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TESTO Cristiani non a parole ma nei fatti

don Luigi Trapelli

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/09/2011)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

Dopo la parabola dei vignaioli dell'ultima ora, Gesù parla di altre persone che vanno nella vigna. Stavolta, però, quello che conta non è la risposta a parole, ma ciò che effettivamente compiono.

Il primo figlio dice di sì al padre, ma poi non va nella vigna. Il secondo dice di no e poi va nella vigna. Gesù dice questa parabola, perché ha davanti a se farisei e scribi. A loro vuol far comprendere che i peccatori, i pubblicani, le prostitute, che pure inizialmente avevano detto di no alla proposta del Signore, poi di fatto si erano convertiti, per cui loro stessi saranno davanti nel regno di Dio.

L'affermazione è sicuramente molto pesante e ci lascia sbigottiti. Ma il criterio di Gesù non è collegabile al fatto di essere più o meno peccatori e dopo dei convertiti. Dio opera la salvezza per tutti, ma vuole la collaborazione dell'uomo e non desidera che le persone accampino dei privilegi o che a parole si dicano cristiani, ma lo dimostrino andando a lavorare nella vigna del Signore.

"Non chiunque dice Signore Signore, ma chi fa la volontà del padre mio entrerà nel regno dei cieli!"

Dio agisce sempre, ma vuole la collaborazione nostra. La salvezza di Dio si collega alla nostra libertà. Dio non vuole un coro di persone che tessino le sue lodi solo con la bocca. Gesù vuole persone che lo lodino con la propria vita e, a volte, proprio coloro che non frequentano o che sono ai margini della comunità rischiano di mettere in pratica maggiormente gli insegnamenti del Signore.

Il Signore, con questa parabola e con la sua spiegazione, vuole farci capire che essere cristiani non significa solo frequentare dei riti o dire delle preghiere per tenere Dio tranquillo, ma comporta dire quel sì con i fatti. In concreto, il cristiano è chiamato a partecipare al momento particolare che vive il nostro paese, così come non si estranea dai compiti educativi, di lavoro, di paese, di società. Pensiamo solo al tema dell'immigrazione che sta crescendo sempre più ed esige una cultura di inserimento nuova. Pensiamo alle tante persone che ormai vivono come se Dio non esistesse o quelle che sono davanti a scelte difficili, quali la separazione o dare uno scopo alla vita. Se solo imparissimo a sentirci più uniti e in sintonia non solo nei momenti difficili o nella morte di persone care, quante cose cambierebbero! Che bello sapere di trovare qualcuno che ci è vicino e ci può sempre dare una mano e non solo a parole!! O ricostruiamo il tessuto dei rapporti umani di una comunità o rischiamo di fare tante cose, ma senza senso e gusto. Vivendo nella costante diffidenza dei nostri vicini.

"Non chi dice Signore Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio entra nel Regno", perché Dio opera la salvezza ma, amandoci, prima pensa a noi, bussa al nostro cuore e non agisce finché non gli abbiamo aperto.

 

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