TESTO L'amore umile di Dio
Giovani Missioitalia Home Page
Battesimo del Signore (Anno B) (08/01/2012)
Vangelo: Mc 1,7-11
In quel tempo, Giovanni 7proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Ma perché quell'uomo di Nazaret volle essere battezzato? Perché si mise in fila con i peccatori per un battesimo di penitenza?
Ogni azione di Gesù deve essere letta nella luce della sua missione inscritta nel suo nome: "Dio salva".
Gesù capisce che la sua missione non può essere realizzata senza il suo discendere nell'acqua, senza il suo essere una sola cosa con coloro che fanno esperienza di peccato e di morte
L'amore di Dio raggiunge la sua immensità quando Gesù si abbassa fino a raggiungere l'umanità nel suo abisso di paura, solitudine e morte.
Già altre volte Dio aveva bagnato i suoi piedi nell'acqua del mondo nel passaggio del mare dei Giunchi e del Giordano come prova d'amore che libera. Ora lo fa in modo carnale, perché il suo amore possa essere tangibile, visibile, udibile, afferrabile.
Questo è l'amore: accettare l'altro dove egli si trova e insieme, carnalmente, fare di lui/lei la meta della nostra vita.
Le parole che si odono al momento in cui lo Spirito discende su quell'umile uomo di Nazaret ci fanno capire tutto: "Tu sei il figlio mio, l'amato".
L'azione umile di Gesù di unirsi all'umanità peccatrice apre il passaggio all'amore che è salvezza.
L'umiltà del Figlio compiace il Padre che manifesta il suo amore per lui squarciando i cieli per permettere il passaggio del popolo con cui Gesù si associa nella terra promessa guidato dallo Spirito.
La missione che Cristo ha affidato alla Chiesa è la stessa: fare corpo con l'umanità in umiltà per poter squarciare i cieli perché tutti gli uomini dalle tenebre del peccato passino alla luce della fede in Dio che li ama.
Sono fortemente preoccupato sulle scelte concrete che tanti gruppi ecclesiali, associazioni cristiane, congregazioni religiose e gerarchia fanno ogni giorno: cercare di non mettere i piedi in acque sporche.
Ma se Dio non ha avuto paura di sporcarsi perché dovremmo averne noi?
Coloro che sono mandati da Cristo a continuare la sua missione devono adottare i metodi del Redentore per divenire strumenti redentivi.
Quest'umanità ci grida: "non lasciarmi andare, stammi vicino, non aver paura". Le stesse parole che un giovane cristiano ha detto alla sua fidanzata un momento prima che un carro armato lo schiacciasse mentre protestava per le vie del Cairo in Egitto chiedendo libertà.
Chi resta sulla riva commentando sulle acque putride piene di cadaveri che la corrente trascina è solo un codardo che si ciba di carogne.
In questo momento in cui tutta l'umanità sta in acque "sporche" la Chiesa non può tirarsi indietro per paura di bagnarsi i piedi che devotamente tiene puliti.
Chi si copre di gioielli e oro per sembrare splendente rischia di inabissarsi sotto il peso di queste chincaglierie degne solo di chi ha perso ogni lucentezza.
La sola luce che la Chiesa, il popolo di Dio, deve riflettere come in uno specchio è lo splendore di Cristo, punto sorgivo di ogni splendore.
La Parola di Dio non dichiara solo che Dio è amore ma insegna anche che la Parola divenne carne, nostra carne, e si abbassò fino a divenire schiavo per amore.
S. Agostino ci insegna che è più importante insegnare agli amici l'umiltà che sfidare i nemici con la verità.
Domande o Provocazioni
- È la mia comunità presente dove l'umanità è più in difficoltà?
- Siamo pronti a sporcarci "con" e a farci carico "del" peccato degli altri?
- Amiamo Dio fino al punto da comprometterci come ha fatto il Figlio suo?
Il commento è di padre Ciro Biondi, mssionario del PIME in Papua Nuova Guinea.