TESTO Commento su Deuteronomio 6, 4a. 20-25; Efesini 5, 15-20; Giovanni 11, 1-53
don Raffaello Ciccone Acli Provinciali Milano, Monza e Brianza
V domenica di Quaresima (Anno B) (25/03/2012)
Vangelo: Dt 6, 4a. 20-25; Ef 5, 15-20; Gv 11, 1-53
1Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». 49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Lettura del libro del Deuteronomio 6, 4a. 20-25
Il capitolo 6, nel libro del Deuteronomio, ha un fondamentale significato per il popolo d'Israele: imposta il contenuto della fede per tutto il popolo nel tempo ("Ascolta Israele; il Signore è il nostro Dio 6,4), delinea la sua morale nell'amore pieno verso Dio ("Amerai il tuo Dio con tutto il tuo cuore 6,5), impegna nell'educazione dei figli per continuare l'Alleanza.
Nel capitolo precedente l'autore biblico ha ricordato la legge, sintetizzandola nelle 10 parole di vita: i 10 comandamenti. Ma attorno a questi esistono moltissime altre leggi che gli ebrei, con infinita pazienza, hanno cercato di scandagliare, di ripensare, di elencare, di rendere concrete nella loro vita. Si parla così di "precetti, istruzioni, statuti" che propongono la sapienza di Dio nel suo popolo che deve maturare e deve trasmettere. Secondo la riflessione biblica, è questa la vera strategia per mantenere il benessere e la pace. Incontriamo, qui, alcune parole fondamentali: "ascoltare, osservare e ripetere", "domandare e rispondere".
È proprio dell'adulto l'attenzione alla Parola di Dio ("ascoltare"), l'impegno ad operare secondo la legge del Signore ("osservare"), ripetere alle nuove generazioni l'atteggiamento concreto del crescere verso l'età adulta (" insegnare"). Il testo, per richiamare la quotidianità e la fedeltà alla Parola del Signore, elenca alcuni momenti di vita che toccano gli estremi: "quando ti troverai in casa tua e quando camminerai per la via, quando ti coricherai e quando ti alzerai" (v 7). Solo così il popolo può vivere in pace e nel benessere.
Il brano, che leggiamo oggi, suppone tutto questo impianto di esperienza, di quotidianità, di ubbidienza alla Legge, e imposta gli elementi fondamentali di trasmissione della sapienza al mondo giovanile che si prepara a diventare adulto. La quotidianità comporta giudizi e scelte diverse. Perciò è essenziale che esistano domande, che vengano formulati degli interrogativi sulle motivazioni. La coerenza e la testimonianza degli adulti, poi, vengono inevitabilmente a confronto con altre esperienze ed altre le popolazioni di diverse culture: questo semplice fatto ci interpella.
Senza interrogativi non c'è ricerca, intelligenza, maturazione, sapienza. Per il mondo ebraico si colgono i significati e si sviluppano scelte coerenti solo se si ha la preoccupazione della ricerca di spiegazioni. Questo vale per la scuola, per la famiglia, per la vita di ogni giorno.
E se è facile che siano i bambini di tenera età ad insistere sui perché, rendendo proverbiale e curiosa la loro ostinazione, nella nostra cultura e nella nostra sensibilità, soprattutto, in questo nostro tempo, di scienza e di ricerca, curiosamente, non accettiamo più di interrogarci e tendiamo a misurare il senso delle cose e delle proposte dalla propria istintività e simpatia.
Stiamo esasperando a dismisura le scelte e le accoglienze, solo legandoci alla emotività del "mi piace" o "non mi piace".
E' previsto nel mondo ebraico, in una fondamentale liturgia domestica Pasquale, nel "banchetto del memoriale" l'obbligo che il più giovane ponga la domanda: "Perché facciamo questo?". E il padre di famiglia, deve rispondere con la sintesi della fede che oggi abbiamo letto. Egli presenta il "Dio che ci ha liberati: Egli è esigente e lotta contro l'oppressione, è innamorato della libertà per il proprio popolo e sa quali siano i parametri per mantenere nella felicità e nella pace il popolo che ha liberato, Così la proposta della giustizia deve sapersi misurare non esclusivamente sull'interesse di parte, ma sulla responsabilità di coerenza e di coesione del popolo intero ".
