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TESTO Necessaria chiarezza sulla Chiesa

mons. Antonio Riboldi

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Dedicazione della Basilica Lateranense (09/11/2003)

Vangelo: Gv 2, 13-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 2,13-22

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.

18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Capita proprio oggi una delle feste che forse non sono note a tuttI, nella sua bellezza, per tante ragioni, che ne hanno sbiadito nel tempo la sua stupenda realtà, fino a metterla in discussione.

Oggi è la festa della Dedicazione della Basilica Lateranense.

La Basilica Lateranense, cattedrale della Chiesa di Roma, costruita da Costantino al tempo di Silvestro I (314-335), è ritenuta la madre di tutte le Chiese dell'Urbe e dell'Orbe. L'anniversario della sua dedicazione è celebrato in tutte le Chiese.

Credo che tutti noi sappiamo che ogni Diocesi ha la sua cattedrale, che come la Basilica Lateranense per Roma, è la "madre di tutte le chiese" che sono nella Diocesi, oltre che essere la "cattedra del vescovo" cui per natura sono uniti, come una cosa sola, tutti i sacerdoti ed i consacrati e i laici, a indicare che nessuno è solo, ma tutti siamo una famiglia. E ogni Cattedrale, come ogni chiesa parrocchiale, nel momento della sua erezione ha avuto il momento solenne della sua dedicazione a qualche santo o santa.

Questa festa ci è preziosa occasione di interrogarci sul nostro "essere Chiesa" che, in tanti, viene considerate come un "accessorio" di poca utilità per la nostra vita cristiana. Anche se poi si sente il bisogno - almeno nella massima parte - di tornare a essere figli di Dio e quindi fare parte della famiglia del Padre - grandissimo dono - e di impostare la nostra vita, di conseguenza, su questa novità di vita che ci dà diritto alla vita eterna. Così come si fa grande festa in occasione della prima Comunione, il giorno in cui Cristo entra a essere nostro cibo, necessario per vivere Cristo, anche se troppe volte il nostro rapporto con l'Eucarestia finisce lì, in una festa esterna, che sembra una festa dove trionfa il consumismo.

"E' il giorno più bello della vita" abbiamo cantato tutti...ma non è proprio, per troppi, un giorno senza tramonto come sono tutti i giorni di Dio, e tramonta subito. Quell'incontro eucaristico pare risponda al detto di un filosofo: "Incontrarsi senza conoscersi, stare insieme per un momento senza amarsi, e dirsi subito addio senza rimpiangersi".

E così è per la Cresima, vera Pentecoste dello Spirito, che dovrebbe farci testimoni di Cristo, e pare in tanti coincida con l'addio alla Chiesa.
Lo stesso possiamo dire del sacramento del Matrimonio.

Ma "essere Chiesa" è lo stupendo, divino dono del Padre, che fa di noi tutti una famiglia in Lui. Sono belle le nostre Chiese; ma a volte sembra che siano come tante case, belle esternamente, ma dentro piene di tristezza perché non esiste in esse la famiglia, che è l'anima della casa.

La famiglia non è mai la casa: caso mai la casa serve la famiglia. Nel Concilio Ecumenico Vaticano II i Padri dedicarono al Mistero della Chiesa una "costituzione dogmatica" che è un vero capolavoro, su cui confrontarsi, senza mancare di sincerità con Dio e con noi stessi.

"Essendo Cristo la luce delle genti, è scritto, questo Santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, ardentemente desidera con la luce di Lui, splendente sul volto della Chiesa, illuminare tutti gli uomini annunziando il Vangelo ad ogni creatura. E siccome la Chiesa è in Cristo Gesù, come un sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, intende con maggiore chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo intero la sua natura e missione universale. Le presenti condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinché tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti dai vari vincoli sociali, tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo" (L.G., n. 1).

Stupendo il nome che si dà alla Chiesa: "luce delle genti"; non solo, ma rivela la sua natura di essere Cristo come segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano".

