TESTO Commento su Marco 13,33-37
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I Domenica di Avvento (Anno B) (27/11/2011)
Vangelo: Mc 13,33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Contesto
Iniziamo con il tempo di Avvento un nuovo anno liturgico in cui ci accompagnerà il vangelo di Marco; il brano evangelico che apre il ciclo in preparazione al Natale del Signore in questo Anno B è la conclusione del capitolo 13 (vv. 33-37), la piccola apocalisse di Marco, in cui predomina il termine vegliare. Il testo ha degli agganci con il racconto della passione che segue subito dopo (Mc 14), e chiude un discorso con chiari riferimento all'apocalittica giudaica (in particolare al testo di Daniele), ma anche a temi importanti in questo vangelo; vi ritroviamo in particolare la Cristologia di Marco, con l'utilizzo del titolo Figlio dell'uomo.
Come sempre l'Avvento, che ci prepara alla celebrazione e sul ricordo della venuta nella carne di Gesù, inizia il percorso con uno sguardo verso il futuro, ossia verso la venuta gloria del Cristo risorto alla fine dei tempi; solo con la seconda domenica di Avvento lo sguardo si pone all'interno della storia, con i testi relativi a Giovanni il Precursore.
L'invito pressante rivoltoci in questa prima domenica è allora quello di vegliare, perché "quanto a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre" (Mc 13,32).
33 Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento.
Siamo alla conclusione del discorso escatologico che nel vangelo di Marco occupa tutto il capitolo 13; esso inizia al v. 5 dove Gesù risponde alla domanda di un piccolo gruppo di discepoli (vedi Mc 13,3-4); l'esortazione finale però, come vedremo al v. 37, è valida per ogni discepoli di Cristo.
Non prendiamo in considerazione tutto il discorso ma solo questi versetti finali in cui predomina l'imperativo vegliate (gregoreite), ripreso praticamente ad ogni versetto, che presentano chiari rimandi anche al racconto della passione (vedi Mc 14,34.37.40).
Nel versetto 33 il verbo vegliare è in coppia con l'altro verbo tipico di questo capitolo, fate attenzione (blepete), o state attenti, che pure ricorre diverse volte (vedi vv. 5.9.23) e poiché al v. 32 l'evangelista ha appena messo sulla bocca di Gesù la sorprendente affermazione "quanto a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre", se ne capisce l'importanza: il modo migliore per vivere il presente, per un credente, è la vigilanza.
Ma di quale giorno si sta parlando? Della venuta finale di Cristo risorto e del giudizio che concluderà la storia?
Come tutti i testi di genere apocalittico anche questo è rivolto ad una comunità che soffre persecuzione e a cui si ricordano i motivi di speranza e insieme a cui si vuol recare consolazione. In esso non si possono facilmente dividere i diversi piani che si intersecano, ossia il presente, il futuro (la venuta finale del Cristo glorioso) e la rovina storica di Gerusalemme. Anche le immagini e i continui riferimenti all'AT sono espressione tipica del genere apocalittico. Notiamo che la sezione finale del discorso apocalittico di Marco (dal v. 28 al v. 37) è costruita in modo concentrico: una parabola (vv. 28-29), un detto relativo al tempo (v. 30); un detto circa l'autorità di Gesù (v. 31 centrale in questa piccola pericope); un nuovo detto sul tempo (v. 32), un'altra parabola (v. 33-37) che è il testo proposto per questa domenica.
34 È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35 Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36 fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati.
Ecco la piccola parabola (in coppia con quella del fico che occupa i vv. 28-29 dove l'attenzione è posta sui segni dei tempi); qui abbiamo un racconto per alcuni versi vicino all'incipit della parabola dei talenti di Matteo (Mt 25,14-15) o delle monete d'oro in Luca (Lc 19,12-13), ma con un diverso intento. Poiché il padrone ha dato un compito preciso a ciascun servo ognuno deve stare attento per poter ricevere un giudizio positivo al suo ritorno.
L'accenno al portiere ha un richiamo verbale al v. 29 dove si parla del giudice che è alle porte, e inoltre ci riporta il verbo vegliare, parola chiave del nostro piccolo brano.
Il v. 35 riporta le diverse veglie in cui i romani dividevano la notte, corrispondenti ai turni di guardia; il padrone di casa nel contesto di Marco potrebbe identificarsi con il Figlio dell'uomo, e il suo ritorno con il tempo del giudizio finale. Anche l'affermazione finale non vi trovi addormentati ha un significativo rimando al racconto della passione (Mc 14,37.40.41) dove i discepoli si addormentano.
37 Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!".
Con questa conclusione è esplicitata la potata universale dell'invito ad essere vigilanti (invito che caratterizza anche il discorso della passione, vedi 14,34.37.38) ed è una sintesi dell'atteggiamento etico che emerge dal discorso escatologico di Marco.
Tutto il capitolo, ma in particolare i vv. 33-37 hanno l'intento di mantenere viva l'aspettativa del ritorno glorioso di Cristo, ma nello stesso tempo di frenare eccessive fantasie riguardo al come accadrà tale evento e al tempo in cui avverrà.
La convinzione che il mondo sarebbe stato trasformato e che il piccolo gruppo dei cristiani avrebbe regnato con Cristo risorto nella gloria offriva un orizzonte di speranza alla comunità primitiva che veniva guardata con sospetto e spesso angariata, mentre l'insistenza sulla costante vigilanza la aiutava a trovare significato e direttive etiche nel suo comportamento nel tempo presente (J. R. Donahue e D. J. Harrington).
