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TESTO Il tuo ritardo accende il mio desiderio, Amore

don Marco Pozza   Sulla strada di Emmaus

II Domenica di Avvento (Anno B) (04/12/2011)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Troppo tardi per far carriera tra i profeti: la figura austera e saggia di Zaccaria - ultimo profeta dell'Antico Testamento - è appena dietro l'angolo. Troppo presto per far carriera tra gli apostoli: Pietro e Giacomo, Giovanni e i figli di Zebedeo e tutta la "compagnia del lago" abitano ancora nel ventre dei sogni: manca del tempo perché sulle sponde di quel Mare soprannominato "Arpa" s'inizi ad avvertire il tonfo delle parole del Nazareno. Troppo tardi o troppo presto: strana l'avventura del Battista - all'anagrafe Giovanni di Zaccaria ed Elisabetta -, a metà strada tra le promesse dell'Antico Patto e l'avventura tutta da scrivere del Nuovo, l'amico prescelto che spianerà la strada al bambino di Nazareth. Le sue sono parole che vengono da lontano, dal profondo del deserto laddove l'uomo incontra la sua nudità e s'aggrappa al riverbero delle parole del Cielo. Parte dal deserto perché nel deserto Dio chiama i suoi per addestrarli alla dura legge della Salvezza: nudi, spogliati, soli per stare in Sua compagnia a raccogliere l'eco e farsi forti della nostalgia delle cose grandi. Quando usciranno sul palcoscenico della storia tratterranno un qualcosa di irresistibile, di magnetico, d'insopportabile fascino. Il mondo li odierà, li ricorrerà nelle strade, li condurrà nei tribunali, li darà in pasto alle belve selvatiche. Domani li irriderà e decreterà insignificante la loro presenza. potranno non essere turbati da quel che loro annunceranno, dal contenuto improbabile di questa fede furibonda, ma di certo verranno stravolti dal fatto che vi siano uomini capaci di essa. Ecco perché loro non cederanno, il Battista Accaldato non tradirà mai i panni del gladiatore: il loro compito - una volta abbandonato il silenzio del deserto e rincasati nel ventre delle città - sarà in aeternum quello cantato da Isaia, uno della loro tribù: "Sali su un alto monte tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere" (Is 40, 1-5.9-11) Non temerà annuncio di sventura il profeta vestito di peli di cammello: le sue sono parole che vengono da lontano - "preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri" - e scuotono, sbilanciano per bilanciare, scompigliano per ricomporre, disturbano per concentrare. Parole calde e ammalianti, dense e scivolose, spavalde ed esuberanti, giocose e festose. Parole che sono cose preziose, cose che nessuno sa, cose delicatissime: sono e rimarranno le cose di Dio.

Parole che diventeranno frammenti d'amore, quest'amore che ci fa impazzire di Lui perché pare in eterno ritardo: quaggiù l'attendiamo da millenni, domani sembra sempre essere l'ora giusta e Lui non capita mai: sembra rimandare, sembra non essere puntuale all'appuntamento, sembra un fidanzato smemorato delle promesse. Ogni secondo potrebbe essere il suo, ogni istante potrebbe essere l'istante del Messia. A calcolarlo con il tic-tac dell'uomo il ritardo è pesantissimo. Chissà mai che non sia il suo, invece, l'Amore più puntuale: quello che attende per non far trovare impreparato l'amico, che accetta di sembrare smemorato per ridestare la voglia di stringerselo a sè, che gioca con l'attesa come due amanti in trepidazione, che dei minuti è padrone e dell'ansia dei cuori custode: sono gli attimi di Dio, fatti di spasimi e battiti, di sguardi cacciate tra le fenditure delle rocce e di faticose attese. Eppure se tarda un motivo l'Amore ce l'ha: "non vuole che nessuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi". Figurati se Lui è in ritardo, Lui che della storia è Signore e Principe, la Bellezza di fronte alla quale "un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno". Alcuni parlano di lentezza, altri di tradimento, qualcun altra d'illusione. Eppure è il volto più bello di Dio, quel Dio per il quale il sogno più bello rimane la festa del cuore.

Lui viaggia sempre in apparente ritardo: è l'altra faccia della misericordia. Quella che nel suo alfabeto è sinonimo d'eleganza amorosa.

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