TESTO Figlio, ti sono perdonati i peccati
IX domenica dopo Pentecoste (Anno A) (14/08/2011)
Vangelo: Mc 2,1-12
1Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
3Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. 5Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
6Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: 7«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». 8E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, 11dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». 12Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Peccato, pentimento, perdono: tre parole fuori moda e difficili sempre da vivere. Eppure sono l'unica pace per una coscienza che vuol essere seria e vera. Con la colpa non si gioca, perché si gioca la qualità della vita di oggi e il destino ultimo domani.
Che cosa è il peccato? Perché chiedere perdono davanti ad un uomo nella Confessione? Dio potrà mai perdonarmi e togliermi il peso di quel che ho fatto? Dubito di poter ritornare come prima!
Sono domande e situazioni che oggi la Parola di Dio vuol illuminare e risolvere.
1) Tu sei quell'uomo
Pagina efficace quella di Natan davanti al peccato di Davide. Aveva rubato l'avvenente moglie di Uria, l'aveva messa incinta, e per salvare la faccia aveva fatto uccidere in guerra il marito. Doppio peccato, di adulterio e di omicidio. Il profeta Natan esprime il giudizio di Dio: "Tu sei quell'uomo".. che ha commesso la grave ingiustizia del prepotente che approfitta del più debole per suo interesse e piacere! E' la parola del profeta che svela l'inganno di una coscienza che pensa di aver accomodato le cose davanti agli altri..; ma non davanti a Dio! Sempre di fronte ai nostri peccati troviamo scuse e si tenta di assicurare il cuore che tanto..: ammazzare non ho ammazzato, rubare non ho rubato.., del resto fan tutti così! C'è una misura oggettiva su cui registrare la bontà del nostro agire, ben oltre la soggettiva coscienza accomodante e manipolata dalla cultura mondana che ci circonda.
La prima verità di noi stessi è prendere coscienza del nostro peccato e pentircene. "Ho peccato contro il Signore", conclude Davide davanti al profeta. Natan è partito da quell'angolo di giustizia che Davide pretendeva nei confronti degli altri, per portarlo a riconoscere la propria ingiustizia. Viene alla mente la parola di Gesù: "Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?" (Mt 7,3). Spesso giudichiamo gli altri e non ci accorgiamo dei nostri errori. Inoltre Natan richiama l'ingratitudine nei confronti di Dio che per Davide è stato così generoso: "Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo male ai suoi occhi?" (Lett.). Si capisce l'offesa fatta a Dio solo a partire dall'esperienza del suo amore, dal debito grande che abbiamo sempre nei confronti di colui "che mi ha amato e ha consegnato se stesso in ricatto per me" (Gal 2,20).
Per un cuore che si pente, non manca il perdono di Dio. Natan glielo assicura: "Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai". Sembrava giudice quasi vendicativo questo Dio: "Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, .. prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro.." (Lett.); ma al minimo pentimento di Davide, Dio subito cambia atteggiamento. E' un pentimento tanto sincero, così profondo, questo di Davide, che è divenuto esemplare per ogni credente: "Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto. Tu gradisci la sincerità nel mio intimo. Crea in me, o Dio, un cuore puro. Un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi" (Sal 51 passim). Gesù svelerà questo cuore di Dio col dire: "Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori" (Mt 9,13).
2) Ti sono perdonati i peccati
Forse mai come nell'episodio del vangelo odierno Gesù compie un miracolo di guarigione per mostrare puntigliosamente la sua divinità: "Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te - disse al paralitico -: alzati, prendi la tua barella e va' a casa tua". Solo Dio può perdonare i peccati, pensano i farisei: "Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?". Naturalmente alludendo che proprio questo del perdonare i peccati è il "mestiere" di Dio, e quindi di Gesù: "Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il monco" (Gv 12,47). "Mestiere" e potere che Gesù ha trasmesso alla Chiesa: "Come il Padre ha mandato a me, anch'io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo. A coloro cui perdonerete i peccati, saranno perdonati" (Gv 20,21-23).
Gesù è stato conquistato dalla fede di questo paralitico e dall'azzardo dei suoi accompagnatori, pronti a scalare il tetto. Il pentimento sincero che ottiene il perdono nasce dalla fiducia e dall'amore. Gesù un giorno dichiarò per una donna peccatrice pentita: "Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha amato molto" (Lc 7,47). A Pietro che aveva tradito, Gesù chiese: "Mi ami più di costoro?" (Gv 21,15). Altro contenuto del pentimento è l'umiltà di chi sa la propria debolezza e quindi che la sua salvezza sarà non conquista propria ma alla fine solo perdono gratuito di Dio. Paolo oggi allude a questa nostra fragilità, nella missione come nella vita: "Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi" (Epist.).
Con questo tipo di pentimento (fede, amore, umiltà, coscienza della propria fragilità) diventa più facile accostarsi al sacramento della Riconciliazione: se ne sente il bisogno, anche perché la parola esplicita del ministro dà sicurezza al cuore, ben oltre i propri soggettivi sentimenti. Il sacramento è la mano "fisica" di Cristo che invera e completa ogni voglia di ritorno a lui. I segni esterni toccano il corpo (battesimo, eucaristia..) per santificare l'anima. E' pedagogia (o struttura) voluta da Cristo per raggiungere l'uomo nella sua concretezza; la Chiesa è appunto il "Corpo" che Cristo ha assunto perché la sua presenza e la sua azione siano seminate nel tempo e nello spazio, e possano toccare ogni credente.
******
Un mio saggio confessore mi ripeteva spesso che le virtù teologali non sono più tre (fede, speranza, carità), ma quattro: anche pentimento. Dio non ci vuole perfetti, ma pentiti. Il punto vero della santità sta nel ricominciare sempre da capo, dopo il perdono di Dio. Il suo perdonare è sempre un dare credito a ognuno di noi. Il vero e grave peccato è quello di chi rifiuta questa mano di Dio e dice: mi spezzo, ma non mi piego! Però: "Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili" (1Pt 5,5).
Visitate il sito www.liturgiagiovane.it ed il relativo blog, sul quale è possibile aggiungere i vostri commenti, osservazioni, suggerimenti, proposte.