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TESTO Commento su Prima Timoteo 6,11

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Venerdì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (16/09/2011)

Brano biblico: 1Tm 6,2-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 8,1-3

1In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici 2e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; 3Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Dalla Parola del giorno
Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza (1Tm 6,11)
Come vivere questa Parola?
Paolo sta mettendo in guardia Timoteo dalla subdola attrattiva della ricchezza ch, con il suo richiamo sordo e martellante, è capace di varcare anche le soglie più sacre, magari ammantandosi di lusinghiere possibilità di bene.
L'apostolo taglia corto: tu fuggi queste cose e metti tutto il tuo impegno nel perseguire ciò che è consono a chi, con il battesimo, ha scelto di ricalcare le umili orme di Cristo.
Assimilarsi a lui, il Signore che non ha disdegnato di far propria la nostra povertà esistenziale, dovrebbe essere l'unica ambizione del cristiano di ieri e di oggi. Non si tratta di rinunciare a chissà quali privilegi, ma semplicemente di prendere atto e di accettare serenamente ciò che siamo: creature e perciò limitati, bisognosi gli uni degli altri, depositari di doni che non ci appartengono.
La spasmodica ricerca della ricchezza, quel bisogno di avere più del necessario, di "brillare" per capacità, di apparire un gradino più in alto degli altri, rivelano una perniciosa perdita di contatto con la propria realtà, sdegnosamente rigettata e calpestata. Guai, poi, se questo avviene sotto l'ambiguo rivestimento di una fede affettata e di una pseudo-santità mimetizzante un'avvilente mediocrità. È allora da ricordare il monito paolino: "quando sono debole, è allora che sono forte" (2Cor 12,10), perché è nella mia povertà che sono raggiunto dalla sovrabbondante ricchezza di Dio.
Lascerò, quest'oggi, risuonare dentro di me l'invito paolino: fuggi queste cose e tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Mi impegnerò, quindi, a lavorarmi sul punto in cui mi riconosco più carente.
Fammi scoprire, Signore, la ricchezza racchiusa nel mio essere esistenzialmente povero, cioè spazio in cui tu puoi riversarti, vuoto che lascia trasparire la tua immagine.
La voce di un filoso e politico dell'antica Roma
Chi sa limitare i propri desideri è veramente ricco
Lucio Anneo Seneca

 

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