TESTO Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato
Ileana Mortari - rito ambrosiano Home Page
Penultima domenica dopo l'Epifania (Anno B) (12/02/2012)
Vangelo: Lc 7,36-50
36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
In questo bellissimo brano biblico riscontriamo alcune caratteristiche proprie del terzo evangelo: l'attenzione di Luca per le donne, la sua insistenza sulla misericordia di Gesù, lo spazio dato ai temi dell'ospitalità e del perdono.
Ci viene data anzitutto la possibilità di constatare ancora una volta la portata davvero "rivoluzionaria" dell'annuncio e della missione di Gesù. Dapprima la situazione si presenta chiara e indiscutibile: una donna gravemente e abitualmente peccatrice entra all'improvviso nella casa del fariseo e, forse non osando ungere il capo di Gesù con il prezioso olio profumato che ha portato (come si usava in segno di onore con gli ospiti di riguardo), si pone dietro i piedi di Gesù che sporgevano dal divano su cui era sdraiato a mensa (come si usava allora), e rende a questi piedi tutti gli onori possibili e immaginabili.
Il suo comportamento si presta facilmente ad una pesante critica nei confronti di Gesù: ma come, non sa il rabbi che una donna di tal fatta "contamina" quelli che tocca rendendoli non idonei all'incontro con Dio? e non ricordava Deut.23,19, che proibiva di accettare doni per uso sacro da una prostituta? C'era una sola possibile attenuante, che Gesù non sapesse che tipo di donna fosse quella che gli rendeva omaggio. Lo pensa anche Simone; ma allora, che profeta è?
Questo è dapprima il quadro della situazione, ma ecco che proprio la parola di Gesù (la piccola parabola e la successiva spiegazione), cioè l'annuncio che egli fa', il "kerygma", rovescia la situazione, capovolge il quadro: Simone, il "giusto" che disprezza la prostituta, compare come colui che ama Gesù meno della donna e lei, additata al pubblico ludibrio, viene abbondantemente elogiata da Gesù per il suo comportamento, insistentemente contrapposto a quello del fariseo; "...tu non mi hai dato l'acqua per i piedi, lei invece...tu non hai unto il mio capo.....lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo....."
La parabola-kerygma ha svelato la "verità" dei personaggi implicati: come non può non riconoscere lo stesso Simone, colui cui viene condonato di più, ama di più; dunque la pubblica peccatrice ama il Signore molto più di Simone; cosa evidente non solo nel comportamento coraggioso e anticonformista della donna, ma nel fatto che il fariseo ha sì invitato Gesù a casa sua (segno di apertura e magari di simpatia nei suoi confronti), ma ha ben tenuto le distanze da lui (evitando di compiere nei suoi confronti gli usuali gesti di riguardo), per non apparire, agli occhi dei benpensanti, troppo compromesso con quel rabbi originale e anche "scandaloso"!
La "punta" dell'episodio appare dunque il rapporto perdono-amore, enunciato nella paraboletta e ripreso da Gesù con un'inversione di termini, che sembra contraddire la prima affermazione, come si vede confrontando il v.42 con il v.47.
Diamo la voce al biblista Mauro Orsatti: "Che cosa concludere? Il perdono di Gesù è causa (parabola) o conseguenza (episodio)?....Il testo, bisogna riconoscerlo, offre qualche difficoltà di comprensione.....Una soluzione viene dalla considerazione del nostro rapporto con la divinità. Gesù
con le sue parole ripropone il contrasto espresso nella parabola e più ancora nell'atteggiamento della donna. Il perdono di Dio e l'amore della creatura si inseguono in una complessa articolazione di
rapporti che non è facile definire: per amare Dio bisogna essere perdonati (o almeno possedere una certa familiarità con il divino, cfr. Giov. 6,44: "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato"), quindi il perdono precede l'amore. D'altro canto, è altrettanto vero che gesti di amore favoriscono o "provocano" il perdono, cosicché l'amore precede il perdono...........Si può risolvere l'apparente contraddizione del rapporto amore-perdono e perdono-amore dicendo che entrambi sono veri: la donna riceve il perdono pieno dopo aver compiuto gesti di amore e questi gesti sono permessi da una conoscenza almeno complessiva della bontà di Gesù." (M. Orsatti, Luca: vangelo al femminile, Ancora, pp.104-106)
Amore e perdono sono dunque correlativi. E per ciascuno di noi che cosa significano? Potremmo riflettere su come viviamo il Sacramento della Riconciliazione, sulla scorta dell'ultimo "Ordo penitentiae" e con l'aiuto del Card. Martini (in "L'evangelizzatore in San Luca" pp.75-80 passim).
"La confessione breve e frequente, in cui si elencano le proprie mancanze, può dar luogo a un "colloquio penitenziale", cioè un dialogo fatto con una persona che mi rappresenta la Chiesa, (concretamente un sacerdote), nel quale cerco di vivere la riconciliazione in una maniera più ampia.
Si comincia con una pagina biblica, magari un salmo, che uno ha cercato perché corrispondente al suo stato d'animo; si recita poi una preghiera, magari spontanea, che mette subito in un'atmosfera di verità. Segue un triplice momento:
a) Confessio laudis: dall'ultima confessione, quali sono le cose per cui sento di dover maggiormente ringraziare Dio? Quelle cose nelle quali sento che Dio mi è stato particolarmente vicino, in cui ho sentito il suo aiuto, la sua presenza? Si comincia così con un'espressione di ringraziamento e di lode, che mette la nostra vita nel giusto quadro.
b) Confessio vitae: a partire dall'ultima confessione che cosa è che, soprattutto davanti a Dio, non vorrei che fosse stato? Che cosa mi pesa? Che cosa vorrei che Dio togliesse da me? Mettiamo tali situazioni davanti a Dio per esserne purificati, situazioni e fatti che richiamiamo alla nostra mente secondo uno schema di esame di coscienza (solitamente i dieci comandamenti e i precetti evangelici), per dichiararli al sacerdote e chiederne il perdono.
c) Confessio fidei: è la preparazione immediata a ricevere il perdono di Dio; davanti a Lui proclamiamo: Signore, io conosco la mia debolezza, ma so che Tu sei più forte. Credo nella tua potenza sulla mia vita, credo nella tua capacità di salvarmi così come sono adesso. Affido la mia peccaminosità a Te, rischiando tutto, la metto nelle tue mani e non ne ho più paura.
Occorre vivere l'esperienza di salvezza come esperienza di fiducia, di gioia, come il momento in cui Dio entra nella nostra vita e ci dà la Buona Notizia: "va' in pace", mi sono preso io carico dei tuoi peccati, della tua peccaminosità, del tuo peso, della tua fatica, della tua poca fede, delle tue interiori sofferenze, dei tuoi crucci. Li ho presi tutti su di me, me li sono caricati perché tu ne sia libero.
La confessione non è soltanto un dovere: è un'occasione lieta in cui Gesù aiuta ciascuno di noi a comprendere che cosa desidera che facciamo, e anche tutto quello che ci promette e tutto quello che ci dona." (Card. Martini)