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TESTO Commento Marco 14,12-16.22-26

Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno B) (22/06/2003)

Vangelo: Mc 14,12-16.22-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 14,12-16.22-26

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Quell'ultima sera, col gonfio pieno di sofferenza, Gesù decise di sigillare l'amicizia, l'alleanza fatta con l'umanità, prendendo quel pane e quel vino e donandolo come segno della sua presenza. Alla fine, nel silenzio generale di chi sta vivendo qualcosa di grande, gli apostoli sentirono quella raccomandazione: "fate questo in memoria di me". E sussultarono. Sì, amici, perché quelle parole non indicavano un vago ricordo, una memoria di un avvenimento storico da riproporre come se fosse un anniversario. La parola usata da Gesù, "zikkaron", era la stessa che indicava i momenti celebrativi di Israele. "Zikkaron": un avvenimento presente che fa tornare presente il passato e lo proietta verso il futuro. Quando il popolo celebrava la Pasqua veramente usciva dall'Egitto, veramente si rimetteva in marcia per ordine di Yahwé. Attenti, allora, a non interpretare noi il Vangelo, dicendo che la presenza di Cristo è simbolica. No: Gesù voleva dirci che il fare memoriale di lui avrebbe reso possibile la sua presenza. E nel bellissimo brano dei discepoli di Emmaus ci veniva ricordata la struttura dell'Eucarestia: lui, risorto, che spiega le Scritture e spezza il pane (gesto eucaristico) e viene riconosciuto. Ma noi, lo riconosciamo? Celebrare la festa dell'Eucarestia è un forte richiamo e un forte esame di coscienza per la nostra comunità: che ne abbiamo fatto dell'Eucarestia? Come l'abbiamo ridotta? E' davvero il luogo dello stupore, il momento drammatico e tenerissimo in cui Dio si dona ai discepoli? E' davvero l'ultimo gesto che Gesù fa per essere ricordato, per essere presente? Oppure, troppo spesso, è stata ridotta a dovere, tiepida abitudine per una tiepida fede? Ho paura, alle volte, che le nostre Eucarestie manchino di fede e di stupore. Il problema, amici, non è la lunghezza o la qualità della predica, o la bellezza dei canti, o che so io... no: il problema è la nostra poca fede nella presenza di Cristo! Se credessimo di più, Signore!

Noi facciamo la cena in memoria di te, Signore, in obbedienza al tuo comando, apri il nostro cuore alla fede e allo stupore, Maestro!

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