Si pone il problema, per gli adulti: quello di saper essere educatori, attrezzati con dei buoni perché e consapevoli di dover essere padri e madri, tutti maestri nello stesso tempo.
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 15-20
Paolo sta suggerendo agli Efesini, nella seconda parte della sua lettera (4,1-6,24), le conseguenze morali dell'essere nella Chiesa (prima parte: 1,3-3,21), corpo di Cristo.
Bisogna cominciare da un serio esame di coscienza, dice Paolo (v,15 ) per verificare se ci sono rimaste nel cuore tracce di stile e di comportamenti precedenti pagani. Il tempo va vissuto con intelligenza ("non da insipienti") e con saggezza. "I tempi sono cattivi" perché dominati dal male e dalla lontananza da Dio.
L'analisi del tempo e della storia, nella fede, deve aiutarci a scoprire la volontà di Dio che non è facilmente decifrabile. C'è il rischio, per noi come per tutti, di essere "sconsiderati", incapaci di interpretare il tempo. C'è infatti il rischio di ricadere in forme di ebbrezza che nascono dal vino e che si sviluppano nello stordimento e nella istintività sessuale degradante. Tanto più che queste forme di esaltazione sono caratteristiche anche come elementi e manifestazioni religiose di stordimento, pensa Paolo, legate alla iniziazione del culto di Dioniso, che porta a convulsioni, a condotte di invasati, a sregolatezza. Come cristiani ci inebriamo solo dello Spirito di Dio, capace di mantenere nella sobrietà e nel rispetto della sua volontà. Le manifestazione dei battezzati si sviluppano così nel canto, nella preghiera, nel ringraziamento.
Facilmente oggi si parla di sballo, di brivido, di rischio, di esaltazione e si lega il tutto al gioco d'azzardo, alla droga anche se persiste, pure tra giovanissimi, il mai finito rischio dell'alcool.
Paolo crede veramente al valore dei cristiani nella società che portano una presenza coraggiosa ed esemplare poiché questa, come il sale, come la luce, crea imitazioni e equilibri nuovi, sanità mentale e santità.
Sappiamo di essere in tempi di difficoltà e di crisi e nella storia questi tempi, spesso, alimentano suggestioni per una ricchezza gratuita, offerta dalla fortuna, dal caso, dal rischio, dalle macchinette mangiasoldi. Proprio in questi periodi si stanno moltiplicando le abitudini a bische, a scommesse sempre più pesanti per tentare la fortuna, e si entra, così, come in un tunnel, asserviti ad una droga, irresistibile fino al punto da far cercare danaro in prestito. Si asciuga in brevissimo tempo il reddito mensile di lavoro, si mette sul lastrico la propria famiglia. Nella nostra società, facilmente, si approfitta di questa debolezza e si incentiva, anche con metodi molto semplici ma persuasivi, la volontà di giocare e di vincere denaro. Il pericolo si fa sempre più costringente ed è difficile uscirne. Questo fenomeno è conosciuto molto bene dai gruppi della Caritas delle parrocchie che si occupano di attenzione ai poveri.
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 11, 1-53
Il "settimo segno", del Vangelo di Giovanni, molto complesso per la nostra comprensione, va letto nella sua prospettiva teologica, così come Giovanni cerca di suggerire.
È, infatti, un brano carico di elementi inspiegabili, se lo vogliamo interpretare semplicemente come un ritorno alla vita di prima di Lazzaro, al prima della malattia e della morte.
Qui si vuole restituire il significato della presenza di Gesù che è vita e che, proprio nel presente, se noi crediamo, è capace di far superare la morte per ricondurci nella pienezza di Dio.
Seguendo passo passo il testo, ritroviamo l'annuncio della malattia di Lazzaro che è un amico, e insieme scopriamo una strana indifferenza di Gesù che non si muove e costruisce strani discorsi, richiamando la morte come gloria di Dio e come avvenimento per la fede dei discepoli.
