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TESTO Commento su Matteo 25,1-13

padre Paul Devreux

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XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/11/2011)

Vangelo: Mt 25,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

Anche oggi Gesù ci racconta una parabola che si ambienta in una festa nuziale, che poi è il matrimonio tra Dio e il suo popolo. Se dovessimo paragonarla a una favola, a prima vista la si potrebbe paragonare alla favola della cicala e della formica, ma è un pessimo esempio, perché la parabola esalta i meriti della formica e condanna la cicale, mentre il regno di Dio non è qualche cosa che si può meritare e Gesù è venuto per salvare, non per condannare; inoltre, poco più avanti, Gesù racconta un'altra parabola nella quale si potrebbe facilmente inserire: "Ero senza olio e me lo hai rifiutato!?!".

Ogni parabola vuole essere una buona notizia, per cui cerchiamo di capire cosa ha voluto dirci Gesù.

Cos'è l'olio? Gesù dice che è una cosa che hanno coloro che vegliano, che lo aspettano veramente, con il cuore. Non basta essere presenti. Un po' come stare a messa desiderando la comunione con il Signore e con i fratelli o stare in chiesa per conto proprio.

Penso che il senso della parabola non sia quello di voler giudicare chi merita e chi non merita, ma quello di constatare che qualcuno desidera questa comunione e altri no, pur essendo tutte e dieci lì presenti. Le stolte sono quella che hanno la testa altrove, che sognano altri paradisi e si ritrovano in un inferno sin da oggi, e ci stanno bene. Non si rendono conto che c'è di meglio e non hanno nessuna voglia di cambiare, esattamente come il diavolo che si trova bene nel suo inferno.

Non è questione di condanna né tanto meno di una situazione definitiva; con Dio non è mai troppo tardi. L'abisso che ci può separare da Lui lo creiamo noi, con le nostre scelte e con i nostri atteggiamenti.

Cosa mi permette di poter dire questo: Il fatto che se invece di bussare pretendendo di poter entrare e accusando in cuor loro il "capo" di essere cattivo, ingiusto o troppo esigente, avessero pregato dicendo semplicemente: "Signore pietà, abbiamo sbagliato tutto, siamo state delle stolte, non siamo più in grado di procurarci l'olio indispensabile per stare alla tua festa, ma dì soltanto una parola e noi saremo salvate". Pensate che il Signore le avrebbe lasciate fuori?

Io immagino il Signore che chiudendo la porta piange per quelle rimaste fuori. Queste stolte gli rovinano la festa e non gli par vero di poter costatare che si stanno convertendo e finalmente desiderano stare alla festa veramente e con l'abito giusto.

Gesù c'invita a vegliare sin da oggi, per essere attenti a quello che è essenziale per una felicità autentica, stando attenti a costruire la comunione tra di noi e non un inferno. Gesù c'invita a scegliere sin da oggi tra paradiso e inferno perché la casa per il domani si costruisce oggi.

 

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