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TESTO Commento su Giovanni 1,22

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III Domenica di Avvento (Anno B) - Gaudete (11/12/2011)

Vangelo: Gv 1,22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,6-8.19-28

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:

«Io sono voce di uno che grida nel deserto:

Rendete diritta la via del Signore,

come disse il profeta Isaia».

24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Chi sei, perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato?
Gv 1,22

Come vivere questa Parola?
Il vangelo di Giovanni è il vangelo della testimonianza: tutti sono testimoni e annunciano la salvezza, dono d'amore del Padre, nella persona del Messia: Cristo Gesù nostro Signore.
Qui si tratta di Giovanni Battista. Egli non era un personaggio facilmente inquadrabile nella tradizione giudaica. Ecco allora l'incalzare di domande da parte dei sacerdoti e leviti mandati da Gerusalemme. Alla prima domanda circa la sua identità, sapendo cosa i giudei pensano e si aspettano, risponde di non essere lui il Cristo, il Messia: non sono colui che voi aspettate. Con questa risposta Giovanni si colloca fuori della tradizione giudaica, cioè oltre ogni calcolo umano.
Alla seconda domanda che con insistenza lo vuole ancora collocare dentro la medesima tradizione, Giovanni risponde definendo chiaramente la sua natura e identità: "Io sono voce di uno che grida nel deserto: rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia".
Giovanni si autodefinisce "Voce". E non dice, come nella traduzione italiana, "Io sono voce" poiché IO SONO è solo autodefinizione di Dio. Giovanni è voce, un suono attraverso cui la parola si articola, prende corpo e si rende storicamente raggiungibile agli uomini. E siccome Giovanni proviene da Dio (Gv 1,6a) in questa sua voce prende consistenza la Parola di Dio. Questa voce risuona nel deserto, richiamando la forte esperienza di Dio, che Israele ha fatto proprio nel deserto. Questa voce che risuona nel deserto diventa una sorta di memoriale per Israele, un invito a ritornare sui suoi passi e riprendere con Dio quell'antico e autentico rapporto.
In questo, Giovanni è testimone dei fatti prodigiosi di Dio e della sua volontà di entrare nella storia delle sue creature. L'annotazione finale dà alla testimonianza lo spessore della storia: "Questo avvenne a Betania, al di là del Giordano...".
Oggi, nel mio rientro al cuore, mi lascio interpellare dalla testimonianza di Giovanni Battista e dal suo servizio alla Verità: la mia vita è un richiamo per i fratelli all'amore sconfinato nel Padre che si rivela nel Bimbo di Betlemme?
Rendimi, Padre, strumento docile e umile nel deserto del mondo in cui vivo, possa anch'io essere ‘voce' con cui tu raggiungi i mie fratelli e sorelle.
La voce di una santa
Signore, tu sei la Vita che voglio vivere, la Luce che voglio riflettere, il Cammino che conduce al Padre, l'Amore che voglio amare, la Gioia che voglio condividere e seminare attorno a me. Gesù, Tu sei tutto per me. Ricordamelo: senza di Te non posso nulla.
Madre Teresa di Calcutta

 

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