TESTO Professionisti della fede
don Cristiano Mauri La bottega del vasaio
Penultima domenica dopo l'Epifania (Anno B) (12/02/2012)
Vangelo: Lc 7,36-50
36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
«Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco.»
Si era capito subito che non era giornata per loro. Appena entrata la peccatrice il fiato s'era fatto grosso. Superano la parabola dei debitori con un colpo di reni, ma davanti a quella frase: piantati con le gambe di pietra come un velocista sul Tourmalet. I «professionisti della fede» sono in crisi. Non se ne viene a capo del concetto: si è perdonati se si ama, oppure si ama perché si è perdonati? Capiamoci: l'una è l'opposto dell'altra. E dunque qual è quella giusta? Si dirà che è una sottigliezza, che non è necessario darsi pena per una frase, che ci sono cose più importanti. Ma per loro, per i «professionisti credenti», non esistono sottigliezze, non lasciano nulla al caso e i dettagli - loro dicono - possono fare la differenza. Metodo e precisione sono i loro punti di forza e nessun spazio all'improvvisazione. Un insegnamento apparentemente contradditorio è ciò che di peggio possa loro capitare. Ci vogliono certezze per sapere come fare e cosa decidere. Amare? Riconoscere i peccati? Da dove si parte? Si parte dall'uovo o dalla gallina?
Oggi non gira proprio.
«Ma da dove salta fuori quella donna? Chi l'ha invitata? E come si permette di entrare senza chiedere? Tanto più che non è nemmeno degna di stare in mezzo a noi.»
Per i «professionisti del credo» la forma non è un accessorio. Il bon ton è fondamentale. Mica si può andare e venire a proprio piacimento. Insomma, un po' di ordine e di maniera! Se tutti venissero quando vogliono e come vogliono, che caos sarebbe? Anche perché bisogna capire se è il caso che uno entri o è meglio che stia fuori. Ci vogliono le credenziali giuste per entrare, ci mancherebbe. Una donna come quella certo non le aveva. Come fanno a saperlo? Ma loro lo sanno, sono bravissimi a indagare la dignità altrui. Un professionista sul mercato deve conoscere l'avversario e trarre vantaggio dai suoi difetti. I propri vanno nascosti invece, anzi negati, no di più: giustificati. I limiti del «professionista della fede» non sono mai tali, sono sempre un banale e irrilevante incidente di percorso. I «professionisti nella Chiesa» sanno sempre chi deve star dentro e chi fuori. Su dove loro debbano essere, ovviamente, non c'è alcun dubbio.
Non bastasse, la donna si mette pure a fare la sceneggiata.
«Ma è possibile che non ci si sappia più comportare? Su su signorina, non è questo il momento. E la smetta di piangere che mette tutti in imbarazzo. Tanto lo sappiamo che sono lacrime di coccodrillo, col mestiere che fa. E cosa fa adesso? Non lo tocchi sa? Non gli metta le mani addosso, quelle mani poi! Ma non si fa', non si fa! E pure il profumo, non così che è troppo!»
Tempi e metodi. Decisivi, non si discute. Per il «professionista del credere» - che ti cita sicuro il Qoelet - ogni cosa ha il suo tempo. E i tempi non devono essere trasgrediti perché l'improvvisazione è l'anticamera dell'inconcludenza. Una sana programmazione della produzione (della fede) è quel che ci vuole. Si ottimizza, si realizza. Persino le effusioni vanno programmate! E i metodi? Vogliamo parlare dei metodi? Non è che si possa vivere la fede a casaccio, bisogna studiare, imparare, applicarsi e fare l'aggiornamento annuale. Loro padroneggiano perfettamente la materia, conoscono i trucchi del mestiere, gestiscono ogni situazione, conoscono tutte le risposte. Sanno che ci sono dei modi sicuri e garantiti dai quali non ci si deve scostare minimamente, pena il ritiro della patente del credente certificato. Il vero professionista sa che ci sono alcune cose che si possono fare e altre no, alcune da dire e altre da tacere, interessi da avere e altri da rifiutare, etc... E li rispetta tutti. D'altronde quella è la sua religione, tempi e metodi. Meno male che ci sono i professionisti perché certe volte nemmeno Gesù Cristo dimostra competenze e professionalità all'altezza delle situazioni. Nemmeno sa riconoscere la qualità della donna. Come se fosse... Un dilettante.
Il professionista invece è preparatissimo. Aveva anche studiato nei minimi particolari il rito di accoglienza. Gesù nota le sue scelte, ed era proprio quel che voleva. Non poteva mica sbilanciarsi in gesti di particolare confidenza: aveva pur sempre una reputazione da difendere e degli equilibri da mantenere col suo gruppo d'appartenenza. Perché il professionista è pure un abile stratega. Un vero equilibrista che sa muoversi con maestria per ottenere quel che vuole e apparire come ritiene più opportuno. Non che in lui l'intenzione sia malvagia in sé, ci mancherebbe! Lo fa con naturalezza e nonchalance perché gliel'hanno insegnato. Gli hanno insegnato a vivere il Vangelo con i criteri di efficienza del mondo. E lui, semplicemente, lo fa. Per la verità è anche un po' di istinto di sopravvivenza. E' un credente, ma professionista e tutti i professionisti hanno la loro strategia se vogliono essere vincenti. Mantenere le misure e l'equilibrio: per alcuni è il molto per altri il poco, ma la differenza è apparente. E' quale diversità c'è tra un presenzialista convinto, un attivista impegnato e un estemporano fedele che difende un apparente laicismo? Strateghi. Professionisti.
Il colpo di grazia è il perdono dei peccati della donna. Se c'è una cosa che il professionista non sopporta è il mancato rispetto delle consegne! Cos'è questa storia di un uomo che perdona i peccati? Lo fa Dio, al massimo. Quello è il suo ruolo, mica può farlo un uomo qualunque. Il professionista vuole essere chiamato in causa solo per quel che gli compete, e che, ovviamente, è lui a stabilire. Lui il lavoro degli altri non lo fa mai. "Questione di rispetto", dice. E si arrabbia se si vede sottrarre il proprio: "Questione di rispetto", ripete. Nessuno gli dica quel che deve o non deve fare, percché lo sa benissimo. Ama però richiamare gli altri alle loro competenze, e che nessuno osi trasgredire. Nel credere è importante avere i punti di riferimento: la gerarchia, gli incarichi, i ruoli, le posizioni. Fon-da-men-ta-le!
La donna e Gesù squadernano l'agenda del «professionista della fede» e pasticciano le pagine del suo manuale di messa in opera. E' tutto fuori tempo, fuori posto, sconveniente, troppo libero, troppo scriteriato. E' vero: è letteralmente "cosa dell'altro mondo" che si ami il Signore con questa fisicità, questa improvvisazione, questa intimità, questa larghezza. Così come è insostenibile che Lui ami con una simile tenerezza e una tale misericordia. Non c'è da capire se venga prima il perdono o l'affetto, ma da entrare nella logica dell'amore evangelico in cui amare ed essere amati è un unico movimento.
Oggi c'è da essere felici per i «professionisti della fede», perché a leggere con attenzione ci si accorge che la tenerezza di Gesù in realtà non è affatto per la donna... E' tutta per loro! Perché mettan giù la 24 ore, si slaccino la cravatta e la smettano di interrogarsi circa l'uovo e la gallina.