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TESTO Commento su Matteo 22,12

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XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/10/2011)

Vangelo: Mt 22,12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Forma breve: Mt 22,1-10

In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale? (Mt 22,12)
Come vivere questa Parola?
Non è certo una novella a lieto fine la parabola che ci viene proposta quest'oggi! Degli invitati, per lo meno scortesi, che non si presentano al banchetto nuziale, anzi alcuni si spingono fino a insultare e ad uccidere i messi loro inviati. E tra quelli che si assidono a mensa c'è chi si è presentato senza l'abito da cerimonia, suscitando la vivace reazione del re.
Forse quest'ultimo particolare può sorprenderci: in fondo si era andati a prelevare i più miseri dalle strade per farli partecipare al banchetto, perché meravigliarsi dell'abbigliamento che ne rivelava l'estrazione sociale? Ma è proprio a questo livello che la parabola ci interpella personalmente.
Dio ci accoglie come siamo, anzi ci viene a cercare là dove ci siamo cacciati con le nostre incorrispondenze, lascia che entriamo al suo cospetto nella situazione in cui ci troviamo in quel momento, ma non tollera che noi ci adattiamo ad essa.
È pronto a restituirci la dignità filiale, ma attende il nostro impegno, la nostra quotidiana conversione: è questo l'abito nuziale richiesto. E, badiamo bene, si tratta di una conversione quotidiana, cioè di una revisione e un lavorio continuo su noi stessi: passi piccoli ma costanti, intrecciati magari a qualche regressione, subito recuperata sotto la spinta della ferma volontà di corrispondere all'amore, alla cui mensa ci sentiamo invitati.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, verificherò il mio "guardaroba" spirituale: in che stato è il mio abito nuziale? Lo indosso o è rimasto chiuso nell'armadio? Fuori della metafora: è in me quotidianamente presente e attivo l'atteggiamento della conversione?
Metti il mio cuore, Signore, in stato di conversione permanente, per alimentare una comunione sempre più viva con te.
La voce di uno saggio dell'antica Roma
"È l'animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi"
(Lucio Anneo Seneca)

 

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