TESTO Commento su Matteo 6,6
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Mercoledì della IV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (01/02/2012)
Vangelo: Mt 6,6
Gesù si meravigliava della loro incredulità.
Mt 6,6
Come vivere questa Parola?
Intorno a Gesù che passava per città e villaggi beneficando e compiendo miracoli si solleva un polverone di stupore pesante, malevolo perché incredulo. Lo vedevano aprire gli occhi ai ciechi, le orecchie ai sordi, far camminare gli storpi e perfino resuscitare i morti ma si arenavano nelle considerazioni più terra terra senza nessuna apertura alle sollecitazioni dello Spirito nella forza della sua Parola che muoveva a conversione. Così avevano occhi solo per vedere in Gesù il figlio del falegname di Nazareth, non il maestro-salvatore. Avevano orecchie solo per sentire che era uno come tutti: aveva madre, fratelli e sorelle. Assolutamente senza splendore, senza fasto e grandezza. Apparteneva alla quotidianità, inserito nella vita della gente normale. Niente di più.
Che cosa mancava loro? La fede che è il coraggio di fidarsi della Parola di Dio rivelata all'uomo amato infinitamente da lui.
Erano venuti i patriarchi, poi i profeti, poi lui stesso: il Figlio di Dio altissimo, la Luce del mondo, ma loro non lo avevano riconosciuto né creduto alla sua onnipotenza mossa da infinita volontà di amare e salvare.
Gesù si meraviglia di questa ostinata incredulità. Egli sa troppo bene che coincide con la propensione a chiudersi in una fossa oscura dove formicola la morte.
Non il dubbio, non gli interrogativi che, anzi, possono provocarci ad approfondimenti del nostro credere, ma l'ostinata presuntuosa incredulità stupisce Gesù e gli provoca dolore perché ci ama.
Signore, salvami da queste tenebre, rendimi figlio della luce che è motivarmi sempre di più nella mia fede che sostanzialmente è credere all'amore.
Da una preghiera ebraica
Io credo nel Sole anche quando non brilla.
Io credo nell'Amore anche quando non lo sento.
Io credo in Dio anche quando tace.