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TESTO Commento su Primo Re 11,31-32

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Venerdì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (10/02/2012)

Brano biblico: 1Re 11,29-32; 12,19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Ecco, strapperò il regno dalla mano di Salomone e ne darò a te dieci tribù. A lui rimarrà una tribù a causa di Davide, mio servo, e a causa di Gerusalemme, la città che ho scelto fra tutte le tribù d'Israele.
1Re 11,31-32

Come vivere questa Parola?
L'allontanamento dal Signore è sempre accompagnato dall'allontanamento dagli altri non più considerati fratelli affidati alle nostre cure, ma individui da sfruttare esercitando su di essi un arbitrario potere. È quanto avviene a Salomone, il re che, andando avanti negli anni, non ha resistito al morso dell'ambizione e della superbia. I sudditi gemono sotto la sua mano che si è fatta pesante e, alla sua morte, chiedono al figlio di sollevarli da un gravame diventato insopportabile. Al suo diniego dieci tribù insorgono e si costituiscono in regno a sé sotto Geroboamo.
Nelle mani della dinastia davidica resterà soltanto la tribù di Giuda, da cui appunto prenderà nome il regno. La dodicesima tribù, quella di Levi a cui era affidato il culto, non aveva territorio proprio e per questo non appare nella divisione del regno.
In questo brandello di territorio che non viene sottratto al re davidico, il segno della fedeltà di Dio all'alleanza: il re si è allontanato da lui, ma Dio non ritratta la parola data a Davide.
Un giorno Paolo farà riflettere sul fatto che la fedeltà di Dio, in Cristo, si spinge ben oltre: "A stento uno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5,7-8).
Di che cosa deve allora temere il nostro cuore? Avessi anche commesso i peccati più orribili, Dio non mi rinnega quale suo figlio, la porta di casa resta aperta, le sue braccia spalancate per riaccogliermi pentito e restituirmi la dignità calpestata. A questo penserò, oggi, con gioiosa e umile riconoscenza.
Che dirti, Signore? Il tuo amore mi commuove e mi dona il coraggio di ricominciare sempre con rinnovato slancio. Grazie, mio Dio!
La voce di un testimone
Non protestare per l'abbandono di Dio nella tua vita! Dio è fedele. Non t'abbandonerà mai, ha posto infatti in te la sua dimora.
Sergio Jeremia de Souza

 

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