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TESTO Commento su Matteo 15,21-28

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (14/08/2011)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 15,21-28

In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di Benoni Ambarus

Un Gesù che tuona e fulmina contro i farisei e la loro falsa religione senza un cuore, che scaccia i venditori dal Tempio perché hanno stravolto il significato della casa di Dio, lo incontriamo e lo ascoltiamo, talvolta anche volentieri. Tanto in questi casi sono gli altri, quelli di mira. Ma un Gesù, come nel Vangelo di oggi, che tenta di cacciare via una donna che gli chiede aiuto, non ci piace e ci fa rimanere male.

Il Signore è andato nel territorio pagano, dove abitano i lontani di Dio, coloro che non essendo popolo scelto, è di serie B. Sono popoli disprezzati da Israele; perché, secondo una mentalità strisciante all'epoca, disprezzati da Dio. Ma qui Gesù deve fare i conti con alcune cose contrastanti. Da una parte la sua stessa mentalità di ebreo, dall'altra la situazione concreta della donna che gli si avvicina.

Lei sa chi è Gesù, e quindi sa che in quanto ebreo, potrebbe non avere successo nel suo tentativo. Ma vive una situazione così difficile che non ha nulla da perdere. Null'altro da perdere, oltre ad aver perso il contatto di comunicazione con la figlia malata. "Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio" evoca una situazione molto pesante per lei. Non è solo una malattia, è una cosa misteriosa che a lei sfugge. E ha bisogno di aiuto. "Abbi pietà di me!"

La risposta di Gesù è durissima: il pane nutre i figli, non i cagnolini; ed io sono stato mandato per la casa di Israele, per i figli. Ma tale risposta è in sintonia con quello che si pensava dei pagani: sono cani. Si ha la sensazione che l'evangelista imbarazzato abbia mitigato i termini: non cani ma cagnolini. Per di più sembra che Satana che tormenta la figlia è la prova del dominio del male su questi popoli abbandonati da Dio! Viene da chiedersi: perché mai Gesù non riesce andare oltre tale mentalità? Come mai non guarda in faccia la realtà disperata di questa donna e rimane aggrappato alla fedeltà dura della sua missione affidatagli dal Padre?

Ma sembra che assistiamo ad uno scontro tra titani, un braccio di ferro su chi riuscirà ad essere più convincente. Ed è commovente vedere come questa donna, sconvolta dal dolore e dal dramma della figlia, che non teme quindi nulla, è assolutamente decisa a obbligare Dio a posare lo sguardo su di lei e sulla sua pena, e averne la guarigione. Il dolore e l'amore hanno creato in lei una sorta di determinazione umile che non si offende nemmeno davanti alla risposta di Gesù che sembra catalogare la sua figlia come cagnolino. Non si offende ma ribatte! Sembra quasi voglia costringere Gesù a svegliarsi e allargare la mentalità e gli orizzonti della sua fede!

Il Signore Gesù impara dal cuore di madre e arriva al cuore del Padre! Si lascia interpellare dalla sua situazione concreta, piega lo sguardo e il cuore su di lei. E si lascia commuovere: "Davvero grande è la tua fede!". E la esaudisce nella richiesta fatta.

Ora, l'esempio di questa donna, di cui non si dice nemmeno il nome, è straordinario per ciascuno di noi. Avanzare pretese a Dio, ci potrebbe portare ad indurire il cuore; lasciarsi offendere dal male e dalla sofferenza della vita permettendo che si possa gettare il dubbio e il discredito su Dio stesso, comporterebbe un allontanamento da Lui. Ma bussare con forza, determinazione e fiducia per chiedere la salvezza da Dio, ci porta ad avere per primi un cuore sgombro dall'orgoglio. Lì dove ci sta un'apparente silenzio e indifferenza divina davanti al nostro dolore e alla nostra necessità di salvezza, l'atteggiamento di chi crede che Dio è abbondanza di amore, è garanzia di poter sperimentare la ricompensa divina.

Se solo riuscissimo a non fare gli offesi nei momenti di difficoltà nella vita ma continuassimo invece a chiedere, cercare e supplicare da Dio, avremmo la possibilità di gustare non necessariamente la tavola imbandita ma le briciole, che sono in grado di riempire a sufficienza i nostri bisogni. Ma se persistiamo a volerci sedere a tutti i costi a tavola, rifiutando la logica delle briciole, potremmo anche vivere per molto tempo affamati!

 

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