TESTO Un tempio per l’uomo
Dedicazione della Basilica Lateranense (09/11/2003)
Vangelo: Gv 2, 13-22
13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Un'ora dopo, i mercanti avevano forse già rioccupato tutte le loro posizioni, i tavoli erano stati raddrizzati, il denaro passava di nuovo di mano in mano, i poveri contrattavano colombe per i sacrifici.
Ma il gesto di Gesù non è inutile, è profezia in atto. Si oppone alla logica mercantile, al potere idolatrico del denaro, ad una certa immagine di Dio. Il tempio, ogni chiesa, possono diventare un luogo di mercato, dove il rapporto con Dio è ridotto a compravendita, dove offro a Lui preghiere, buone azioni, meriti, per ottenere in cambio il suo favore, dove cerco non il Donatore, ma solo i suoi doni. «Dio è amore, chi lo vuole pagare va contro la sua stessa natura e lo tratta da prostituta. Quando i profeti parlano di prostituzione nel tempio, intendono questo culto, tanto pio quanto offensivo di Dio» (Silvano Fausti). Forse sono anch'io uno di questi mercanti del tempio. Davanti a Dio mi presento con meriti da vantare, con la mia tassa settimanale pagata. Ma Dio non si merita, si accoglie. Gesù ha molto amato il tempio di Gerusalemme, lo ha ammirato, si è indignato coi mercanti, ha pianto pensando alla sua distruzione imminente. Eppure lo ha anche radicalmente contestato: «Né in Samaria, né in Gerusalemme adorerete il Padre, ma in spirito e verità». «È la casa del Padre», assicura, ma aggiunge: «Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere». Ma parlava del tempio del suo corpo. Il centro del suo discorso è individuare il luogo dove più forte è la presenza di Dio: non il giro delle pietre, bensì il perimetro vivo di un corpo di carne. Ed ecco apparire di nuovo uno dei paradossi più alti del Vangelo: la pienezza, la piena rivelazione della divinità è l'umanità di Gesù, non la sua predicazione. Il divino raggiunge la sua pienezza solo nell'umano, sulla terra, in un corpo d'uomo. La nostra fede passa per l'umanità di Cristo: lì vediamo il volto accogliente, amante, perdonante del Padre. Alla teologia del tempio di pietra, Gesù ci insegna a sostituire la teologia del tempio di carne, dei figli di Dio come santuario di Dio. E se sono di Cristo, anch'io sono il luogo dove il Misericordioso senza casa cerca casa. È facile adeguarsi a un Dio che abita le cattedrali, prigioniero delle pietre e delle mura degli uomini. Un Dio così non crea problemi, ma non cambia nulla della vita. Il vero problema per noi è rappresentato da un Dio che ha scelto come tempio l'uomo (Pozzoli). Più forte dei mercanti e del denaro non è la sferza brandita da Gesù, ma la sua umanità che ha raccontato Dio, ha "evangelizzato" Dio diventando per sempre la sorgente dell'umano.