TESTO Vero discepolo e testimone di Cristo
Santo Stefano, primo martire (26/12/2003)
Vangelo: Mt 10,17-22
«17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: 20infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
At 6,8-10; 7,54-60 – Mt 10,17-22
per il rito Ambrosiano anche: 2Tm 3,16-4,8
Ieri il Natale di Gesù, oggi quello di Stefano: "Ieri il Signore è nato sulla terra perché Stefano nascesse al cielo" (Allo spezzare del pane). Dio si fa uomo per aprire all'uomo la casa di Dio, per mostrargli come deve esserGli figlio per divenirne erede.
Stefano ha saputo imitare fino in fondo il suo maestro Gesù da divenire il primo testimone di un destino diverso offerto all'uomo:"Vedo i cieli aperti!" (I lett.).
1) DISCEPOLO DI CRISTO
Il libro degli Atti trapunta la vicenda di Stefano con i fili con cui i vangeli tessono la vicenda di Gesù, ponendogli sulle labbra le sue stesse parole. Come Gesù davanti al Sinedrio rievoca il "Figlio dell'uomo", così Stefano contempla "i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio"; come Gesù sulla croce s'è affidato completamente al Padre e ha perdonato i suoi uccisori, così Stefano al momento della sua morte esclama: "Signore Gesù, accogli il mio spirito"; e anche: "Signore, non imputar loro questo peccato". "Dal Calvario Gesù aveva gettato il seme del perdono, e Stefano, suo vero discepolo, per chi lo lapidava innalzava la sua preghiera" (Prefazio).
Stefano allora è un autentico discepolo di Gesù. Domandiamoci: un tale "perfetto imitatore di Cristo" (Prefazio) da dove ha attinto tanta coerenza e coraggio?
Certamente anzitutto da una piena comprensione e accoglienza del disegno di Dio rivelatosi nelle Scritture e realizzatosi compiutamente in Cristo. Il lungo discorso di Stefano riportato in Atti 7 è per dimostrare che Gesù di Nazaret è il vero Messia prefigurato già da Mosè, e in più lo riconosce come Figlio di Dio ormai glorificato alla destra del Padre. "Vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra". La fede nasce e si alimenta dai fatti intercorsi tra Dio e l'uomo, non da proprie aspirazioni o intuizioni.
E quindi dalla Bibbia. Ce lo ripete oggi san Paolo: "Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona" (II lett.). Veramente, quanto più uno conosce, tanto più ama. E chi ama, brucia, cioè diventa un testimone esplosivo!
Brucia anche perché è preso dal fuoco dello Spirito. "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8,14).
Stefano era "pieno di Spirito santo", tanto che "nessuno riusciva a resistere alla sapienza ispirata con cui parlava", era "pieno di grazia e di potenza" (I lett.). Per chi è così preso dallo Spirito, non c'è più da temere nulla, neanche di fronte a tribunali o persecutori; Gesù l'aveva promesso: "Quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma lo Spirito del Padre vostro che parla in voi". Proprio come è capitato a Stefano; egli è il primo di quella lunga serie di martiri che hanno saputo fino al sangue essere coerenti con la propria fede!
2) TESTIMONE DI CRISTO
Quando uno si identifica così con Cristo, non può non divenirne testimone e missionario. La predicazione di Stefano è tanto entusiasta e puntigliosa che i suoi avversari "all'udirlo, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui" (I lett.). Era uno dei sette diaconi scelti per gestire la carità, ma si dice poi che faceva "grandi prodigi e miracoli tra il popolo". Un uomo davvero esplosivo, tanto da catalizzare la prima grande opposizione al cristianesimo: scoppiò infatti "una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria" (At 8,1).
Anche "Saulo infuriava contro la Chiesa" (At 8,3); quel Saulo che aveva assistito al suo martirio e che allora "era fra coloro che approvavano la sua uccisione" (At 8,1).
Questo entusiasmo richiama l'invito di Paolo a spendersi in ogni maniera per annunciare Cristo: "Ti scongiuro: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina". E anche se ci saranno opposizioni...: "vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo". Fino a poter dire alla fine: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede" (II lett.). Ogni battezzato riceve questa missione, da vivere ciascuno secondo il suo posto e ruolo nella Chiesa, a cominciare dalla testimonianza della vita, ma anche con l'essere "sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1Pt 3,15).
Sicuri che il seme gettato porta sempre il suo frutto sorprendente. Scriveva Tertulliano: "Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani". Forse proprio quel martirio di Stefano è stato il seme gettato nel cuore di Saulo per aprirlo a Cristo e trasformarlo in Paolo apostolo; Luca ci tiene troppo a sottolinearne la presenza! Come del resto quel martirio fu motivo di dispersione dei cristiani di Gerusalemme, e quindi il primo passo del vangelo fuori la sua culla d'origine: "Quelli che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio" (At 8,4). Anzi, Luca aggiunge ancora più avanti: "Quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia" (At 11,19). Una vera esplosione missionaria! E' proprio vero che Dio sa tirar fuori il bene anche dal male.
Anche la storia di quel Gesù che nasce a Betlemme sappiamo che finisce sulla croce. Ma quella croce ha trasformato il mondo. Paolo era ben consapevole che tutte le sue tribolazioni per il vangelo avevano una fecondità soprannaturale per tutta la Chiesa, quando scriveva: "Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24).
E con la fecondità, la ricompensa: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli" (Mt 5,11-12).