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TESTO Commento su Giovanni 3,14-21

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IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno B) (18/03/2012)

Vangelo: Gv 3,14-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,14-21

14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di Mauro Manganozzi

La prima parte del vangelo di questa settimana (Gv 3,14-21), la lettera di San Paolo agli Efesini (Ef 2,4-10) e il secondo libro delle Cronache (che in 2Cr 36,23 insiste sulla fine dell'esilio in Babilonia), ci ricordano che Dio è colui che prende costantemente l'iniziativa perché chi ama di più è anche quello che parte per primo. Così Giovanni: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Dall'amore di Dio nasce la possibilità della nostra salvezza: «Per grazia infatti siete stati salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio» (Ef 2,8). La preghiera di Colletta ci ricorda che Il ritorno di ogni uomo e di ogni cosa alla santità, presso il Padre, si compie attraverso la vita, la morte e la risurrezione di Cristo: «O Padre, che per mezzo del tuo Figlio, operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina». Questo è anche il motivo del colore rosa che si può utilizzare in questa domenica al posto del viola, e la ragione dell'invito alla gioia dell'Antifona d'ingresso: «Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l'amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell'abbondanza della vostra consolazione» (cf. Is 66,10-11).

Il periodo quaresimale è un percorso catecumenale, chi riceve il battesimo e chi lo ha già ricevuto ha l'occasione di verificare la propria fede e di rinsaldarla per compiere o rinnovare la professione di fede durante la veglia Pasquale alla fine del percorso (nella terza parte della veglia infatti c'è la liturgia battesimale). È in quest'ottica catecumenale che bisogna ricevere la parola di Dio durante la quaresima. La Pasqua del Signore "centro dell'anno liturgico" (cf. l'annuncio della Pasqua nel giorno dell'Epifania) è l'avvenimento intorno al quale ruota la nostra vita spirituale, liturgica e morale, la nostra fede insomma. La penitenza quaresimale è un annuncio Pasquale perché rivela la nostra intenzione concreta di mettere il Signore Risorto al primo posto senza eccezioni; la vita morale è annuncio Pasquale perché orienta le nostre azioni alla luce della fede nel Risorto, eleggendo Cristo a punto di riferimento delle nostre scelte. La gioia della quarta domenica di quaresima ci ricorda che l'impegno cristiano, per quanto faticoso, ha senso perché nasce dalla sequela del Risorto, dalla gioia di sapere che Dio ha riservato per noi questo grande dono: la Pasqua del Signore Gesù che ci rende familiari di Dio con il dono dello Spirito.

La seconda parte del Vangelo e la prima lettura insistono anche su un altro punto: la possibilità che l'uomo rifiuti la gioia che Dio gli propone. Nel brano del secondo libro delle Cronache si legge: «Il Signore Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli ... ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti» (2Cr 36,15-16). San Giovanni risponde molto più lapidariamente: «la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie» (Gv 3,19). Questo è il più grande paradosso di sempre, cioè la possibilità concreta che si rifiuti ciò che è migliore per dirigersi verso il male o almeno verso ciò che non realizza in modo pieno e concreto la nostra vita. L'impegno quaresimale dunque è anche un allenamento che ci aiuta ad orientare tutti noi stessi al bene, che educa la nostra libertà ad essere per d'avvero il fulcro sul quale poggia l'opera della redenzione, la stessa libertà di Gesù che ha scelto il dono di sé per il nostro bene cioè la volontà del Padre fino in fondo e senza sconti.

 

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