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TESTO La salute: un bene non frazionabile

mons. Roberto Brunelli

VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (19/02/2012)

Vangelo: Mc 2,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.

3Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. 5Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».

6Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: 7«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». 8E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, 11dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». 12Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

"Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico". Il vangelo di oggi (Marco 2,1-12) comincia così a narrare forse la più ‘teatrale' delle tante guarigioni compiute da Gesù: scenografica, non per volontà di lui ma per il dinamismo di chi ricorre alla sua potenza. Immaginiamo la scena: Gesù è in casa (presumibilmente la casa di Pietro a Cafarnao), assediato dalla folla che chiede guarigioni; arrivano quattro uomini reggenti una barella su cui giace un paralitico, un familiare che vogliono ad ogni costo vedere risanato; non riescono a passare per portarglielo davanti; un attimo di smarrimento, ma subito l'amore per il loro caro muove l'inventiva, e profittando della struttura delle case d'allora salgono la scala esterna che porta sul tetto, fragile copertura di fango e paglia, la rimuovono quanto basta e calano l'infermo davanti a colui che sono fiduciosi lo possa rimettere in piedi.

E' fatta, avranno pensato i quattro, e chissà quale fu la loro sorpresa, forse la delusione, per quel che accadde. Si aspettavano la guarigione istantanea e invece "Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: ‘Figlio, ti sono perdonati i peccati'". Ogni buon ebreo dava molta importanza al proprio rapporto con Dio, e sapeva che i peccati lo offuscavano o addirittura lo impedivano; ma insomma, al momento appariva più urgente profittare della potenza taumaturgica che quell'uomo venuto da Nazaret dimostrava di possedere. Alla delusione di chi con fatica era giunto sin lì si accompagna la sdegnata meraviglia dei benpensanti: "Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: ‘Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?'

Avevano ragione, sul fatto che solo Dio può perdonare le offese fatte a lui; ma sbagliavano nel ritenere che Gesù si arrogasse un tale potere: egli lo possedeva, e ne diede prova realizzando qualcos'altro di divino che tutti potevano costatare. "Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico ‘Ti sono perdonati i peccati', oppure dire ‘Alzati, prendi la tua barella e cammina'? Ora, perché sappiate che io ho il potere di perdonare i peccati, dico a te - rivolto al paralitico - alzati, prendi la tua barella e va' a casa tua. Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò".

L'episodio, oltre a dimostrare che Gesù è uomo ma anche Dio, si presta a considerazioni di perenne validità. A lui sta a cuore la salute fisica degli uomini, come provano le tante guarigioni compiute durante la sua vita terrena; ma prima e più della salute fisica, in ogni caso temporanea, gli preme la salute spirituale, perché si prolunga per l'eternità. Non sempre invece noi ci muoviamo nella stessa ottica: ci si preoccupa tanto del benessere fisico, la medicina appronta giustamente sempre nuovi rimedi, disponiamo di strutture ospedaliere sempre più efficienti; ma quanto si bada alla salute spirituale? Ci si dimentica dell'interazione tra anima e corpo: il bene dell'una influisce sul bene dell'altro e viceversa. Chi non ha fede si affanna a star bene, il minimo disturbo lo inquieta, una malattia grave, specie se senza prospettive di soluzione, può portarlo alla disperazione. Chi vive con fede si cura, e fa bene perché la salute fisica è un valore da preservare, ma affronta le infermità con tutt'altro spirito, nella prospettiva che in ogni caso saranno temporanee e anzi, se le accetta con pazienza, concorreranno ad aprirgli la vita senza fine. L'uomo è un'unità di anima e corpo; la salute non è frazionabile; per questo Gesù ha lasciato ai suoi l'impegno di curarne - in sé e negli altri - entrambe le componenti.

 

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