favori, anche se questo dovesse rappresentare (come di fatto era) questione di vita o di morte. Gesù non accetta ricatti, offerte, bustarelle, compromessi, abiure, a cambio di un quieto vivere che metta tutti d'accordo: lui smette di proclamarsi Messia, i capi religiosi non devono più temere la rappresaglia dei romani e i romani non sono più obbligati a pensare ad una rivolta di popolo! Tutto si sistema, Gesù torna a fare il Maestro tranquillamente, e ognuno trascorre serenamente la Pasqua! Questa è la logica dei potenti: non essere scomodati da nessuno, essere lasciati in pace seduti sui loro troni.

E poco importa dover fare o dire la verità! Tra l'altro, poi...esiste una verità? "Che cos'è la verità?". La verità dei potenti, dei Caifa e dei Pilato di turno, è che nessuno li deve obbligare a prendere una posizione, nessuno li può obbligare ad assumersi le proprie responsabilità: a uno "non è consentito mettere a morte nessuno", l'altro proclama Re e Uomo il Figlio di Dio, fa pure una professione di fede involontaria, che tutti ricorderanno lungo la storia per la scritta INRI sul suo capo, eppure...non si prende la responsabilità di salvare un innocente. E tutto questo per evitare che a Roma giungesse voce che egli, liberando un rivoluzionario, si sarebbe comportato da nemico di Cesare. Rimetterci la carriera per un emerito sconosciuto? Ma chi me lo fa fare, anche se è innocente?

Pilato non ci mette la faccia, Gesù invece sì. E carico della Croce si avvia al luogo in cui avrebbe dato - in maniera folle e incomprensibile - gloria a Dio suo Padre. Ma dove avrà imparato l'uomo Gesù a prendersi le proprie responsabilità e a metterci sempre la faccia al posto degli uomini del suo tempo? Lo puoi capire guardando alla Croce. Vi troverai, statuaria, immobile, pietrificata dal dolore, sua Madre, la sua grande maestra di vita, che per prima ci ha messo la faccia quando, incinta fuori dal matrimonio, se ne fa un baffo delle derisioni e dei commenti poco piacevoli dei suoi compaesani, pur di fare la volontà di Dio. Con una Madre così, forte come una roccia, vera Pietra su cui si edifica la Chiesa (visto che il Pietro capo della Chiesa è sparito dalla circolazione) non ci sono dubbi: il Figlio che è nato in lei sarà altrettanto forte da non temere alcun male, pur di fare la volontà del Padre. Ed è talmente forte che trova pure la forza, morente sulla croce, di generare alla Madre un altro figlio, più giovane, simbolo della nuova umanità nata dalla sua morte.

Quando tutto è compiuto, e la sete di salvare l'umanità è stata dissetata, il Figlio di Dio consegna la sua opera d'arte al Padre, con grande responsabilità, dicendogli: "È compiuto".

Fin qui la mia opera. Ora tocca a te risuscitarmi dalla morte. Con me, risuscita a nuova vita coloro che hanno creduto in me. E non importa se sono delle donne dai facili costumi come Maddalena, oppure discepoli notturni come Nicodemo, o di nascosto per paura dei Giudei, come Giuseppe d'Arimatea: loro ci hanno messo la faccia, si sono presi la responsabilità di andare sotto la croce a dire che avevano creduto in lui.

È da lì che bisogna ripartire: da un altro giardino, questa volta un giardino nuovo nel quale nessuno era mai stato sepolto, e da gente nuova, nella quale nessuno aveva mai creduto. Di uomini e donne vecchi nel cuore, ammuffiti nello spirito, corrotti nei modi fare, disonesti nelle loro promesse, Gesù non sa che farsene. Parte da capo, da gente nuova, piena di difetti, ma capace di prendersi le proprie responsabilità.

Anche su questo, Gesù scommette e ci mette la faccia. E noi?

 

Ricerca avanzata  (55317 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: