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TESTO E' Natale, si mette su casa

don Cristiano Mauri   La bottega del vasaio

Natale del Signore - messa nel giorno (25/12/2011)

Vangelo: Lc 2,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,1-14

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Una casa - una casa vera - è un'appartenenza. Persone, cose, storie, cultura che teniamo con noi e che ci tengono con sé. Come un terreno comune, una memoria condivisa. Una casa è un'identità. Da essa si riceve un volto e un nome.

Una casa - una casa vera - è riposo. Sollievo dai conflitti, riconciliazione con la vita, ricomposizione della propria unità interiore, senso di sicurezza, sollievo dalle fatiche, possibilità di guardare con fiducia il futuro. Presente e passato, in un casa che sia vera casa, sono certi.

Una casa - una casa vera - è orizzonte di senso. Come una sorgente di significati, offerta di prospettive, scuola di categorie interpretative. Come un ambito da cui partire per cogliere la realtà e a cui tornare per rielaborare il raccolto.

Talmente identificante una casa vera, che in essa persino le cose hanno un'identità: vivono, parlano, raccontano storie, ci sono amiche e tengono compagnia al punto che liberarsene, a volte, è un problema.

L'idea di casa è così, ma solo l'idea.

La realtà racconta ben altro delle nostre case, quelle vere. Non di rado proprio l'opposto di ciò che abbiamo descritto. La realtà ci consegna l'evidenza di un uomo che spesso finisce col non sentirsi "a casa", nemmeno nella propria abitazione. Le contraddizioni, i limiti personali, le miserie segnano un'incompiutezza del trovar casa.

E questa rimane un'umanità randagia, "senza fissa dimora". Che pure cerca casa.

E' dalla notte dei tempi, da quel peccato che ruppe l'armonia domestica tra Dio e l'uomo che l'umanità vaga alla ricerca di un che di stabile.

Chi in una cosa, chi in un'altra. Che sia una professione, una relazione, un hobby, un sogno, uno sport, un oggetto da possedere, un'idea, una filosofia, un progetto politico, un'istituzione... Tutto può essere casa. Tutto può essere cercato come principio unificante e identificante.

E in tutto l'esperienza della precarietà dell'orizzonte umano e dei suoi mezzi ci rinfaccia la nostra natura randagia. Dove appoggeremo il capo?

I cambiamenti sono repentini, le istituzioni fragili, le appartenenze deboli, i legami esili, il futuro ansiogeno, il presente inconsistente e minaccioso, il passato distante.

Dove si può prendere dimora stabile? Cosa è casa? Chi è casa?

Dove ricevere un volto che mi identifichi? Un nome che mi distingua?

Perché è il dove, il come e con chi si abita a definire il volto.

«Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».

La venuta del Figlio è raccontata come un dimorare, metter radici, metter su casa.

Il Figlio si stabilisce nell'umanità e stabilisce l'umanità ponendo fine alla precarietà.
Gesù da una dimora e un volto all'umano.

Anche Lui comincia come un "senza fissa dimora" e nasce in una sistemazione provvisoria. Anche Lui sperimenterà tutta la fragilità e l'inconsistenza delle risorse umane. Anche Lui dirà di sé di non sapere dove poggiare il capo.

Il Figlio di Dio viene in un'umanità randagia, anch'Egli dentro la provvisorietà, anch'Egli randagio.

Proprio questa solidarietà fa di Lui la nostra casa. Perché, così, non viene a costruire qualcosa di nuovo o a ristrutturare ciò che è in rovina, viene semplicemente a condividere la nostra stessa esistenza.

Questo crea parentela, appartenenza, identità. Con il Figlio di Dio. Con Dio stesso.

Sono le sue parole a confermarlo. Parole che dicono riconciliazione, sicurezza e futuro; significato, senso e prospettiva. Così come una casa - una casa vera - sa fare.

Il suo abitare in mezzo a noi è l'annuncio che una nuova dimora è stata costruita per noi, la vera dimora.

Questa comunione in Lui è spazio in cui dimorare, una casa - una casa vera -.

E' Gesù il luogo dove stare, dove porre fine al girovagare, trovare soddisfazione ad ogni fame e ogni sete. Lui è lo spazio in cui ricevo un nome, trovo un'appartenenza, scopro il senso delle cose, realizzo un'unità di vita.

Le sua persona, le sue parole, i suoi gesti, i suoi affetti, la sua umanità, la sua divinità sono la nostra casa.

Cercare casa altrove è illusorio. Fuori di Lui siamo solo dei randagi.

AccogliendoLo, facendoGli spazio, offrendGli a nostra volta una dimora, paradossalmente e miracolosamente, accade di trovarsi accolti in Gesù, nostra dimora, la vera dimora.

E' Natale, si mette su casa.

 

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