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TESTO Il passato, il presente, il futuro

don Luciano Cantini   Home Page

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/08/2011)

Vangelo: Mt 16,13-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 13Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Cesarèa di Filippo un luogo dalle fresche acque, un luogo di riposo e tranqullità per la piccola comunità di discepoli... Gesù chiede, non per aver informazioni, al contrario è per trasmettere un'idea, per provocare nei suoi interlocutori una intuizione nuova.

«Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti» La risposta dei discepoli, rispecchia l'idea comune, quella di sempre, che va a pescare nella propria esperienza, in ciò che è conosciuto e consolidato. L'uomo non si stacca dal passato, ciò che è noto dà sicurezza, c'è quasi una paura ancestrale a guardare oltre, a lanciarsi in nuove idee e comprensioni della vita... si è sempre fatto (o pensato) così.

Gesù provoca una visuale diversa non più ancorata al passato, non può essere una risposta codificata, da manuale, da testo religioso. Gesù chiede di lasciare il sicuro per addentrarsi dentro la propria esperienza, chiede un coinvolgimento personale. Non si può rimanere ancorati a quello che abbiamo imparato al catechismo.

La risposta di Pietro, esce dagli stereotipi e, per concretizzarsi, ha bisogno di recuperare tutte le relazioni, non solo quelle della carne e del sangue, ma anche quella con Dio e il suo Spirito. Pietro ha bisogno di immergersi profondamente nel suo essere, nel suo presente.

Gesù ne dà conferma, con una formula solenne e autorevole conferma l'identità di Pietro, delle sue relazioni, di questo presente che sta vivendo.

Ma Gesù non lascia che il presente si consumi nel passare di un attimo e lo proietta nel futuro.

Paolo (1Cor 3,22) l'aveva intuito... il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. Tutto è nostro, ma il passato non ci appartiene.

Occorre guardare al futuro con grande attenzione sapendo che mai è concluso, se non alla fine dei tempi. Dobbiamo vivere in una realtà in cui tutto è compiuto ma non realizzato. Il nostro tempo, quello della Chiesa, è quello del "già e non ancora".

In questo divenire dobbiamo leggere le parole di Gesù: la Chiesa non è edificio stabile e concluso, al riparo delle prevaricazioni; c'è ancora tanto da legare e da sciogliere.

 

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