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TESTO Commento Giovanni 3,14-21

Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno B) (30/03/2003)

Vangelo: Gv 3,14-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Nel discorso a Nicodemo Gesù confessa che Dio è innamorato del mondo, al punto da dare il figlio unigenito. "Dio ha tanto amato il mondo" ci dice Gesù. Che bizzarria! Tutte le religioni hanno cercato di staccarsi dal mondo, hanno sottolineato l'infinita distanza tra Creatore e creatura, hanno constatato la pesantezza della vita al punto da proporre un cammino di distacco dalla realtà e il nostro Dio, invece, si lega al mondo, lo ama. Tanto. Quel "tanto" rivela un aspetto di Dio che troppe volte dimentichiamo: l'esagerazione dell'amore di Dio per noi. Gesù, continuando, ci ricorda che Dio non vuole giudicare il mondo, ma salvarlo. Se ci credessimo! Se la smettessimo di credere in un Dio pronto a sottolineare, antipatico preside di scolaresca, le nostre incongruenze per aprirci a quel "ha tanto amato il mondo" che ribalta la prospettiva. No, è troppo scomodo credere nell'amore, troppo impegnativo. Meglio un Dio lontano da rispettare, a cui poter dire: "Ho fatto ciò che dovevo". Davanti all'amore, chi può dire: "ho fatto a sufficienza"! Questo amore che si rivela, si manifesta, si esplicita nell'opera di Gesù e nelle sue parole. Ma che non saranno sufficienti. Sarà l'innalzamento, come il serpente nel deserto, a svelare inequivocabilmente questo amore. La croce è segno della misura dell'amore che Dio ha per noi. La nostra fede consiste nel lasciarci amare, nell'aprirci alla notizia, nell'ascoltare le Parole del figlio che ci danno salvezza. Questo Dio che sceglie di compromettersi col mondo, che incarnandosi lo salva, da' una luce del tutto nuova alla nostra umanità. Se Dio trova amabile il mondo, perché noi lo troviamo insopportabile? Non corriamo il rischio di subire la vita? Di vedere la realtà, il lavoro, la scuola, come una specie di punizione? E gli altri, alle volte, non rappresentano forse un ostacolo alla nostra realizzazione? L'amabilità che Dio ha verso il mondo ci spalanca a una dimensione che non sempre vediamo; ci lascia intuire che c'é uno sguardo divino sulle cose che potrebbe suggerirci un nuovo modo di essere.

Tu ami il mondo e noi, e ne vuoi la salvezza; insegnaci ad amarlo con equilibrio e verità, Dio che ami la vita!

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