Tutto questo vale anche per noi cristiani di oggi, chiamati a tenere viva la speranza e il riferimento al ritorno glorioso di Gesù Signore e a vivere con impegno il nostro presente; un invito quanto mai appropriato all'inizio di un nuovo anno liturgico e del cammino che ci prepara al Natale.
Meditiamo il testo con i Padri della Chiesa
1. La vigilanza cristiana dagli scritti di san Beda il venerabile (Beda il Vener., In Evang. Marc., 4, 13, 33-37)
"State attenti! Vegliate e pregate, perché non sapete quando verrà il momento" (Mc 13,33-34).
E' come un uomo che, partito per un lungo viaggio, ha lasciato la sua casa e ha conferito ai suoi servi l'autorità di compiere le diverse mansioni, e ordini al guardiano di vigilare. Chiaramente rivela il perché delle parole: «Riguardo poi a quel giorno o a quell'ora nessuno sa nulla, né gli angeli che sono in cielo, né il Figlio, ma solo il Padre". Non giova agli apostoli saperlo affinché, stando nell'incertezza, credano con assidua attesa che stia sempre per venire quel giorno di cui ignorano il momento dell'arrivo. Inoltre non ha detto "noi non sappiamo" in quale ora verrà il Signore, ma "voi non sapete" (cf. Mt 24,42). Coll'esempio del padrone di casa spiega con maggiore chiarezza perché taccia sul giorno della fine. Questo è quanto dice:
"Vigilate dunque; non sapete infatti quando viene il padrone di casa, se di sera, se a mezzanotte, se al canto del gallo, se di mattina; questo affinché, venendo all'improvviso, non vi trovi a dormire (Mc 13,35-36).
L'uomo - che è partito per un viaggio e ha lasciato la sua casa, - non v'è dubbio che sia Cristo, il quale, ascendendo vittorioso al Padre dopo la risurrezione, ha abbandonato col suo corpo la Chiesa, che tuttavia mai è abbandonata dalla sua divina presenza poiché egli rimane in lei per tutti i giorni fino alla fine dei secoli. Il luogo proprio della carne è infatti la terra, ed essa viene guidata come in un paese straniero quando è condotta e alloggiata in cielo dal nostro Redentore» (cf. Mt 28,20).
Egli ha dato ai suoi servi l'autorità per ogni mansione, in quanto ha donato ai suoi fedeli, con la grazia concessa dello Spirito Santo, la facoltà di compiere opere buone. Ha ordinato poi al guardiano di vegliare, in quanto ha stabilito che incombe alla categoria dei pastori e delle guide spirituali di prendersi cura con abile impegno della Chiesa loro affidata.
"Ciò che dico a voi, lo dico a tutti: Vigilate!" (Mc 13,37).
Non solo agli apostoli e ai loro successori, che sono le guide della Chiesa, ma anche a tutti noi ha ordinato di vigilare. Ha ordinato a tutti noi con insistenza di custodire le porte dei nostri cuori, per evitare che in essi irrompa l'antico nemico con le sue malvagie suggestioni. Ed affinché il Signore, venendo, non ci trovi addormentati, dobbiamo tutti stare assiduamente in guardia. Ciascuno infatti renderà a Dio ragione di se stesso.
Ma veglia chi tiene aperti gli occhi dello spirito per guardare la vera luce; veglia chi conserva bene operando ciò in cui crede; veglia chi respinge da sé le tenebre del torpore e della negligenza. Per questo Paolo dice: Vegliate giusti e non peccate; e aggiunge E' ormai il momento di destarci dal sonno» (cf.1Cor 15,34; Rm 13,11).
2. Ascoltare vigilanti la parola di Dio Dai Sermoni di sant'Agostino, vescovo (sant'Agostino, Sermo 219, passim)
Veglia, quindi, in questa notte, tanto il mondo ostile, quanto il mondo riconciliato. Questo, veglia per lodare, liberato, il proprio medico; quello, condannato, per abbandonarsi alla bestemmia. Veglia questo, fervido e luminoso nei pii pensieri; quello digrignando i denti e struggendosi per la rabbia. Finalmente, a questo la carità, a quello l'iniquità; a questo il cristiano vigore, a quello il diabolico livore, mai permetterebbero di dormire in questa solennità.
Persino dai nostri incoscienti nemici, veniamo dunque ammoniti circa il modo di vegliare per noi, se, a nostro vantaggio, vegliano financo coloro che ci invidiano.
Questa notte, nondimeno, di tutti coloro che in alcun modo sono segnati nel nome di Cristo, tanti per dolore, molti per pudore, alcuni, poi, che, avvicinandosi alla fede, già piú non dormono per timore di Dio. In diversi modi li eccita invero questa solennità.
Come dunque deve vegliare, nella gioia, l'amico di Cristo, allorché veglia, nel dolore, persino il nemico? Quanto conveniente, per chi è entrato a far parte di questa grande casa, è il vegliare in questa sua grande festività, allorché già veglia chi si dispone ad entrarvi!
Vegliamo, dunque, e preghiamo, per solennizzare dentro e fuori questa vigilia. Dio ci parli nelle sue letture; a Dio parliamo nelle nostre orazioni. Se ascoltiamo obbedienti le sue parole, in noi abita colui che preghiamo.
Preghiamo il testo
Salmo Responsoriale (dal salmo 79)
Signore, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvati.
Tu, pastore d'Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Colletta
O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli. Per il nostro Signore...
Oppure:
O Dio, nostro Padre, nella tua fedeltà che mai viene meno ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci l'aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore irreprensibile la gloriosa venuta del nostro redentore, Gesù Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli