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TESTO Il Battesimo di Gesù, occasione mancata?

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

Battesimo del Signore (Anno B) (08/01/2012)

Vangelo: Mc 1,7-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni 7proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Il passaggio dalla vita privata alla missione pubblica di Gesù è segnato dall'evento del Battesimo, che i Vangeli descrivono come dato indubbio nella zona meridionale del fiume Giordano, luogo in cui Giovanni, chiamato il Battista, durante una lunga predicazione alla conversione, sta amministrando il battesimo in acqua per la conversione dei peccatori.

Chi si avvicinava a Giovanni si mostrava convinto del proprio peccato, intendeva ravvedersi dalla propria condotta, optare per un serio emendamento di vita e ottenere il perdono da Dio. Questo non veniva concesso subito, ma era promesso per il tempo propizio stabilito, cioè alla venuta del Messia. Il Salvatore infatti avrebbe dato il perdono ai peccatori pentiti e l'infusione dell'acqua sul capo da parte del Battista era caparra di questo perdono.

Fra i molteplici avventori che facevano ressa davanti a Giovanni per farsi battezzare, ecco comparire Gesù. Secondo alcuni studiosi, sebbene Giovanni non lo aveva mai conosciuto prima, né mai aveva interagito con lui, sebbene lo proclami alla folla come "l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo" e sebbene l'incontro fra le due madri gravide, Maria ed Elisabetta, attesti ad un legame di parentela. In ogni caso, Giovanni temporeggia prima di esaudire l'esplicita richiesta di Gesù di farsi battezzare: "Sono io che dovrei farmi battezzare da te, e tu vieni da me?"

L'obiezione pone una domanda: perché Gesù vuole essere asperso dell'acqua battesimale che indica la conversione dei peccatori, se lui peccatore non è mai stato? Come mai vuole ricevere il battesimo se, come si intravede anche nei vangeli, egli non si è mai accusato né si accuserà mai di colpa alcuna davanti a Dio? L'interrogativo è pertinente, soprattutto perché aiuterà a definire la differenza fra il battesimo impartito da Giovanni e quello che istituirà poi lo stesso Signore Risorto e occorre offrire una spiegazione esauriente.

"Realizzare ogni giustizia e ottemperare inderogabilmente alla volontà del Padre."

Questa volontà è senza dubbio che tutti gli uomini si salvino dopo essersi riconciliati con Dio, che ottengano il perdono dei peccati per il raggiungimento della salvezza; per cui alcuni affermano che, siccome (come abbiamo prima accennato) Giovanni promette un perdono non immediato ma che avverrà con l'arrivo del Messia, ebbene il Messia atteso è Gesù stesso, che come Figlio di Dio concede il perdono definitivo ai peccatori toccati e predisposti dalla predicazione desertica del Battista. Gesù quindi si lascia battezzare per annunciare se stesso come luogo del Perdono e della riconciliazione definitiva di Dio Padre: in Cristo tutti i peccatori convertiti sono ora riconciliati e possono essere salvi.

E' una spiegazione molto convincente e anche legittima e necessaria. Tuttavia ve n'è un'altra che non è da meno: Gesù si lascia battezzare perché, pur essendo senza peccato, vuole condividere lo stato di precarietà di tutti i peccatori, associarsi alle loro ansie, fare propri i loro sentimenti, le angosce e le preoccupazioni, come pure la loro aspirazione a guadagnare la comunione con Dio.

Gesù quindi non si sconvolge né si meraviglia, lui che è Dio Incarnato, di convivere con i peccatori, ma appunto perché essi sono tali manifesta di prediligere la loro compagnia rendendosi loro compagno e amico, comunicando con essi facendosi loro pari e soprattutto identificandosi, pur non essendolo, con ciascuno di essi in questo umile atto di sottomissione che è il lavacro di conversione operato dal Battista.

Gesù ci raggiunge tutti fino in fondo nella misura in cui siamo disposti a riconoscere il nostro peccato, per quanto grande esso sia, e a deciderci per una radicale svolta nella nostra vita; egli è il compagno di viaggio, non l'impartitore di ordini e di disposizioni. Cammina accanto a noi mentre rechiamo sulle spalle il peso e la difficoltà che inesorabilmente il peccato stesso comporta, ci risolleva nelle pene e nelle sconfitte che esso ci procura e ci incoraggia a perseverare nella ricerca della giustizia e del bene con noi stessi, con Dio e con gli altri.

