TESTO Quel tempio di Dio che siete voi
don Roberto Rossi Parrocchia Regina Pacis
Dedicazione della Basilica Lateranense (09/11/2003)
Vangelo: Gv 2, 13-22
13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Oggi si ricorda la consacrazione della basilica Lateranense e la sua dedicazione al Santissimo Salvatore e ai santi Giovanni Battista e Giovanni evangelista. È la chiesa madre di tutte le chiese. Non si tratta soltanto di ricordare una chiesa ma di celebrare ciò che essa rappresenta.
Le letture ci aiutano a cercare un rapporto vero e profondo di amore con il Signore che si fa vicino a noi e che si fa incontrare in molti modi, nell'adorazione sincera e confidente del cuore "in spirito e verità", nei templi che sono dedicati all'incontro con Lui, e specialmente in Cristo "tempio del Dio vivente" e nella Chiesa edificata dalle pietre vive che sono i cristiani.
Mi provo ad immaginare il re Salomone che finalmente ha portato a termine la costruzione del grande Tempio di Gerusalemme e ha avuto l'ardire di costruire una "casa" all'Onnipotente e di chiedergli di farlo diventare luogo speciale della sua presenza. E' il momento in cui rivolge una preghiera grandiosa e umilissima: "I cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ti ho costruita! Ma... volgiti a noi, ascolta il grido e la preghiera del tuo servo. Siano aperti i tuoi occhi giorno e notte verso questa casa. Ascolta la preghiera del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo luogo. Ascolta dal cielo; ascolta e perdona!". Ne comprendono qualcosa in più – e mi rifaccio anche alla mia esperienza personale – quei sacerdoti e quelle comunità che sono riusciti a edificare una grande chiesa dove non c'era o a restaurare qualche antico santuario. Quante fatiche, preoccupazioni, spese ingenti, lavori che sembrano non finire mai. Poi ecco il giorno dell'inaugurazione: quale preghiera sincera, riconoscente e umile da parte di pastori e fedeli! Proprio così: "In questo luogo santo: ascolta, ascolta e perdona".
Il tempio - la chiesa per noi - ha tutto il suo valore perché è un luogo sacro, dedicato al culto, cioè alla lode e alla celebrazione dei misteri dell'amore del Signore e perché è il luogo della nostra fraternità: tutti fratelli nella casa e attorno all'altare del Signore. Per noi il Signore non è rimasto nell'alto dei cieli, ma si è fatto sacramento e presenza reale nell'Eucarestia, Corpo e Sangue di Cristo, Figlio del Dio vivente. Siamo invitati a nutrire una fede e un amore profondi verso l'Eucarestia, fatti di rispetto, raccoglimento, silenzio, preghiera, aiuto alla preghiera degli altri. In chiesa non possiamo mai comportarci come se non ci fosse Gesù stesso, ma dobbiamo imparare a vivere sempre di più "con Lui, in Lui, per Lui".
Il testo del vangelo che riporta il dialogo di Gesù con la Samaritana apre la mente e il cuore, libera da ogni attaccamento anche alle cose sacre, che sono solo un mezzo, e porta a cercare l'incontro con Dio ovunque, in ogni situazione, "in spirito e verità". E' il primato di Dio sulle cose, il primato della fede sulla religione, è la conversione del cuore che riesce ad affidarsi alla misericordia del Padre e ottiene la salvezza. Come quella donna al pozzo di Sichem. Ogni tempio, ogni celebrazione, anche la più solenne, ha valore solo se porta all'incontro con Dio, solo se è preghiera umile e confidente, solo se è apertura al progetto di salvezza universale del cuore di Dio, solo se è in concreto amore e fraternità col prossimo. Si tratta di non attaccarsi alle cose esterne, alle consuetudini, alla propria impostazione, ai riti in se stessi, al "si è sempre fatto così", all'"una volta noi...". Possiamo chiederci: come il Signore ama l'umanità di oggi e ciascuno dei suoi figli? Come i suoi figli possono incontrarlo e trasformare la loro vita nell'amore sincero e "misericordioso" che è l'attuazione unica della fede? Cos'è l'importante: ciò che si vede esternamente o il cuore?
La lettera di Pietro ci fa fare un passo in avanti. Abbiamo visto il tempio, poi l'incontro vero con Dio, ora ci viene detto "il nuovo tempio di Dio siete voi, pietre vive". Cristo è la pietra angolare: chi crede in Lui non resta confuso. Stringendoci a Lui, trovando in Lui il senso e la vocazione della nostra vita, noi diventiamo, per grazia di Dio, portatori di una realizzazione meravigliosa sulla terra e nei cieli. L'apostolo Pietro usa delle espressioni grandiose che vogliamo gustare e cercare di vivere in pienezza. "Anche voi venite impiegati come pietre vive per una costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali a Dio graditi. Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce". Ecco il nuovo tempio: il popolo di Dio, animato dallo Spirito, nell'unità dell'amore tra tutti i suoi figli. Nel vivere da fratelli nel suo popolo si concretizza la fede e ogni culto. Nei fratelli "nuovo tempio" è presente Cristo. Lui che si identifica col fratello e col povero.