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TESTO Tabelline evangeliche

don Cristiano Mauri   La bottega del vasaio

V domenica di Quaresima (Anno B) (25/03/2012)

Vangelo: Gv 11,1-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.

47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». 49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

Dai, prendiamo il Vangelo alla lettera.
Gesù è la Resurrezione e la Vita. Il Salvatore è Lui.

Le faccende grosse, la morte, il male e giù di lì sono affar suo.

Noi occupiamoci del resto obbedendo all'ordine: "Liberatelo e lasciatelo andare".

Le bende e il velo van levati: che il povero Lazzaro è sì tornato alla luce, ma senza volto, legato mani e piedi che uomo sarà mai, che vita potrà vivere?

Via tutto, sciogliere, slegare, svelare. E' necessario, tanto quanto uscire dal sepolcro.

Facciamolo. Facciamo di questo nostro benedetto impegno cristiano un'opera di liberazione.

Siamo o non siamo a Sua immagine? E forse che Lui non è un Dio liberatore?

"Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente".

Chiaro no? Il Suo mestiere è liberare, e noi siamo a bottega, o no?

Avanti, di che abbiamo paura? Che a "liberare e lasciar andare" perdiamo il controllo?

Ma qui si gioca la fede! Siamo discepoli, il Maestro ordina, su, obbediamo.

Alla Grande Carceriera ha detto che ci pensa Lui: c'ha i muscoli giusti per farlo.

Noi cominciamo con le piccole prigioni che dell'Ultima Galera sono anticipo e figura.

Partiamo con qualcosa di semplice, immediatamente alla nostra portata. Non penseremo mica che vivere il Vangelo significa anzitutto passar al giornata a far miracoli? Nemmeno per Lui è stato così. Magari un giorno anche noi sapremo affrontare la Grande Catena e liberare l'uomo invocando il nome di Gesù. Ma il mestiere mica s'impara tutto d'un colpo. A, B, C e tabelline, anzitutto.

E lasciamo stare la Chiesa, la Società, la Cultura e tutti i massimi sistemi. Ragionar su quelli, sempre troppo oltre il nostro piccolo cabotaggio, finisce che ci convinciamo all'immobilismo pratico.

Andiamo sul concreto, sporchiamoci un po' di banalità e parliamo dell'ordinario, quello senza alcun tratto di nobiltà. Quello di cui abbiamo una così scarsa considerazione che quasi non riteniamo nemmeno degno del Vangelo. Tutto ciò che non ha un grande impatto sulla nostra vita. Avete presente gli aspetti dei rapporti umani che rientrano nella categoria "dettagli"? ( che poi qualche volta in quella categoria ci infiliamo delle persone tutte intere...)

Proprio nel vivere quei dettagli, soprattutto a noi credenti agonisti del Vangelo impegnati su ben altri fronti, spesso si abbassa la guardia e vengono fuori le storture. E finisce che, mentre lotti per la liberazione dell'uomo, al tuo vicino di posto piazzi un velo sul volto, un paio di manette ai polsi e due belle scarpette di cemento. Non è che lo fai apposta o per cattiva intenzione, solo ti sfugge.
Oh, non ci vuol nulla.

Basta che, con un dettaglio, diamo all'altro la sensazione di doversi meritare il nostro sguardo e guadagnare la nostra considerazione. Questione di un attimo e avrà come l'impressione di non essere libero di mostrare il suo volto così com'è. Un giudizio affrettato, un'opinione troppo calcata, un incoraggiamento maldestro, un rimprovero troppo severo. Se penso anche certe retoriche cristiane...: "I cristiani non devono mai mostrare il volto triste, sempre sorridenti". E davanti a Gesù che piange a dirotto diciamolo che queste sono un mare di stupidaggini. Penso anche a certi conformismi di pensiero che ci portiamo dietro e che inavvertitamente tendiamo a imporre a chi ci sta attorno.

Basta anche far passare sottilmente l'idea che le cose van sempre e solo fatte come vuoi tu, pena la nuova edizione della guerra fredda. Il nostro povero vicino si troverà una bella catena ai polsi. Un certo modo di educare, di collaborare, di gestire le cose di casa: dettagli, alla fine, ma le nostre giornate sono così piene di micro-tirannie nelle quali, anziché creare attorno a noi agio e scioltezza, miniamo il terreno di piccoli inciampi e vincoli.

Se poi entriamo nel campo degli affetti, lì siamo dei campioni a spiegare spesso all'altro come deve esserci vicino o starci lontano. Come ci deve amare, quanto, quando, persino perché. Un particolare: un ricattino qui, una pretesa là e quello non si sentirà più libero di andare e venire, di prenderci e lasciarci, farsi prendere e chiedere di essere lasciato.

Curare tutto questo è scadere nel banale? E' ben altro ciò su cui investire? Così non cambieremo certo i destini del mondo? Può essere.

Ma almeno ai nostri vicini sarà più facile credere, nonostante tutto, che il Dio che professiamo libera l'uomo e non si preoccupa di incastrarlo.

Perché sciogliere così gli altri, in modo ordinario, concreto ma effettivo è essere Vangelo vivente. Immagine e somiglianza. Alla lettera. A tutto campo. Altroché.

Visitate il sito www.liturgiagiovane.it ed il relativo blog, sul quale è possibile aggiungere i vostri commenti, osservazioni, suggerimenti, proposte.

 

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