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TESTO Mi regalerà una stella

don Cristiano Mauri   La bottega del vasaio

Epifania del Signore (06/01/2012)

Brano biblico: Matteo 2,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 2,1-12

1Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

6E tu, Betlemme, terra di Giuda,

non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda:

da te infatti uscirà un capo

che sarà il pastore del mio popolo, Israele».

7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Non so quanto lontani fossero i Magi. Lontanissimi, dicono.

Chi lo sa? Anzi, chi se ne importa. Basta che lo fossero davvero.
Questo sì mi importa.
Perché se davvero erano così lontani io sono contento.
Anch'io sono lontano, da Dio, intendo.

Anche tu sei un lontano. E non essere così stolto da considerarti un vicino.

Non basta averlo come vicino di casa per essergli vicino. Nemmeno frequentarlo spesso può bastare.

"Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità!"

Meglio non avere la presunzione di essere dei vicini. E poi non ricordi? I lontani lo attraggono, solleticano il suo affetto, stimolano la sua gelosia, muovono la sua carità.

Dai, poi guardiamoci io e te e siamo sinceri, se fossimo davvero "di casa" ci rimarrebbe almeno addosso l'odore della sua tavola, quella della cena, l'ultima.

Siamo lontani, come i Magi. Perciò sono contento che loro lo fossero, il più lontani possibile, nel posto più irraggiungibile.

Non so di che nazione fossero i Magi. Orientali, pare.

Ma non mi interessa sapere di quale paese, mi basta che fossero stranieri.

Un'altra terra, un'altra lingua, altre tradizioni, altri usi, altre religioni, altre culture.
Sono felice che fosse così per loro.
Anche io sono straniero del Vangelo.
E anche tu lo sei.

Sì perché non basta masticare qualche parola di quelle di Gesù per poter dire di abitare il Vangelo.
"Non chiunque mi dice Signore, Signore entrerà nel Regno".

Un paese, una cultura, una tradizione domandano anni e anni e anni ancora per essere metabolizzati e incarnati. Non basta razzolare su un terreno e sfruttarne il becchime per prenderne il nome, tanto meno l'identità. Occorre dedizione, impegno, disponibilità a smettere l'abito vecchio per indossare quello nuovo. Si può avere la residenza in un paese senza esserne un vero abitante.
Pensi che la terra del Vangelo faccia eccezione?

Non c'è da temere ad esser stranieri a Gesù, pare che a Lui non dispiacessero, anzi, sono quelli che alla fine l'hanno più sorpreso quando han deciso davvero di abitare il Vangelo.

Sono straniero, come i Magi, credo anche tu. Perciò sono contento che lo fossero, estranei nel modo più assoluto, del paese più sconosciuto.

Non so che cercassero i Magi, ma si dice che cercassero.

Scrutavano le stelle, covavano un desiderio, alimentavano un'attesa.
Di che? Di chi? Chi lo sa? Forse nemmeno loro sapevano.

Ma certo cercavano e non esageriamo a pensare che quel che avevano non gli bastasse.

E poi cercavano in alto, cercavano altro, cercavano oltre. Insoddisfatti e inquieti, certo.
Sono contento che fossero così.

Anch'io sono così. Tu no? Se è così mi spiace per te, viceversa te beato!

Si perché quelli che hanno fame e sete sono i suoi preferiti, di Dio intendo.

Gli insoddisfatti e gli inquieti, cioè quelli che non hanno e quelli che non sanno.

"Beati quelli che hanno fame e sete... Chi ha sete venga a me... Dammi Signore di quest'acqua..."

Quelli che si saziano da sé, no, quelli non sono suoi preferiti.

Per quelli i pani mica si moltiplicano e l'acqua in vino non si tramuta di sicuro.

Io sono insoddisfatto e inquieto, come te, ammettilo, Come i Magi.

Sono contento che i Magi fossero lontani, stranieri, in ricerca.
Non so quanto, come, di che. Non importa.

Perché per quanto lontani, stranieri, insoddisfatti furono raggiunti, conosciuti, saziati.
Per loro ci fu una stella, un viaggio e l'incontro.

Sono contento di sentirmi un po' come loro, tu no?

Anch'io avrò una stella, ci sarà un viaggio, avverrà l'incontro.

Non so cosa sarà la stella, né come sarà il viaggio o quando avverrà l'incontro.

Ma tutto questo ci sarà e ne avrò abbastanza per far di una vita qualcosa degno di tal nome.

 

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