Poi Gesù ritorna a Betania e non va a cercare Marta e Maria nella loro casa. Quella casa è il luogo della disperazione e della morte, il luogo delle condoglianze e della realtà in cui non c'è più speranza. Perciò Gesù aspetta fuori sia Marta che Maria. Ma quando le due sorelle lo incontrano, il primo saluto è un rimprovero. "Perché non sei venuto prima, perché hai accettato che morisse?" E' il dramma di ciascuno di noi di fronte alla morte, è la sintesi degli interrogativi quando non ci sentiamo ascoltati nelle nostre preghiere. "Dov'è Dio? Perché non sei presente se sei così grande?"
Gesù riporta al senso della vita: siamo immagine di Dio ma questa vita non è tutto. E' solo un tempo transitorio. Certamente è un tempo in cui si costruisce una comunità e una speranza, è tempo di fedeltà, di incontro, di amicizia. In questa vita si intrecciano rapporti stretti e profondi, ma, con la morte, si scompare ai rapporti normali e carichi di affetto, alle collaborazioni, alla reciproca condivisione. E di questo anche Gesù soffre; per questo Gesù piange, ma non come gli altri. Il suo non è un pianto disperato, ma un pianto di nostalgie e di amicizia per una temporanea lontananza (i verbi greci del testo chiariscono la differenza tra il pianto di Gesù e quello delle sorelle).
Allora Gesù, fremendo, si reca al sepolcro - è una grotta - " e contro di essa è posta una pietra". Ci sono tre verbi imperativi che Gesù pronuncia ai suoi: "togliere", "sciogliere" e "lasciare".
"Togliete la pietra": la pietra impedisce la comunicazione tra i morti e i vivi. "E gli rispose Marta, la sorella del morto". Marta è ricordata come la sorella del morto e non di Lazzaro: l'idea della morte domina questa comunità. "«Signore, manda già cattivo odore»". Al terzo giorno la morte si considera definitiva: inizia ormai irreversibile la decomposizione del cadavere.
Gesù dice: "Se credi, vedrai la gloria di Dio". Così, alla tomba, Gesù grida con forza la fede nella vita piena.
Il morto esce dal luogo della desolazione con i segni della morte.
"Scioglietelo e lasciatelo andare". Alle persone vicine Gesù chiede di liberare Lazzaro dai legami della morte e solo ora è pronto per andare al Padre (come Gesù andrà al Padre).Gesù non restituisce Lazzaro alla comunità ma questa comunità deve rivedere il nuovo cammino di gloria di Lazzaro:"Bisogna lasciarlo andare". Bisogna credere che è con il Padre nella pienezza della vita poiché crede in Gesù e non è più legato nel sepolcro.
Questo lasciarlo andare vale anche per noi che, spesso, cerchiamo di trattenere il defunto con le visite ossessive al cimitero, con l'attaccamento morboso ai suoi effetti personali, con il ricorso ai medium...
È doloroso essere lasciati dai genitori, fratelli, sorelle, figli, parenti, amici. Ma abbiamo fiducia sapere che chi abbiamo amato, ed abbiamo perso ai nostri occhi, è entrato nel mondo del Figlio e che perciò ci resta vicino. E' come accettare di vederlo rinascere ad un mondo splendido che noi non conosciamo, se non per sentito dire da parte di Gesù, un mondo nuovo perché fatto dal Padre.
Il segno di Betania ha rimesso in moto paure, recriminazioni, progetti di morte tra i personaggi dell'autorità religiosa di Gerusalemme. Gesù è capace di garantire la vita davanti alla morte, ma sa che deve accettare di passare anche lui nella morte per essere, in pienezza, per tutti, vita e quindi il primogenito dei risorti. Negli ultimi versetti del testo vengono sintetizzati tutti i retroscena di ciò che sarebbe stata poi la conclusione della vicenda di Gesù. Ma al sommo dello stupore che la comunità cristiana maturerà via via, il significato teologico della morte di Gesù viene proprio pronunciato dal nemico acerrimo: Caifa', sommo sacerdote di quell'anno.
Egli afferma: "Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!».
Dio è capace di trasformare anche i tragici progetti di morte in opere grandiose di vita per cui Gesù muore "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (v 52).
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