Ma che sapore hanno allora le frasi che tante volte si sentono? "Dio sì, Chiesa no": una frase che pronuncia una vera bestemmia: quella di credersi figli di un Padre, ignorando tutti i fratelli.

E qual è il motivo per cui troppi guardano alla Chiesa come una "suppellettile" inutile, tante volte al centro delle città, o paesi?...quando invece i nostri Padri hanno voluto che sia la vera "casa" da mettere al centro della comunità, "una casa" dove vi è la vera vita, quella con Dio, e dove tutti, superando individualità, che a volte sono emarginazione e non amore, ritrovano la gioia immensa di essere una famiglia?

Uscire dalla luce della Chiesa è davvero uscire dalla Luce di Cristo e dalla gioia di appartenere al Padre con i fratelli.

Ricordo come mamma e tante donne avevano, durante il giorno, i loro occhi sempre rivolti verso la Chiesa, come fossero là! Nostalgia o necessità?

Tutti sappiamo che la Chiesa oggi soffre, e tanto, per la mancanza di sacerdoti, al punto che si è costretti ad affidare due, tre, fino a quattro piccole comunità ad un solo sacerdote. Così tanti paesi hanno sì la Chiesa, ma non il parroco. E fanno impressione quelle Chiese, costruite con il sacrificio dei nostri padri, ma che hanno l'aria di una casa vuota. Ed è come non ci fosse chi dia quella fiducia che sempre dà la Casa in cui il Padre ci attende. Paesi che si sentono orfani di Dio.

Ci consola Paolo, che scrive ai Filippesi, in tempi in cui le Chiese erano le case dei cristiani, dove ci si dava appuntamento per l'ascolto della Parola, la preghiera e dove davvero "comunità" voleva dire famiglia di Dio. "Fratelli, voi siete l'edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento: un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, Gesù Cristo." E chiude con queste parole, che davvero suscitano gioia, in chi ha coscienza della bellezza di essere parte della Chiesa, e fanno riflettere quanti hanno come cancellato dal cuore di essere membra vive nella Chiesa. "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio che siete voi" (1 Cor. 3,9-11).

Sappiamo tutti come gli Ebrei guardino al loro tempio in Gerusalemme come la "casa di Dio". Fa impressione la loro preghiera a quello che noi chiamiamo "muro del pianto". Quando nei campi di sterminio venivano condotti alla morte il loro saluto era: "ci vedremo a Gerusalemme".

Così i Mussulmani vedono nelle loro grandi moschee, come l'atrio della casa di Dio. Un atrio che hanno costruito con incredibile ricchezza. Basta essere andati alle moschee di Gerusalemme, nella spianata dei tempi. E fa impressione quando all'ora della preghiera si piegano per terra con il volto rivolto verso oriente, dove sono le loro moschee.

Gesù, nel vedere nel tempio - come narra Giovanni - gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco, fece una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio con le pecore e i buoi: gettò a terra il danaro e ne rovesciò i banchi e disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato" (Gv. 2,13-22).

Amiamo allora la nostra Chiesa, non solo le sue mura, ma noi che in Cristo siamo la famiglia del Padre. Sia gioia appartenere, sia felicità sapere che in Lui e con Lui tutti formiamo una cosa sola dove fa festa Cristo e trionfa l'amore.

Se c'è una cosa che distingue la Chiesa e il mondo è: la Chiesa è luce, amore e fa di tutti una cosa sola; il mondo ha quello che può offrire senza Dio, ossia buio, solitudine, egoismo e tristezza, tanta tristezza.
E' bello oggi dire alla Chiesa: "Ti amo, come casa mia".

Ma è giusto anche esortare la Chiesa a non avere porte ermeticamente chiuse, ma a essere, come felicemente esortava Giovanni XXIII, "la fontanella posta al centro della piazza del paese, dove tutti, ma proprio tutti, coloro che hanno sete, senza alcuna distinzione, possano bere.

E-Mail: riboldi@tin.it
Internet: www.vescovoriboldi.it

 

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