Certamente, occorre ammettere umilmente le proprie colpe e i propri demeriti, senza confondere il pentimento con lo scrupolo e il peccato con il senso di colpa, cosa ben differente dalla maniera di rapportarci serenamente davanti a Dio. Il peccato va evitato, ma non temuto perché per mezzo della sua grazia Dio ci rassicura del suo sostegno rinnovando in noi la fiducia in noi stessi nel dominio delle passioni e delle debolezze che inesorabilmente ci caratterizzano, sempre che queste non diventino un pretesto per giustificare la nostra negligenza. Se il Cristo si rende solidale con i peccatori confondendosi con essi, ciò vuol dire che il peccato è possibile ad essere debellato e bandito dalla nostra vita e che lo stesso Signore è il fautore di questa sua sconfitta, poiché negli strumenti di grazia è egli stesso che irrompe nella nostra condizione di miseria spirituale per arricchirci della sua stessa presenza.

Il Battesimo, Sacramento primo e indispensabile di iniziazione alla vita cristiana ci introduce nella vita in Cristo e ci innesta radicalmente in lui che è via, verità e vita, concedendoci quello stato di grazia necessaria alla nostra santificazione che è la sconfitta definitiva del peccato, seppure avviene che questi continui a caratterizzarci anche oltre lo stesso Sacramento.

Amministrato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e voluto dalla sua stessa volontà di salvezza universale, il Battesimo apportato da Cristo produce egli stesso, nell'immediatezza gli effetti di riconciliazione con Dio con la cancellazione subitanea del peccato, in un lavacro spirituale di rigenerazione che ci renderà in lui Figli di Dio, ammettendoci alla comunione con sé. Nel Battesimo si nasce a nuova vita perché siamo inseriti nella vita eterna, che è Dio stesso.

Essere battezzati vuol dire essere rigenerati a nuova vita attraverso una rinascita dall'alto, comporta una radicale trasformazione di noi stessi, una distruzione radicale della nostra pochezza ed effimeratezza e della banalità che molto spesso è alla radice di ogni sorta di mali; effetto del battesimo è insomma la disgregazione dell'uomo vecchio avvinto dal peccato e la costruzione, nel lavacro, dell'uomo nuovo sanato e rinato per effetto della grazia di Dio.

Si tratta del Battesimo operato dall'acqua e dallo Spirito Santo, lo stesso Spirito che, sotto metaforica forma di colomba, quindi nella maniera più innocente, dolce e delicata, ha istituito il Cristo Figlio di Dio e lo ha introdotto nel contesto vivo della missione a partire dalle tentazioni estenuanti del deserto.

Lo stesso Spirito, che Giovanni associa con l'acqua e con il sangue scaturiti dal costato di Cristo crocifisso, rendono testimonianza della verità che è il Signore stesso e ci radicano costantemente in essa, poiché la verità è lo stesso Cristo che nella morte ha inaugurato la nuova alleanza alla quale tutto il genere umano viene invitato e nella quale tutti sono accolti.

Le nostre celebrazioni battesimali, che riguardano nella maggior parte dei casi i bambini appena nati, sono spesso caratterizzate dal ritualismo di una mera consuetudine il cui significato è estraneo ai genitori e ai padrini del battezzando, che molte volte sono anche refrattari nel volerlo accogliere e assimilare: pur di realizzare una funzione in chiesa a cui faccia seguito un pranzo in ristorante, si è disposti ad affrontare le "chiacchiere di un sacerdote" o di un catechista nell'incontro previo di preparazione. Senza contare poi la triste realtà di fatto che molte famiglie trascurano di impartire al bambino battezzato un'educazione conforme al Vangelo e alla dottrina cristiana, come vogliono gli impegni stessi di genitori e padrini.

Non ci si rende conto tuttavia che un simile atteggiamento di indifferenza e di ritrosia costituisce un'occasione mancata, perché ci distoglie dal privilegio che Cristo ci concede di partecipare di se stesso e della sua missione, di essere insomma vincolati a lui come il tralcio alla vite.
Un'occasione mancata verso noi stessi.

 

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