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TESTO Credere in Gesù per la vita eterna

don Luigi Trapelli

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno B) (18/03/2012)

Vangelo: Gv 3,14-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,14-21

14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

La quarta domenica di quaresima è detta in "laetare", perché accanto al tema della sofferenza, ci viene proposto quello della gioia.

La stessa vita, infatti, ci presenta la gioia quale frutto di sofferenze.

Lo scalatore, giunto in cima alla vetta, gioisce per la conquista e si dimentica delle fatiche compiute.

La donna che partorisce, gioisce per la nascita del figlio e dimentica le sofferenze del parto.

Il brano di Giovanni, ci presenta la figura di un notabile, Nicodemo.

Essendo di un rango superiore, teme il giudizio della gente e va da Gesù di notte.

Vuole capire, in fondo, chi sia questo Gesù, comprendere la sua identità.

Il testo di oggi presenta la seconda parte del colloquio, in cui Gesù offre dei chiari riferimenti alla sua futura passione e morte.
Si parte da un dato di fatto.

Il Figlio dell'uomo, Gesù, deve essere innalzato sulla croce, affinché chi lo veda, possa credere.

Come Mosè ha innalzato un serpente di bronzo nel deserto e chi lo guardava non veniva ucciso dal morso delle vipere, così Gesù donerà la vita eterna a coloro che crederanno in Lui.

La croce non è un simbolo di sconfitta, ma di vittoria, di esaltazione, per attirare a se gli uomini e donare la vita eterna fin da ora.

Chi crede in Cristo, ha la vita piena, perché Dio ama il mondo e per questo ha inviato il suo figlio.

Il frutto dell'Amore del Padre è la donazione completa del Figlio che è stato mandato non a giudicare, ma a salvare.
Solo chi non crede in lui, si autoesclude dalla salvezza.

La scelta è tra la luce di Cristo e chiudersi nel buio della nostra vita, nelle tenebre del nostro cuore.

Non basta però solo aderire a parole, ma nei fatti e nella verità.

Se io credo in Gesù, allora svolgo un percorso di vita mettendo al centro le opere di verità.

Nicodemo se ne va di notte, dopo aver visto la luce e, di fatto, non sappiamo nulla.

Lo troveremo solo alla fine del Vangelo, quando chiederà il corpo di Gesù deposto dalla croce.
Non lo notiamo, in seguito, tra i suoi discepoli.

Forse la proposta di Gesù l'avrà sconvolto, forse usciva dai suoi schemi.

Anche Nicodemo ha rincorso la verità, ma si è fermato davanti al suo impegno personale.
Nicodemo viene e va, Gesù lo lascia libero di agire.

L'uomo diventa giudice di se stesso nell'accogliere o meno gli insegnamenti di Gesù per credere o meno in Lui.

Davanti al suo annuncio e alla sua persona, non possiamo nasconderci.

Gesù non è l'uomo dei compromessi, ma della radicalità di vita.
Siamo chiamati a credere in Lui per venire alla luce.

In caso contrario, ci chiudiamo in noi stessi preferendo le tenebre alla luce.

Siamo chiamati a operare scelte precise, capaci di trasformare la nostra vita.

Il punto di arrivo della Quaresima è vivere il triduo pasquale, ossia entrare nella morte e risurrezione di Gesù.

Dalla sofferenza scaturisce la gioia e la gioia è frutto della sofferenza.
La nostra vita è una continua Pasqua.

 

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