TESTO Un tot al metro
don Cristiano Mauri La bottega del vasaio
III domenica di Quaresima (Anno B) (11/03/2012)
Vangelo: Gv 8,31-59
31Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». 34Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». 39Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. 41Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». 42Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. 44Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».
48Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». 49Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. 50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. 51In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». 52Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. 53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». 54Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, 55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. 56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». 57Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». 58Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 59Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
I discepoli di Gesù hanno la Sua Parola per misura.
L'altezza dei loro obiettivi, la profondità dei pensieri, l'ampiezza delle relazioni, il volume dei loro affetti, il peso delle azioni, la lunghezza dei cammini, la durata delle esperienze: è la Parola a stabilirle. Essi lo desiderano. Han trasformato la propria autonomia in una eteronomia. Un Altro - è la norma della loro vita e nella sua Parola han messo su casa. Lo fanno perché han toccato con mano la propria miseria e han provato sulla pelle la ristrettezza delle loro misure. Se ne sono liberati: quella Parola, smisurata, dà ben altro agio. Nessuna frustrazione di libertà, bensì la libertà perfetta: decidere di consegnarsi alla Parola di un Altro e ritrovarsi in orizzonti sconfinati.
Ad altri invece, questo coraggio non riesce. E se ne vantano. Loro, dicono, non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno, nemmeno da Dio per quanto in Lui credano, anche se non si sa bene quale. E non sono mai stati schiavi di nessuno, così, almeno credono. Affermano di saper decidere di testa loro, seguono i loro pensieri, preservano il libero arbitrio. Loro sono la stirpe dalla schiena dritta. Non si piegheranno mai ai diktat di nessuno. Contenti loro.
I discepoli di Cristo non fanno la Sua Parola a propria misura.
Han capito che è tutta d'un pezzo e non la si può fare a pezzi. Sei tu che devi trovar posto in Lei e non ritagliarla a misura dello spazio che hai deciso di concederle. Han compreso che sene coglie la verità solo lasciando tutte le parti al loro posto, che non sono mica state messe lì a caso. La studiano, la amano, se ne nutrono. Si rifiutano però di vivisezionarla, sanno che la ucciderebbero. La contemplano come un dipinto perché vedono che è un'opera d'arte e godono infinitamente delle sue bellezze, anche quando hanno toni forti, o forme misteriose.
Altri invece si beano dei particolari e ci si perdono, spesso su uno solo di essi, fino a sapere solo quello, in perenne preda di una Sindrome di Stendhal spirituale: ciò che conta è il batticuore e quel dettaglio, ah, quel particolare. Ma loro amano la Parola, ne son sicuri. Altri ancora si preoccupano solo della composizione chimica del colore, dell'uso dei pennelli, della struttura della tela, dell'adeguatezza della cornice. In ansia per stabilire che non sia un falso d'autore, la guardano al microscopio, ne prelevano dei frammenti per le analisi, la rovesciano per controllare l'intelaiatura. Non sanno, alla fine, nemmeno il soggetto del dipinto. "Ah ma il soggetto non conta mica, lascia che ti dimostri che non è un falso, lo faccio per amor della Parola stessa". Sicuri loro...
I discepoli di Cristo si lasciano misurare dalla Sua Parola.
Ci sono quelli invece che non si lasciano misurare da nessuno e nemmeno si misurano mai. Sanno le proprie taglie a memoria. Non si specchiano mai. Sanno. Persino di fronte a un vestito palesemente stretto negano: "Ma no, è sbagliata la taglia sul cartellino... Sarà il modello...". Loro sanno quel che fanno, lo sanno da sè. E persino l'evidenza delle opere è per loro sempre questione di punti di vista. Quello di Dio e della Sua Parola? Uno dei tanti e loro, certo che ne tengono conto, tra i tanti, appunto. Altri passano il tempo a misurare la vita davanti allo specchio e a controllare che tutto sia in ordine proprio come gli han detto: "Assomigli proprio a tuo padre... Gli occhi sono quelli di tua madre... Il naso è identico a quello del nonno... Sai che la nonna aveva la vita stretta come la tua?". Credono alla genetica, la stirpe. Anche la fede per loro passa nel sangue, e se il sangue è quello puro di una famigli religiosa da generazioni non c'è da preoccuparsi d'altro. La reputazione fa', più delle opere. Soddisfatti loro...
Ma quelli che si decidono per Gesù, lo fanno perché si sono innamorati del suo modo di essere uomo. Han visto i suoi gesti, le sue opere, le sue scelte e se ne sono invaghiti. L'amore produce somiglianza. Vogliono imitarne i gesti, le opere, le scelte. Perciò amano farsi giudicare dalla Parola. Hanno perso l'ansia di dire e dirsi in continuazione chi sono, cosa fanno, come sono. Raccontarsi o sapere che si racconta di loro? Non è più importante. La Parola sia narrata ad alta voce, che si oda ben chiara, perché ne va della loro vita.
I discepoli di Cristo si misurano con la Sua Parola.
E' una spada, una forza, una sfida, una meta. Con essa si misurano e si scontrano. Perché han compreso che quella Parola non ama la remissività e non teme certo il confronto vigoroso. Le energie van messe in campo, disposti a faticare, a lottare, a soffrire. Non c'è da vincere il confronto o da sconfigger l'avversario. La vittoria sta anzitutto nello scendere nell'arena dell'ascolto autentico. L'han capito la prima volta che hanno accettato l'incontro incrociando le braccia con essa come fanno i lottatori: ne sono usciti, anziché sfiancati, rinvigoriti e rinnovati. La Parola è una pietra focaia, fa scintille se colpita e accende la vita solo se percossa.
I tiepidi e i pavidi, la considerano invece una pietra senza valore. Non sanno usarla. Qualcuno di loro c'ha provato e s'è spaventato: "Oh, ma brucia!", "Metti via, metti via che è pericolosa", "Non si può usare così, ci vogliono le precauzioni". Altri han pensato a una diavoleria: "Ma siam sicuri che viene da Dio? E se fosse opera del diavolo? Guarda quelli cosa fanno e cosa dicono: paiono indemoniati!". Allora l'han messa in una bella teca, la spolverano ogni tanto, ma con tanta tanta delicatezza e attenzione, perché ci si può far male. Sereni loro...
I discepoli di Cristo misurano con la Parola.
Così come si lasciano giudicare da essa, con la stessa libertà e allo stesso modo, non temono con essa di giudicare il mondo. Non che lo condannino, ma questo non lo fa neanche la Parola. Ne fanno una critica in senso vero, che non è anzitutto negativo come i benpensanti credono. "Distinguono", letteralmente, a partir dalla Parola ciò che incontrano nella vita. Perché, con buona pace del relativismo di moda, nel mondo ci sono la bontà e la malvagità, la giustizia e l'iniquità, la rettitudine e la disonestà, la verità e la bugia, la sincerità e l'ipocrisia. E ad ogni cosa va dato il suo nome, perché trovi il suo posto. Criticano le opere, che non significa necessariamente fare distinzione tra chi le compie. Non giudicano il mondo per il gusto di esserne giudici, ma per il piacere di muoversi in esso con dignità e intelligenza, valorizzandone le ricchezze e medicandone le ferite.
Altri non vogliono condizionamenti e per loro la religione, che professano e praticano, non deve essere fonte di pregiudizi nei confronti di alcuno. Dicono che siamo in un mondo moderno, che ciascuno dev'essere libero di pensare quel che vuole e che non ci si può mettere a esprimere pareri su tutto e su tutti. Vogliono rispettare le sensibilità e non urtare le coscienze, restare amici di tutti e soprattutto evitare di farsi dei nemici. Questi che amano dirsi credenti, pretendono che i cristiani la smettano di criticare il mondo, perché Gesù - Lui sì che era un grand'uomo - ha sempre rispettato tutti e non ha mai offeso nessuno. Convinti loro...
Rimanendo nella Sua Parola si diventa suoi discepoli, in verità, in libertà.
Anche l'ascolto della Parola di Gesù dev'essere essenziale, andare all'essenza.
Perfino l'incontro con essa deve avvenire in sobrietà.
Averla come misura, non tagliarla su misura, lasciarsi misurare, misurarsi con essa, misurare con essa: è un buon inizio.
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